Michele de Pascale: Ravenna e il Coronavirus, una città matura, in bilico fra ragione e paura

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Quando abbiamo chiesto l’intervista al Sindaco Michele de Pascale non eravamo ancora al tempo del Coronavirus. Nel senso che non c’era alcun focolaio in Italia, nessuna misura particolare era stata presa, la paura non si era impadronita di una larga fetta di cittadini e i social parlavano anche d’altro. Ora sarebbe surreale un’intervista che non cominciasse da qui. Di fronte agli eventi che sembrano travolgere un intero paese, il Sindaco cerca di percorrere una linea mediana, di buon senso, di prudenza, di grande attenzione a quanto sta accadendo, monitorando la situazione, ma senza esagerare nell’allarme. Perché in fondo non siamo in guerra. E perché alle esagerazioni e al procurato panico lavora già un sacco di altra gente. No, meglio gettare un po’ d’acqua sul fuoco. Magari un po’ di Amuchina sul Coronavirus… a trovarla. Ravenna sta reagendo con maturità, pensa il primo cittadino (magari c’è qualche corsa alla spesa di troppo, ma si può perdonare). Ed egli si accredita come una sorta di guida spirituale laica di una comunità sospesa fra la ragione e la paura.

L’INTERVISTA

Ravenna oggi, ovvero la vita al tempo del Coronavirus. Qual è la sua impressione, cioè come sta reagendo la città? Che cosa consiglia ora, in questo preciso momento, ai cittadini ravennati?

“Intanto posso dire che alle ore 12:13 del 26 febbraio 2020 non sono stati ancora riscontrati casi di pazienti Coronavirus positivi a Ravenna. La reazione dei ravennati, come sempre, è una reazione nel complesso molto seria, che mostra grande senso di responsabilità. Le misure di protezione prese sono un po’ più difficili del solito da comprendere, sono misure molto precauzionali, di cui in certi casi si fatica a capire la logica. Ciò che è stato chiuso fino al 1° marzo e ciò che resta aperto non risponde a un criterio prettamente logico ma a un criterio squisitamente precauzionale. Se si seguisse la logica, per evitare il contagio dovremmo chiudere tutto e chiuderci tutti in stanze isolate, ma è evidente che così non possiamo e non dobbiamo fare, anche perché non siamo in una fase di emergenza così grave. I ravennati, quindi, a volte mandano al Sindaco messaggi da arrabbiati, però poi si attengono abbastanza scrupolosamente alle disposizioni che sono state date.”

Come sempre l’opinione pubblica si divide. E c’è chi dice che si sta esagerando, che le misure prese sono eccessive, stanno mettendo in ginocchio il turismo e l’economia in genere. Era possibile fare diversamente? E se non si fossero prese tutte le precauzioni, che cosa si sarebbe detto?

“Nessuno può dire che avendo preso queste precauzioni qui non succederà nulla. Nessuno può dire, allo stesso modo, che se non si fossero prese precauzioni non sarebbe successo nulla. L’indice di aleatorietà in ambito di prevenzione epidemiologica è forte. Non ci sono certezze. Le misure sono state prese di concerto con i tecnici del Ministero della Salute e della Regione Emilia-Romagna che di mestiere si occupano di gestione di emergenze. Per fortuna in Italia non abbiamo tante esperienze in campo epidemiologico, nel senso che ne siamo quasi sempre rimasti al riparo. Quindi il meccanismo di prevenzione e difesa messo in campo è nuovo, non è ultra sperimentato, come nel caso di eventi come i terremoti per intenderci. Però dobbiamo avere fiducia verso i tecnici.”

Lei ha detto in Consiglio comunale che oggi più che mai dobbiamo avere fiducia nei medici e nella scienza.

“Chi più di loro sa in che direzione lavorare? Spesso la cattiva politica forza i tecnici o vuole fare di testa sua. E fa male. Per esempio, io disapprovo iniziative estemporanee prese da singoli amministratori per vietare questo o quello, quando cioè assumono misure drastiche senza ragioni specifiche. Questo rischia di creare un effetto domino, per cui i cittadini non ci capiscono nulla: così chi non prende queste misure passa per irresponsabile, chi le prende invece passa per catastrofista.”

Cosa succederà dopo questa prima settimana di misure di emergenza, cioè dopo il 1° marzo? Intendo per le scuole, i teatri, i musei, i cinema e così via…

“A Ravenna ora non ci sono casi. In tutte le province dell’Emilia-Romagna confinanti con Ravenna non ci sono casi. Né a Bologna, né a Forlì-Cesena, né a Ferrara. L’unica provincia confinante con noi che presenta casi è quella di Firenze, però in qualche modo ci fa da scudo l’Appennino. Se dovesse continuare nei prossimi giorni questa situazione credo che Ravenna potrebbe slittare fra le province in cui è possibile adottare misure precauzionali meno drastiche di quelle attuali. Viceversa, se la situazione cambiasse, le misure prese potrebbero continuare o addirittura essere inasprite. Io sono per un atteggiamento prudente, senza farsi prendere dal panico. Sapendo che se anche prendiamo mille misure questo non ci mette al riparo completamente. Dopo questa prima fase, in cui abbiamo preso certe misure per bloccare la diffusione del virus, in attesa di capire come evolveva la situazione, credo ora si possa ragionare con più calma sul da farsi.”

coronavirus

Sì, sarò più diretto: cosa dobbiamo aspettarci il 2 marzo? Scuole aperte o chiuse? Musei aperti o chiusi?

“Non come Sindaco di Ravenna, ma come Presidente dell’UPI, faccio parte della cabina di regia nazionale istituita presso il Governo. Sia io che il Presidente dell’Anci De Caro abbiamo chiesto che le decisioni siano prese in maniera unitaria e centralizzata. Domani o dopodomani al più tardi si valuterà la situazione e si valuteranno le misure da prendere nei vari territori per i giorni successivi al 1° marzo. Quindi ci sarà questa risposta che lei attendeva da me e che ora non posso darle. Noi abbiamo auspicato una riflessione non di carattere regionale ma provinciale.”

Cioè differenziare gli interventi provincia per provincia.

“Sì, ma sempre in un quadro unitario. Per esempio, se c’è un caso a Rimini magari anche Pesaro dovrà allertarsi. Ma non ha senso prendere le stesse misure nelle Marche a Pesaro come ad Ascoli. Stessa cosa vale per l’Emilia-Romagna. Se quasi tutti i casi della nostra regione sono concentrati fra Piacenza e Parma perché a contatto con Lodi, forse bisogna differenziare fra le misure da adottare là e quella da adottare a Ravenna. Non c’è peggior ingiustizia che trattare da uguali i diseguali… quindi per me, dopo la prima fase, occorre razionalmente affrontare la situazione e le misure da adottare territorio per territorio. In ogni caso, le misure di prevenzione che tutti dobbiamo adottare, già diffuse – il famoso decalogo da seguire ovunque, in tutta Italia, dal lavarsi le mani allo starnutire coprendosi con il braccio – sono misure molto efficaci. Contano molto di più della chiusura delle scuole, per intenderci. Queste misure precauzionali vengono per prime, poi tutte le altre.”

È la prima grande emergenza sanitaria che affrontiamo al tempo dei social: quanto è difficile far prevalere la razionalità, ascoltare il mondo medico, far prevalere la competenza sull’emotività, sulla paura, su chi diffonde fake news e pericolose sciocchezze?

“È molto difficile. Soprattutto laddove ci sono comportamenti non corretti da parte di chi ricopre funzioni istituzionali. Perché se qui si adotta una misura x e nel comune a fianco al mio una misura y poi il cittadino non capisce più nulla. Quindi la prima cosa è la coesione delle istituzioni: in questo senso non stiamo dando uno spettacolo eccezionale.”

Poteva anche andare peggio.

“Sì, certo. Però c’è una cabina di regia nazionale e lì si devono prendere le decisioni. L’anarchia non serve. Fatte salve misure di estrema urgenza, come nel caso di San Clemente di Rimini, dove il Sindaco ovviamente ha deciso subito di chiudere il bar il cui titolare è risultato positivo al Coronavirus. Ma le scelte fondamentali vanno centralizzate. L’altra cosa è fare in modo che la comunità scientifica sia protagonista. Noi abbiamo bisogno che medici e scienziati siano in campo per la corretta informazione alle persone e per guidare l’azione delle istituzioni. La politica deve inchinarsi alle ragioni della scienza in questi casi e deve sostenerle.”

Molti sostengono che peggio del virus c’è solo la paura, la psicosi, il panico da virus… è d’accordo?

“Siamo fra Scilla e Cariddi. Nel senso che il virus non va sottovalutato, allo stesso modo in cui medici e virologi ci dicono che non va sottovalutata l’influenza stagionale.”

Che ogni anni fa fino a circa 10.000 morti in Italia, fra cause dirette e indirette.

“E che potrebbero diventare solo 5.000 casi se ci si vaccinasse tutti e se prendessimo tutti maggiori precauzioni. Purtroppo non lo facciamo. Per cui si va da un eccesso all’altro. Da una parte sottovalutiamo l’influenza stagionale, perché pensiamo di conoscerla, dall’altra sopravvalutiamo probabilmente il Coronavirus perché non lo conosciamo. In realtà nel mezzo sta la risposta giusta. Dovremmo preoccuparci un po’ di più dell’influenza stagionale e delle sue conseguenze per una certa parte della popolazione. E un po’ meno del Coronavirus che ha effetti appena un po’ più gravi dell’influenza stagionale soprattutto fra i pazienti più anziani e con gravi patologie.”

Da un virus all’altro. Parliamo della vicenda delle svastiche e degli sfregi ai monumenti ai combattenti e ai partigiani. Due episodi in pochi giorni a Ravenna. Che succede? È un attacco provocatorio alla sensibilità democratica e antifascista di Ravenna?

“Intanto voglio sottolineare la gravità assoluta di questi episodi. In un caso hanno sfregiato un monumento ai caduti dell’Esercito italiano e nell’altro caso un monumento ai caduti partigiani, con messaggi intimidatori nei confronti del Presidente dell’Anpi. Siamo al neonazismo. Non alla semplice apologia del fascismo, di chi dice che Mussolini ha fatto le bonifiche o faceva arrivare i treni in orario. Siamo alla celebrazione dell’ideologia più nefasta e tragica del Novecento. Per questo è stata mia premura reagire subito, far vedere che le istituzioni reagivano in maniera pronta, i monumenti sono stati immediatamente ripuliti. Il secondo tema è porsi il problema del clima in cui queste azioni nascono.”

Già il clima. Come si reagisce a un clima che lascia spazio a queste recrudescenze fasciste e naziste?

“Il fatto è che c’è un clima politico generale, un humus nel quale certi gruppi crescono e si sentono autorizzati ad agire. Così come sono preoccupanti anche gesti singoli di chi si rifà al fascismo o al nazismo magari senza nessuna idea di cosa siano stati fascismo e nazismo. La condanna deve essere ferma. Noi avremmo fatto la riunione congiunta di Consiglio comunale e Consiglio provinciale senza questa vicenda del Coronavirus e avremmo dato – ne sono certo – una risposta forte e unitaria. Vedo però che in giro ci sono anche atteggiamenti di minimizzazione di questi fenomeni ed è proprio di questo che certi gruppi o individui approfittano. Quindi io invito tutti a non minimizzare e ad alzare la guardia.”

sfregio monumento Caduti Ponte degli Allocchi Ravenna e Sacrario Caduti Brigata Cremona Camerlona

Cosa pensa della frase del consigliere comunale della Lega Rolando che ha definito lo sfregio al Monumento di Ponte dei Martiri “scarabocchi di dementi fatti su dei monumenti rossi”?

“Sono d’accordo sui dementi. Sui monumenti rossi penso invece che siamo in presenza di una grave ignoranza e non conoscenza della storia. Peraltro la Brigata Cremona sfregiata a Camerlona era costituita da combattenti cattolici, che seguivano le indicazioni di Benigno Zaccagnini.”

Ancora a proposito di virus, sempre Rolando ha usato parole assurde in un dibattito sulla teoria gender e lei insieme a Ouidad Bakkali ha fermamente stigmatizzato l’uso di parole che fomentano atteggiamenti discriminatori. Anche qui, qual è la misura? Che fare di fronte a omofobia e posizioni oltranziste usate contro chi chiede libertà e diritti per tutti gli orientamenti sessuali e per ogni differenza di genere?

“Io ho trovato quelle affermazioni di una gravità inaudita, soprattutto perché in qualche modo erano rivolte a una ragazzina di 13 anni che non ha strumenti per difendersi. L’accanimento sulla vicenda di un minore, così delicata, è assurda e anche le scuse mi sono sembrate fuori luogo.”

Le abbiamo definite la pezza peggio del buco.

“Assolutamente, condivido. A tutti può capitare di usare espressioni inappropriate o sbagliate, ma in questo caso si tratta di parole che sottendono una forma di pensiero, non è una frase uscita dal senno. È un pensiero che vuole definire come patologico ciò che patologico non è. È un tentativo antico di ghettizzare l’identità di genere e i comportamenti sessuali delle persone affibbiandogli aspetti patologici che non esistono. E visto che su questi temi delle libertà e della diffusione della cultura di genere come Comune siamo molto impegnati mi è sembrato giusto intervenire.”

In casa Lega sia Gardin che Pini hanno preso le distanze da Rolando. Qualcuno ne ha chiesto le dimissioni. Lei che ne pensa?

“Io non ho chiesto le dimissioni perché il Sindaco non è la figura che può chiedere le dimissioni di un consigliere comunale per un ovvio motivo di rispetto verso i cittadini che hanno votato e hanno eletto i loro rappresentanti. Fossi stato il segretario di un partito forse avrei detto qualcosa di diverso e le avrei chieste. Questa vicenda denota anche che esistono due Leghe. Nessuna delle due mi appartiene, ma sono diverse. Anche in Consiglio comunale abbiamo la Lega Nord e abbiamo la Lega Salvini Premier. La prima è pienamente dentro i confini democratici, sta dentro un quadro costituzionale, ha istanze federaliste, ed è una Lega con cui riesco a confrontami. E poi c’è l’altra Lega, la Lega lepenista e di estrema destra, che ha ampiamente scavalcato a destra la Meloni.”

Ultimo argomento. Fra poco più di 12 mesi a Ravenna si vota per il Sindaco. Dopo l’esperienza vittoriosa di Bonaccini in Regione, lei farà come lui? Come ha intenzione di muoversi?

“Ognuno ha le sue caratteristiche e la sua personalità, così come le elezioni comunali sono diverse da quelle regionali. Io ho i miei valori e la mia appartenenza politica, tutti li conoscono. La mia campagna elettorale sarà su obiettivi, progetti e visione per la Ravenna del futuro. Quindi lavoro, salute, ambiente, educazione, cultura.”

Il tema sarà alleanze larghe come in Regione. Ma ci sarà la lista civica per de Pascale, sganciata dal Pd, come ha in qualche modo già annunciato, se non abbiamo capito male?

“L’ho già detto più volte. E lo ribadisco. Sarà una lista civica a tutto tondo, al 100 per 100.”

Non sarà una lista civica camuffata?

“Non ci saranno rappresentanti delle forze politiche, a differenza di quella di Bonaccini, ma solo esponenti della società civile. Chiederò a ogni forza politica di presentarsi con la propria lista e il proprio simbolo. Con la mia lista cercherò invece di offrire a cittadini e cittadine di Ravenna che si riconoscono in alcuni valori e idee ma non in una forza politica di essere protagonisti. Non è un dato elettorale. Il tema per me è coinvolgere nel dibattito pubblico e nella gestione della cosa pubblica persone che oggi ne sono escluse. Uno strumento per costruire anche un pezzo di nuova classe dirigente, per allargare la platea, per fare in modo che non intervengano sempre i soliti noti.”

Qual è il suo bilancio ormai quasi a quattro quinti del suo primo mandato?

“Be’ non posso non vedere il bicchiere mezzo pieno. E questa è la percezione che ho nel mio dialogo continuo con la città e i cittadini. Se mi accorgessi che il giudizio non è positivo non sarei disponibile a ricandidarmi per un secondo mandato.”

Ma è proprio sicuro? Sa, per molti mesi è circolata voce che lei fosse più interessato a Roma che a Ravenna.

“Spero ci siano le elezioni politiche a breve così sarà chiaro finalmente che così non è (ride, ndr). Se uno vuole sapere il mio desiderio e il ruolo in cui io ritengo di essere utile, rispondo che è quello di completare il lavoro che ho iniziato da Sindaco, con un secondo mandato. Per cui se c’è il consenso intorno alla mia persona io non mi tiro indietro. Perché questa è un’amministrazione che non ha fatto tutto bene ma è un’amministrazione seria a cui i ravennati si rivolgono per avere risposte ai loro problemi. Inoltre in questi anni abbiamo sbloccato tanti investimenti e quindi sarebbe un errore strategico fermarsi adesso.”

In conclusione le chiedo un pensiero per Fabrizio Matteucci, dopo questo moto di emozione cittadino collettivo, importante per la memoria di Matteucci, per la famiglia, per l’istituzione Comune.

“A me è piaciuta molto questa reazione, perché è stata vera.”

A volte prevale l’ipocrisia istituzionale.

“In questo caso non l’ho vista. Anche chi si opponeva a Fabrizio Matteucci si è proprio visto che distingueva l’uomo dall’avversario, e gli ha riconosciuto una grande onestà intellettuale, perché le cose che ha fatto, Fabrizio le ha fatte con la grande convinzione di farle per il bene di Ravenna e dei ravennati. Io questo l’ho vissuto nel passaggio di consegne. Difficilmente ho visto una persona passare il testimone con la stessa generosità. Non mi ha mai fatto mancare le sue opinioni, i suoi suggerimenti, e anche quando abbiamo assunto decisioni diverse da quelle che lui aveva pensato non ha mai fatto mancare il suo appoggio a me e all’istituzione Comune. È stato un grande Sindaco e un grande ex Sindaco, come ho detto l’altro giorno in Consiglio comunale.”

Fabrizio Matteucci

 

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Commenti

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  1. Scritto da alan

    Alla fine sara’ una mattanza di piccole aziende ed imprese individuali legate alla ristorazione turismo intrattenimento.
    brutto affare.