LpRa, Lega e FI contro il nuovo regolamento dei servizi socio-assistenziali, discriminatorio a rovescio

Nella seduta del 30 luglio, il Consiglio comunale ha approvato, col solo voto contrario della coalizione Lista per Ravenna, Lega Nord e Forza Italia, il nuovo regolamento dei servizi socio-assistenziali dei Comuni di Ravenna, Cervia e Russi associati. Secondo l’assessore competente, Valentina Morigi, il regolamento ha lo scopo di “affermare con più efficacia i principi di equità, sostenibilità e imparzialità”.

Il provvedimento non solo non è stato votato ma viene radicalmente contestato da LpRa, LN e FI. perchè “a prescindere dal buon lavoro tecnico, riconosciuto da tutti, le ragioni forti del nostro giudizio negativo stanno nella bocciatura di quattro emendamenti correttivi presentati da Ancisi, da cui si dimostra come la nuova “legge” comunale per l’assistenza alle persone bisognose, ai poveri, ai senza casa, ai disoccupati, ai minori (affidi compresi), ai disabili, ai tossicodipendenti, agli immigrati ecc., rischi di remare contro i principi declamati”.

Per essere ammessi all’assistenza sociale il regolamento prescrive percorsi burocratici dettagliati, un reddito ISEE entro 7.500 euro, presentare documenti, ricevere visite domiciliari, essere sottoposti a valutazione del bisogno, ottenere il punteggio necessario per entrare in determinate graduatorie, passare dalle decisioni di due commissioni tecniche: una per i progetti di vita, l’altra per i contributi economici. Compresa la fissazione di un termine massimo di 30 giorni per la risposta.

Che cosa contestano LpRa, LN e FI? “Dalla poesia alla prosa il salto è tuttavia notevole. Per i casi, non meglio specificati, di urgenza o di emergenza, tutto viene totalmente bypassato, bastando un assistente sociale e un dirigente a decidere “l’erogazione dell’intervento straordinario urgente”. – si legge in una nota congiunta – Distinguere però, nella massa dei casi di povera gente, quelli urgenti o no, dovendo stringere al massimo la cinghia dei soldi disponibili, non può essere lasciato a due soli addetti, anche benemeriti, senza che i bisognosi abbiano diritto a conoscere perché la loro domanda resti al palo rispetto ad altre che ricevono risposta istantanea. Di qui l’emendamento: “Il richiedente o suo delegato ha diritto ad ottenere, in via breve, copia degli atti via via elaborati dalla gestione associata in sede di istruttoria e di accoglimento o meno della domanda”. Bocciato. I poveretti si facciano fare da un avvocato una domanda di accesso agli atti a norma di legge. Li vedranno dopo qualche mese. Trasparenza col binocolo” commentano le forze di opposizione.

“Ai bisognosi “normali” non basta compiere la via crucis, perché, una volta riconosciuto e timbrato il loro diritto all’assistenza, restano a bocca secca (o a stomaco vuoto) se “il fabbisogno di servizi, interventi, prestazioni, risulta superiore rispetto alle risorse disponibili”: cioè i soldi che la gestione associata riceve dai fondi comunali, fermi allo stesso livello da una decina di anni, benché siano esplose la crisi economica, la disoccupazione, l’immigrazione, ecc. Secondo un altro emendamento di Ancisi, l’insufficienza degli stanziamenti dovrebbe essere segnalata al Consiglio comunale, l’unico che può aumentarli. Bocciato. L’opposizione non deve sapere in che modo il sindaco e i suoi uomini e donne spandano i trecento milioni del bilancio annuale da ogni altra parte, anche non sociale” commentano sempre Lega, Lista per Ravenna e Forza Italia.

Ma c’è di più, qualcosa di “profondamente discriminatorio” dicono le tre forze chiamando in causa presunte corsie preferenziali per migranti e clandestini. Poichè “hanno diritto all’assistenza sociale dei Comuni solo i residenti nel loro territorio, ma, a Ravenna, “qualora si verifichi una indifferibile necessità sociale, interventi e prestazioni sono estese anche alle persone domiciliate o occasionalmente presenti nel territorio”. Questo significa che mentre i cittadini residenti devono seguire le complesse procedure regolamentari, venendo assistiti o no col contagocce, chiunque altro, al limite clandestino e con precedenti penali, può ricevere benefici di carattere economico (soldi, alloggio, ecc.) solamente se sono d’accordo un assistente sociale e il suo dirigente. Negli emendamenti nn. 1 e 2 di Ancisi è scritto che, per i non residenti, venga “accertato lo stato di regolare domicilio o soggiorno”, e comunque che si chieda loro, come richiesto ai residenti, una presentazione di domanda.”