Vasco Errani (LeU): è cambiato il mondo, cambiamo la sinistra. Serve visione su vaccini, beni comuni, lavoro, uguaglianza, ambiente, comunità

Nei giorni della crisi del Pd innescata dalle dimissioni di Nicola Zingaretti, a sinistra in molti hanno parlato della necessità di costruire qualcosa di nuovo. Elly Schlein ha parlato di un progetto “pirata” e le sue parole sono state riprese da Vasco Errani. Espressioni non diverse ha usato lo stesso Pierluigi Bersani. Abbiamo chiesto quindi al Senatore ravennate Vasco Errani di spiegare meglio che cosa ha in testa la sinistra a sinistra del Pd, che cosa sarebbe questa nuova “cosa rossa” o il “campo largo progressista” di cui si sta parlando. In questa lunga intervista Errani non si sottrae e argomenta come sa fare lui, allargando il campo della riflessione a molti temi, e richiamando soprattutto un’esigenza fondamentale: la sinistra ha bisogno di ritrovare una sua visione del mondo, una cultura politica che faccia i conti con la modernità ma senza abiurare sui principi fondamentali dell’uguaglianza, della giustizia sociale, della solidarietà. Un vasto programma, insomma. D’altronde, se non aggredirà questi temi, la sinistra rischia di continuare inesorabilmente a parlare solo di correnti e gruppi dirigenti, di capigruppo e liste e candidati. E così facendo, continuerà a smarrirsi e a perdere il contatto con il popolo. Dunque, la sua ragion d’essere.

L’INTERVISTA

Senatore Errani, qualche settimana fa Elly Schlein, Vice Presidente dell’Emilia-Romagna, ha lanciato l’idea di un progetto pirata a sinistra, che dovrebbe rompere gli schemi e le rigidità attuali, per arrivare a una ricomposizione e a un allargamento del campo progressista. Anche lei ne ha parlato in una recente intervista. Può spiegare meglio di cosa si tratta?

“L’idea nasce dalla stessa esperienza di Coraggiosa (Emilia-Romagna Coraggiosa in prima battuta, cui hanno dato seguito altre città come Faenza e ora Ravenna, ndr) che non è un partitino né semplicemente una lista. Il punto di partenza è questo: oggi il campo del centrosinistra è assolutamente inadeguato, come si è visto con la crisi del Governo Conte e con il fallimento del suo tentativo di formare un nuovo governo. È inadeguato a dare risposte all’altezza delle esigenze che abbiamo di fronte, perché in questi anni è cambiato tutto, a partire dal sistema produttivo. Abbiamo la crisi climatica. Con la pandemia è diventato assolutamente centrale il tema dei beni pubblici. Le forze del centrosinistra così come sono oggi non sono in grado di essere protagoniste e di governare questo grande processo di cambiamento.”

Ma in cosa consiste questa inadeguatezza, esattamente? 

“Dobbiamo uscire dalle gabbie in cui si trova il centrosinistra per costruire una nuova cultura politica, capace di rispondere ai problemi posti dal grande cambiamento che stiamo vivendo. Il nostro problema non è ciò che ci sta alle spalle, ma ciò che abbiamo davanti. Non ha più senso stare lì a discutere delle ragioni delle distinzioni fra noi e gli altri. Non è un caso che con il Governo Draghi si sia avviato un processo di ristrutturazione politica che era già evidente da prima. Penso ai cambiamenti in atto nel M5S e al ruolo che sta per assumere Conte. Penso a quanto sta accadendo nel Pd e a Letta che pone il tema delle alleanze, uscendo dalla confort zone astratta della teoria del partito a vocazione maggioritaria, che peraltro può prestarsi a tante interpretazioni.”

Cosa vuol dire uscire dalle gabbie?

“Vuol dire andare al di là delle poltrone o sedie su cui ognuno di noi è seduto oggi. Dato che LeU, Pd e Cinque Stelle hanno l’obiettivo di costruire un’alleanza di centrosinistra per governare questo paese, non cominciamo da schieramenti e apparati ma dai contenuti. Discutiamo dei temi veri e mettiamo da parte le appartenenze e le bandierine.”

Mi par di capire che per lei questa inadeguatezza quindi non è tanto organizzativa quanto piuttosto culturale. Non è adeguata la risposta politica del centrosinistra alle sfide del cambiamento, è così?

“Sì, questo è il punto. Cominciamo a dire cosa significa per noi transizione ecologica in relazione al tema economia e lavoro. Cosa significa porre la grande questione dell’uguaglianza di genere fra uomini e donne e cosa facciamo in concreto. Cosa facciamo sul nuovo welfare e sulla sanità, dopo le prove durissime di questa pandemia, con tutte le fragilità che sono venute a galla. Cosa pensiamo dei beni comuni. Faccio l’esempio dei vaccini. La disponibilità dei vaccini e dei farmaci salvavita è strategica non solo per l’oggi ma per i prossimi anni. Possiamo pensare che vaccini e salvavita siano lasciati in mano semplicemente a Big Pharma e al mercato? L’esperienza della pandemia ci ha dimostrato che non si può e non si deve fare. Bisogna ripensare tutto: finanziare la ricerca, riconoscere il valore aggiunto di chi la fa, ma rimettere in discussione i brevetti e far sì che il vaccino sia un bene comune universale.”

Altrimenti il vaccino resta appannaggio dei paesi ricchi e di chi paga di più e chi non se lo può permettere non si vaccina. Ma questo problema ci ritornerà indietro, se non vaccineremo tutti, anche gli altri.

“Esattamente. Se noi non vacciniamo tutti non abbiamo risolto il problema. Perché ci saranno nuove varianti, che arriveranno da fuori e saremo da capo. Questo dei vaccini è solo un esempio. Voglio dire che dobbiamo ragionare di contenuti. E su questi serve un confronto aperto fra le forze in campo ma soprattutto con la società, con le associazioni e i gruppi, con tutti coloro che sono interessati a costruire una visione nuova di paese. Nella discussione di oggi io mi sento stretto in posizioni già definite, che in verità non lo sono. Se facessimo seriamente questa discussione a tutto campo, aperta, incontreremmo delle trasversalità e molte nuove potenzialità. E non conta più quello che è stato fra Pd e Articolo 1 e LeU e le correnti o quello che era il M5S prima. Basta guardare indietro, dobbiamo guardare avanti. Bisogna dire dove vogliamo andare. La destra, per quanto a volte rozza e semplificata, una sua visione ce l’ha. La nostra non si capisce. Questo è lo sforzo che dobbiamo fare ora.”

Vasco Errani

Parliamo del Pd. Ha subito 3 scissioni o uscite in 3 anni. Prima voi di Articolo 1, poi Azione di Calenda e poi Italia Viva di Renzi. Ovviamente si tratta di cose molto diverse fra loro, ma denotano comunque tutte un male oscuro del Pd e della stessa sinistra: la vostra incapacità di stare insieme fra diversi. Quindi un tema è quello della cultura politica che lei ha posto. Ma c’è anche quest’altro tema: come tenere insieme un campo largo progressista fatto di forze diverse, cosa che finora non è mai riuscita. Qual è la formula magica?

“Non c’è, non è pronta all’uso. È una strada da costruire insieme. Io sono convinto che la debolezza oggi dei partiti e dell’organizzazione politica produca un sistema completamente autoreferenziale. Quando un’organizzazione non sa dove andare, alla fine tende a chiudersi in se stessa. E paradossalmente chi ti è più vicino diventa un avversario, perché ti contende i consensi e lo spazio vitale. È proprio qui che bisogna rompere gli schemi. Faccio un esempio, così mi spiego meglio. Che senso ha parlare di flessibilità del lavoro rispetto al fatto che noi siamo di fronte alla più gigantesca scomposizione del lavoro dopo la prima rivoluzione industriale, fino al punto che c’è il tempo di lavoro scandito da un algoritmo, come ci dice la vicenda Amazon. Il punto vero è come costruiamo in termini moderni una ricomposizione del lavoro.”

Come possiamo farla? E perché serve?

“Dobbiamo chiederci sulla base di quali principi e diritti fondamentali e sulla base di quali azioni e legislazioni italiane ed europee possiamo agire per andare incontro a questa esigenza, che nel mondo del lavoro è molto sentita. Serve per dare più forza e dignità a chi lavora. Ma questa cosa serve anche al mondo produttivo, per far fare un salto di qualità sul tanto decantato tema del capitale umano. Per esempio, in Europa è aperta la discussione su un nuovo statuto dei diritti del lavoro che stabilisca una base comune di diritti fondamentali a prescindere che uno sia lavoratore a tempo determinato, a tempo indeterminato, o partita iva. Pongo un altro tema. Perfino negli Stati Uniti si discute apertamente di crisi del capitalismo, che si è manifestata in tutta la sua ampiezza con la crisi del 2008 e ora con la pandemia. Si sta parlando di nuove forme di organizzazione produttiva. Letta nel suo discorso ha parlato di sistemi partecipativi. Anch’io da diversi anni sostengo questa cosa.”

Lei intende la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali.

“Certamente. È un’evoluzione del modello tedesco, che da noi non ha mai preso piede. Perciò dico che bisogna cominciare a ragionare su cose che fino ad oggi erano fuori dal nostro orizzonte e su cui non ci siamo mai neppure divisi.”

Invece la sinistra si è divisa sulle bandiere, per esempio l’articolo 18.

“È così. Dobbiamo provare a misurarci su questi temi nuovi, concreti. Se lo facciamo vedremo che rispetto agli assetti attuali ci saranno scomposizioni e ricomposizioni. Che cosa diciamo sulla rappresentanza sindacale, sull’intelligenza artificiale, sul welfare? Noi centrosinistra possiamo essere la forza che parla di bonus e solo di quelli? Secondo me no. Noi dobbiamo ripensare al welfare e a una nuova gamba che si chiama economia sociale, su cui potrebbe rilanciarsi un’idea di comunità in questo paese. Se discutiamo di queste cose, poi, per tornare alla domanda di prima, riusciremo a capire anche come stare insieme fra diversi.”

È davvero possibile per una sinistra che vuole governare un paese moderno tenere insieme le ragioni del capitale e delle imprese da una parte e quelle del lavoro e della classe operaia dall’altra? E come?

“Certamente. E qui si vede la differenza fra la destra e la sinistra. Lo possiamo fare se pensiamo al valore sociale dell’impresa e del lavoro, dentro un’idea di comunità. Penso per esempio all’enciclica Fratelli tutti del Papa. Abbiamo un destino comune e nessuno si salva da solo: è questa la consapevolezza. Dunque, va redistribuito non solo il reddito ma anche il valore aggiunto in relazione agli obiettivi comunitari della società. Ci sono scuole di pensiero che vanno in questa direzione e che la pandemia ha accentuato. Faccio l’esempio della mascherine. Un anno fa scoppia l’emergenza sanitaria e la questione delle mascherine diventa un problema drammatico, perché le mascherine non si trovano. Nella divisione internazionale del lavoro, le mascherine le facciamo produrre in Asia, perché è una produzione a basso valore aggiunto. Questa logica del mercato estremizzata, se non riusciamo a correggerla, porta a mettere in discussione perfino l’autonomia dei paesi. Quindi occorrono politiche economiche, industriali e sociali integrate in un nuovo equilibrio. Con un ruolo diverso dello stato. L’idea classica liberista del laissez faire abbiamo scoperto che non risolve i problemi ma li aggrava.”

Sta accadendo anche con i vaccini, perché un continente intero come l’Europa non li ha e deve sottostare alla contrattazione con Big Pharma.

“Certo. Infatti, come dicevo prima, occorre cambiare radicalmente il rapporto con Big Pharma e il rapporto fra ricerca, produzione e diritto universale a quei farmaci.”

Lei parlava di crisi del capitalismo. E sembra echeggiare la critica marxiana di fine ottocento. Ma se guardiamo bene, in questi primi 20 anni dei duemila, abbiamo vissuto praticamente 12 anni di crisi: prima la grande crisi economica del 2008 mai terminata e poi la crisi sanitaria. In questi anni di crisi sono cresciute le disuguaglianze, sono calati i diritti del lavoro e i posti di lavoro, sono aumentati i fenomeni di disgregazione sociale e di abbandono… terreno di impegno della sinistra, su cui sta lavorando invece molto la destra sovranista e populista. Per voi è un problema grande come una casa.

“Di crisi della forma attuale del capitalismo ne parlano apertamente negli Usa. Solo in Italia se uno dice le cose come stanno rischia di essere classificato secondo gli schemi del novecento. Purtroppo è proprio questa la gabbia da cui dobbiamo uscire, è il salto culturale che dobbiamo fare. Per stare alla domanda, però, non c’è dubbio che proprio la mancanza di una visione e di una cultura politica ha lasciato i più deboli alla risposta più immediata: la paura, la chiusura, il sovranismo, il populismo. È paradossale, perché il sovranismo, per esempio, non solo non risolve ma acuisce i problemi, basta pensare a tutta la questione dei vaccini o dei dispositivi medici. Ma su questo punto la sinistra ha subito una sconfitta storica che bisogna riconoscere, a fronte della globalizzazione che ha cambiato i termini della divisione internazionale del lavoro, degli scambi, dell’organizzazione stessa del lavoro. La sinistra europea si è trovata in crisi rispetto al suo impianto classico basato sulla redistribuzione del reddito e sul welfare. I processi economici si sono spostati enormemente dalla produzione alla finanza, sono diventati senza confini e hanno tempi rapidissimi che mettono in crisi qualsiasi decisione politica.”

A cavallo fra novecento e anni duemila la sinistra ha preso una vera e propria sbandata per questa globalizzazione liberista. Non è così?

“È stata assolutamente attraversata. Infatti, per ripartire, bisogna rileggere la realtà, capirla, fare tesoro delle esperienze e degli errori. Piketty ha scritto cose estremamente importanti sul capitalismo attuale e sulla crescita esponenziale delle disuguaglianze. E Piketty ci dice che questa disuguaglianza si gioca tutta sulla tassazione e sul principio di progressività oltre che sul concetto di patrimonio. Vogliamo cominciare a parlarne? Cosa significa allora davvero progressività delle imposte, anche per i 4 – 5 grandi gruppi internazionali che controllano una consistente fetta delle ricchezze del pianeta ma sfuggono quasi a ogni forma di tassazione? Biden per far uscire gli Usa dalla crisi economica ha fatto un piano da 1.900 miliardi di dollari di investimenti e sui giornali americani si parla di misure di stampo socialista. Di cosa parliamo?”

Uno dei temi centrali della sinistra moderna, dunque, non può non essere quello della giustizia sociale e della lotta alla disuguaglianza. Eppure la sinistra ne parla così poco.

“Sono d’accordissimo. Noi dobbiamo rimettere al centro la grande questione dell’equità e dell’uguaglianza. Io userei proprio questa parola. Declinando questo principio e facendolo incontrare con le grandi questioni che abbiamo di fronte: la crisi del clima, la transizione ecologica, la parità di genere. Trovando risposte nuove. Noi dobbiamo ridare un senso alla comunità, allo stare insieme. Oggi la destra entra come nel burro nelle crisi sociali, perché c’è una perdita di senso della comunità. Le persone sono disposte a farsi carico di un problema perché oggi possiamo stare meglio tutti e domani anche il figlio possa stare meglio? Se si perde questa prospettiva, allora ogni persona difende con le unghie e con i denti quello che ha qui e ora. Si chiude. E tutto quello che si muove là fuori, se non lo capisce, diventa una minaccia.”

E così si scatena la guerra fra poveri, quelli che stanno sotto contro quelli che stanno ancora più sotto. Sulla quale sovranisti e populisti lavorano, sempre alla ricerca di un capro espiatorio.

“Esatto. Allora bisogna costruire una nuova idea di comunità e di socialità. Il come stare insieme nella stessa casa comune.”

Errani Bersani

Anche lei come Bersani dice io non torno nel Pd, ma mi metto a disposizione per un nuovo progetto che ci veda impegnati tutti? 

“Voglio essere molto chiaro. Rimettere insieme i vecchi gruppi dirigenti non ha senso. Non servirebbe a nulla. Si apra questa discussione per davvero, con generosità e disinteresse, – e sottolineo questa parola che dovrebbe caratterizzare la nuova cultura politica del centrosinistra – allora sono pronto, ci sto, do il mio contributo. Il problema non è “accasarci”, il problema è costruire un percorso nuovo. Come avverrà, non lo so. Ma se non ci mettiamo in cammino staremo sempre fermi dove siamo ora.”

Intanto adesso c’è il Governo Draghi. Come giudica questa fase politica che si è aperta, che ha rimesso in gioco la Lega e Forza Italia, lasciando all’opposizione praticamente solo Fratelli d’Italia? Sembra che la destra con Draghi sia più a suo agio della sinistra e dei Cinque Stelle…

“Io la vedo così. Mi sembra che Draghi sulla pandemia tenga la linea del governo precedente. Salvini dice che è impossibile pensare a chiusure anche dopo Pasqua e Draghi risponde, giustamente, che saranno i dati a stabilire se si apre o si chiude. Per dire che, al di là della propaganda della Lega, non siamo di fronte a uno stravolgimento della politica seguita dal Governo Conte. Lo stesso Decreto Sostegni era già stato delineato e avevamo già detto tutti che i ristori si davano sulla base del mancato fatturato, superando i codici Ateco. Quando invece andremo a discutere di riforma fiscale, lì ci troveremo di fronte a due impostazioni molte diverse fra noi che vogliamo la progressività e l’equità e la Lega che chiede la flat tax: allora bisognerà fare una vera battaglia politica. In Parlamento io presenterò un emendamento per togliere il condono, e apprezzo che Draghi lo abbia chiamato con il suo nome. Ma sempre un condono è, seppur limitato, e secondo me va tolto. Perché è un messaggio sbagliato al paese rispetto a ciò che dobbiamo fare. Per cui nel governo e nel paese non si elimina affatto la dialettica e la battaglia politica destra-sinistra. Poi spero che Draghi sia in grado di fare sintesi che rappresentino un passo in avanti per l’Italia.”

Anche nella nostra città si è costituita Ravenna Coraggiosa sull’onda dell’esperienza di Bologna e di Faenza. Che operazione vuole essere e che tipo di consenso vi aspettate?

“Apprezzo il lavoro che stanno facendo a Ravenna. Ho visto una nutrita presenza di giovani che si sono messi in gioco. Dobbiamo fare uno sforzo per allargare il più possibile il campo di questa esperienza, affinché sia in grado di raccogliere il contributo di tante espressioni della società ravennate che ancora non trovano diretta rappresentanza politica. Ravenna Coraggiosa deve dare rappresentanza a queste voci, rendendole protagoniste. Io rispetto a tutto questo faccio due passi indietro, perché è giusto che emergano forze nuove. Personalmente do un giudizio positivo sulla Giunta di Ravenna e sul lavoro del Sindaco Michele de Pascale. Ma è chiaro che c’è la necessità di fare innovazione in tutti i campi e Coraggiosa può dare la spinta giusta per il cambiamento, perché non è zavorrata e non ha pesi da portare. Sono convinto che Ravenna Coraggiosa farà un bel percorso.”

Vasco Errani

Commenti

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  1. Scritto da sentinella

    Errani parla bene ma il suo partito ha espresso l’assessore al bilancio e quello all’ambiente e cosa hanno fatto negli ultimi 5 anni? un bilancio che dipende dagli introiti delle trivelle e uno scempio ambientale imbarazzante. Tutto quello che inquina e’ piaciuto a questa giunta e l’assessore all’ambiente si e’ rivelato inesistente

  2. Scritto da obezio

    Nuovo percorso, nuova identità, nuova socialità…ma che vuol dire? Io vedo una classe dirigente fallita senza vedute. E poi basta con queste riflessioni, di cui sono tutti d’accordo, ma ci vogliono progetti concreti. E questi non li avremo mai, spero in un riassetto dei 5S, in fondo è stata la forza politica che qualche riforma l’ha fatta. E che tutti vorrebbero cancellare: reddito di cittadinanza e cancellazione della prescrizione. Senza contare poi del taglio dei vitalizi e del numero dei parlamentari.

  3. Scritto da Lucio

    Se come lista elettorale, Liberi e Uguali o chi per essa ottiene risultati tra il 2 ed il 3 % scarsi, forse gli elettori avranno ben capito l’antifona. Sbaglio…?

  4. Scritto da Renata Pezzi

    Cambia il mondo….. cambia la sinistra…… se lo dice Lei sig. Errani che fa politica da oltre quarant’anni ci crediamo.
    Renata

  5. Scritto da aldo

    Errani ha parlato molto bene con criterio e lungimiranza. Vedremo l’evolversi della situazione.

  6. Scritto da batti

    cosa vuoi lucio, noi siamo un popolo così, giorni fa parlando una persona si lamentava del sistema sanitario, poi concluse sperava sul condono. mi sa che vota un partito che il 2% lo supera, farà certamente un vaccino a sbaffo. un motivo ci sarà certamente

  7. Scritto da Massimo

    Caro Errani, sono quarant’anni che dall’opposizione sento gli stessi proclami, poi quando sono al Governo non cambia nulla, siamo stanchi delle solite chiacchere a vuoto! qualcosa di concreto, anche piccolo ma a favore delle classi più deboli darebbe un minimo di fiducia.

  8. Scritto da Sabrina

    Tutti i politici parlano come fossero sulla Luna. Noi qua invece vediamo tasse da pagare con puntualità Svizzera, chiusure forzate di tante attività e crisi economica.
    Credo che i due mondi (quello dei politici ed il nostro) siano troppo distanti..

  9. Scritto da Riccardo

    È da anni che quelli della sinistra, così amano farsi chiamare, dicono che loro devono cambiare, ma quand’è che lo faranno veramente? Intanto sono sempre i soliti nomi. La loro fortuna è che la destra continua a non candidare gente presentabile, c’è come l’impressione che voglia rimanere all’opposizione

  10. Scritto da batti

    adeguarsi ai tempi è doveroso, senza perdere la bussola, siamo partiti nel primo dopo guerra da regione povera e quì di piu. nel tempo i governi locali ( compreso il suo) che si sono susseguiti ci hanno portato ad essere tra le piu ricche, tra le meglio organizzate ( vedi pandemia)il cambiamento deve essere nella stessa rotta migliorare la qualità della vita di TUTTI. cisi possiamo continuare a chiamaci di sinistra. e non perdersi con dei bamboccioni tipo renzi e salvini, CHE NON SANNO NEPPURE COSè LA DESTRA E LA SINISTRA

  11. Scritto da Luca

    Come è quel detto di Montanelli che afferma che la sinistra ama così tanto i poveri che quando governa lei li aumenta di numero ?

  12. Scritto da ,Gardella davide

    Bravo Errani era tempo che non ascoltavo con interesse le idee di un politico che fin dagli anni di presidente della Regione non ha fatto , essendo nella condizione per farlo, una nuova politica , proviamo a dargli credito, una ” nuova formazione di sinistra in grado su progetti concreti che nell’intervista ha evidenziato, è essenziale per il paese; al di là delle polemiche sterili è l’ora di rimboccarsi le maniche per dare al paese una speranza.

  13. Scritto da batti

    perchè davide dici che non ha fatto? se siamo tra le regioni piu organizzate ora non è caduto dal cielo ,è merito anche della gestione ERRANI come le altre , qui non serve sperare ma continuare sulla stessa direzione

  14. Scritto da ,Gardella davide

    Mr Batti, se pensi alla politica regionale della sanità, non mi sembra che ci sia da continuare nello stesso modo, potremmo discutere di tante altre problematiche, ma rimbocchiamoci le mani e avanti senza polemiche, Davide

  15. Scritto da batti

    sicuramente si mr GARDELA,, è dovberoso continuare per migliorare, se il cambiamento è la lombardia, mi converto al conservatorismo