Lista per Ravenna interviene sulla vicenda della talpa in Comune: noi non c’entriamo, cercate altrove

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Ha fatto scalpore, soprattutto all’interno del Comune di Ravenna, ma non solo, la notizia, data ieri e ripresa oggi dal quotidiano Il Resto del Carlino, con questo titolo: “Talpa in Comune, c’è un indagato. Avviso di garanzia a un impiegato per avere acquisito abusivamente un parere tecnico dal computer di un dirigente di Palazzo Merlato”. Oggi lo stesso quotidiano ha chiarito che il reato contestato è stato notificato a due persone: si tratta dell’accesso abusivo a sistema informatico, che prevede pene fino a tre anni di reclusione, aumentabile a cinque se compiuto da un pubblico ufficiale. C’è un’indagine in corso condotta dalla Magistratura con rilievi affidati alla Polizia locale. Le notizie uscite in modo improprio dal Comune (con un collegamento abusivo da una casa privata, da parte di un dipendente comunale ora indagato) secondo la nostra ricostruzione sarebbero quelle relative al progetto della scuola di Via Vicoli, bocciato da Arpae. Su questa vicenda erano intervenute due liste civiche, Lista per Ravenna in prima battuta e La Pigna in seconda battuta. Siccome le informazioni trafugate o fatte uscire in modo illecito – si legge nella cronaca del quotidiano – sono state usate da una lista civica, di cui non viene precisato il nome, Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna interviene per mettere le mani avanti, dicendo che lui non c’entra nulla con questa storia aggiungendo che per trovare le tracce di eventuali colpe bisogna cercare da un’altra parte: “Non siamo e non abbiamo talpe. In Comune lo sanno e ce lo riconoscono tutti, personale, dirigenti e amministratori. Si preoccupano altri. La verità è sicuramente “tracciata”.” si legge alla fine di un lungo comunicato di Ancisi, che ventila anche l’ipotesi del reato di corruzione, un reato più grave di quello finora ipotizzato.

Ma vediamo il testo della nota di Ancisi: “Ci sarebbe solo da esprimere la certezza, sapendo come lavora, che la Polizia Locale compirà tutti gli approfondimenti utili a chiarire l’andamento dei fatti e le relative eventuali responsabilità, anche perché, in questi casi, all’accertamento dei fatti penali consegue la contestazione degli addebiti disciplinari da parte dell’amministrazione comunale. Apre però un fronte più delicato, capace di riflettersi sul fronte politico, quanto riferito nel servizio giornalistico suddetto: “Il contesto è stato offerto da uno specifico progetto edilizio naufragato due volte in due diverse zone della città: la prima in seguito a petizione di cittadini; e la seconda in seguito a valutazioni (e successive controdeduzioni) di un ente tecnico. Ed è proprio questa seconda ondata ad avere offerto materiale alla Procura. Attenzione però: sebbene questo sia un giallo, non si tratta di documenti top secret: tanto che una lista civica ne ha offerto ampio stralcio per chiaro interesse pubblico. Anzi, un qualsiasi consigliere comunale, in ragione del suo ruolo, aveva la possibilità di fare domanda per ottenerne copia. E qui sta il punto: secondo le verifiche interne di Palazzo Merlato, quei documenti erano usciti dal computer dell’unico dirigente che li aveva ricevuti senza però che nessuno li avesse mai chiesti, alimentando così un clima di sospetti e veleni”.

“Chiariamo innanzitutto che un consigliere comunale può richiedere copia di un documento al funzionario che lo detiene – precisa Ancisi – solo se possiede preventiva legittima informazione che esso esista, sia pervenuto all’amministrazione e a quale dirigente, non essendo ammesse, per giurisprudenza copiosa e continua, richieste generiche o imprecisate. Ne deriva che il “contesto” di cui si è letto lascia chiaramente intendere come l’andamento delle indagini sia orientabile automaticamente all’accertamento dell’altro eventuale reato, stavolta contro la pubblica amministrazione, definito dal codice penale come “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”, punito con la reclusione da sei a dieci anni. Oggi lo stesso giornale ha in effetti aggiunto come una seconda contestazione riguardi “la circostanza che i documenti così sottratti siano stati consegnati a una persona esterna al Municipio”. Tanto che il sindaco ha commentato di esserne stato “profondamente turbato”. Il ripetuto accenno, ieri ed oggi, ad “una lista civica”, definizione che in questa città si applica per antonomasia da 24 anni a Lista per Ravenna, ci impone però ad andare oltre lo scontato auspicio che la Giustizia faccia il suo corso.”

“In effetti, il “progetto edilizio naufragato” corrisponde manifestamente a quello combattuto da Lista per Ravenna con due petizioni di larghissimo riscontro popolare, anche se la sua seconda zona di collocazione è ulteriormente e definitivamente “caduta” a seguito delle “valutazioni di un ente tecnico”, in sede del “parere tecnico” e “successive controdeduzioni”di cui sopra, corrispondenti ai due documenti presuntivamente trafugati. Anche su questi ovviamente Lista per Ravenna ha scritto, oltreché altri, ma solo e come sempre alla luce del sole e con la consueta massima correttezza, – conclude Ancisi – tanto da escludere categoricamente di avere avuto rapporti o contatti di alcun genere, per lo meno da molti anni, con chi possa, nome e cognome, avere trafugato ed eventualmente trasferito a terzi quei documenti. Non siamo e non abbiamo talpe. In Comune lo sanno e ce lo riconoscono tutti, personale, dirigenti e amministratori. Si preoccupano altri. La verità è sicuramente “tracciata”.”

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Commenti

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  1. Scritto da Lupen

    Se non e’ pane e ‘ focaccia