Ravenna. Ilario Salvemini (Voci Protagoniste): sostengo Michele de Pascale, per cambiare la città dal punto di vista dei giovani… e non sarò accomodante

Ilario Jacopo Salvemini, 23 anni, ravennate, studente universitario in attesa di laurearsi a ottobre in mass media e politica a Forlì (laurea magistrale, la triennale è scienze internazionali e diplomatiche) parla appassionato e con piglio deciso. Nel suo linguaggio pochissima ideologia – figurarsi che nel suo pantheon c’è un sociologo “difficile” come Bauman – e molta voglia di fare. Con l’ambizione di lasciare un segno. E la consapevolezza che a Ravenna deve sentirsi la voce dei giovani. Per questo insieme ad altri ragazzi ha dato vita alla lista civica “Voci Protagoniste” che si schiera a fianco di Michele de Pascale. Perché loro sono di centrosinistra e non potrebbero schierarsi a destra. Ma vogliono cambiare le cose a Ravenna, perché non sono soddisfatti di quello che la città offre. Allargando l’orizzonte, si può dire che sono molto inquieti sul loro futuro e non si aspettano risposte adeguate dagli adulti. Ilario Jacopo Salvemini si è interessato all’attivismo sociale e politico da alcuni anni come reazione al menefreghismo generale. “Ci sono sempre tante persone che si lamentano e poche che si attivano. – dice – E allora mi sono chiesto, perché non posso essere io quello che s’impegna in prima persona e fa il primo passo?”

L’INTERVISTA

Lei è fra i fondatori e animatori di Turbe Giovanili. Che cos’è?

“Turbe Giovanili nasce da un’idea mia e di Edoardo Caroli per produrre informazione di qualità a livello locale e anche oltre. Dalla parte dei giovani e per i giovani. Perché per noi giovani è difficile vivere in Italia. Edoardo ora vive a Bruxelles, per esempio, perché qui non è riuscito a trovare lo spazio per le sue competenze professionali. E anch’io avevo pensato di andare via. Con Turbe Giovanile abbiamo fatto una serie di podcast in cui abbiamo proposto contenuti, parlato di parità di genere, istruzione, Unione Europea.”

Anche di Università, ho visto un podcast con la domanda: ha ancora senso laurearsi in Italia?

“È una bellissima domanda che noi giovani ci poniamo molto spesso. Poi abbiamo fatto diverse dirette sulla rappresentanza di istituto nelle superiori di Ravenna e abbiamo visto che c’è stato molto interesse, perché si parla tanto di scuola ma non si fanno mai parlare gli studenti e i loro rappresentanti. Dopo abbiamo fatto due eventi, prima della pandemia, a Carraie, molto interessanti: il primo sul taglio dei parlamentari, il secondo sulla Brexit. Poi ci ha bloccato il Covid.”

Vedo che conosce molto bene Edoardo Caroli, che era fra gli animatori delle Sardine a Ravenna, ma successivamente è scomparso dai radar. Adesso è a Bruxelles. A fare cosa, se non sono indiscreto?

“Sta lavorando.”

Anche lei era una Sardina come lui?

“No, io no. Io simpatizzavo solo. Penso che la loro nascita sia stata necessaria a livello politico. La loro spinta emotiva ed empatica è stata determinante per l’esito delle regionali dell’Emilia-Romagna secondo me. Ma io non ne condividevo appieno le motivazioni. Comunque hanno avuto una funzione positiva di mobilitazione delle coscienze e hanno portato tanti giovani e meno giovani in piazza, hanno suscitato una reazione, protagonismo civico.”

Che fine hanno fatto le Sardine? E perché?

“Hanno avuto il loro corso e raggiunto il loro risultato: sbarrare la strada alla destra e far rieleggere Bonaccini. Raggiunto l’obiettivo si sono arenate. Non so e non credo che diano vita a una nuova offerta politica, anche perché poi la popolazione ti deve seguire.”

Qual è il suo orizzonte politico e ideologico? Un ragazzo di 23 anni che si mette in testa di fare una lista di giovani che si chiama “Voci Protagoniste”, un orizzonte deve averlo…

“Assolutamente sì. Il mio orizzonte è progressista e di centrosinistra, altrimenti non appoggerei Michele de Pascale. Ma non ho un rappresentante politico o un partito in cui mi riconosco. Per questo Voci Protagoniste è un’idea di attivismo civico ed è una lista civica, di giovani ma non solo. Il punto di partenza è il distacco dei cittadini dalla politica, che mi preoccupa. Pensiamo solo che nelle ultime amministrative di Ravenna hanno votato solo 6 cittadini su 10: gli altri 4 sono rimasti a casa. In questo senso possiamo parlare di fallimento della politica. Allora io dico, mobilitiamoci noi cittadini, portiamo le nostre idee ed esperienze al servizio della città.”

Chi c’è nel suo pantheon?

“Dal punto di vista politico non ho grandi riferimenti. La mia passione e il mio attivismo nascono dallo studio del sociologo Zygmunt Bauman – che fra l’altro è parte della mia tesi di laurea – proprio perché la sua analisi molto lucida ma molto negativa della società di oggi, la “società liquida”, mi ha veramente colpito. È effettivamente la rappresentazione della società di oggi. In cui le persone sono sole, tanti parlano e pochi fanno. Anche perché fare è difficile. È più facile lasciar fare agli altri e poi semmai criticare sui social e lamentarsi. In questo quadro liquido un individuo cosa può fare? Ecco, ciò che più mi motiva sono l’analisi e il pensiero di Bauman.”

Un pantheon strano e complicato… poteva scegliere Mandela, Che Guevara o Gandhi, invece ha scelto un sociologo difficile…

“Molto complicato. Ma è così.”

Voci Protagoniste

Come è nata invece l’idea di una lista under 30 a sostegno di Michele de Pascale?

“In realtà non è una lista solo di under 30. Il range d’età si sta ampliando un po’ perché dobbiamo trovare diversi candidati e un po’ perché ci siamo resi conto che ci sono anche persone un po’ più grandi di noi che hanno voglia di partecipare e hanno idee, e allora perché no?! Ci chiamiamo Voci Protagoniste e qualsiasi voce può essere protagonista.”

Sì, ma come mai una lista?

“Prima di quest’idea, nella mia testa avevo pensato di cercare nuovi orizzonti, di andare via da Ravenna, a Milano, Roma o all’estero. Nel mio campo professionale Ravenna non mi garantisce molte prospettive. Mi laureo in mass media e politica e mi piacerebbe lavorare in tv, diventare un conduttore televisivo. Poi ho deciso di mettermi in gioco per la mia città. E io sono ambizioso, se faccio le cose, cerco di farle come si deve.”

Viva la sincerità.

“Nel mio caso è così. Devo essere onesto. Ho 23 anni e ho l’ambizione di fare qualcosa d’importante e che mi piace. Fra i miei coetanei ci sono tanti che sono disimpegnati e disinteressati alla politica, perché è molto più facile lasciare che il fiume scorra davanti a sé, senza partecipare attivamente agli eventi che accadono. L’attivismo civico dei giovani manca perché gli stessi partiti non ci credono e non danno spazio ai giovani. Per i giovani non c’è più la prospettiva di trovare una realizzazione nella politica. La politica è troppo faticosa.”

E poi non è molto popolare direi.

“No.”

È un cane che si morde la coda e porta a un gioco continuamente al ribasso.

“Purtroppo è così. Ma io voglio tentare di fare qualcosa. Quel 40% di ravennati che nel 2016 non ha votato, e fra questi ci sono tanti giovani, è una sconfitta per tutti. Ed è una sfida per tutti.”

Pensate di potere contare qualcosa come giovani Voci Protagoniste nelle scelte future o sarete specchietto per le allodole? Come sa, in politica c’è sempre questo rischio, quando si è giovani, donne, intellettuali, o persone di spicco… si viene messi in lista per far brillare gli occhi.

“Ovviamente c’è sempre il rischio e la possibilità della sconfitta. È possibile che noi non abbiamo tanti voti. Èd è giusto così. Sarebbe presuntuoso pensare che il nostro progetto è vincente a prescindere. I risultati si ottengono lavorando. Ed è quello che sta succedendo. Sto ricevendo tanti stimoli importanti per un progetto che costruisce. Per partecipare, avrei anche potuto candidarmi in un’altra lista e portare avanti un altro progetto, magari sarebbe stato più semplice e più comodo. Invece noi vogliamo proporre un punto di vista diverso e delle soluzioni per Ravenna, in una chiave non propagandistica ma costruttiva.”

I giovani dovrebbero essere contro il potere… voi siete a favore, o vicini almeno a quello locale. Dove sta il vostro coraggio di ribellarvi e di essere giovani?

“Noi ci candidiamo in appoggio al Sindaco de Pascale ma con l’idea di dare voce all’insoddisfazione che c’è nella città e di dare un contributo per cambiare le cose. Sarebbe stato più facile candidarmi per un altro partito, come dicevo, ma così la sfida non sarebbe stata alta, quella del cambiamento. Sarebbe stata solo una candidatura di bandiera. Con Michele de Pascale si può fare davvero qualcosa per cambiare Ravenna. Noi come lista e come candidati possiamo essere stimolo per un progetto di governo diverso della città, che dia voce ai giovani.”

Di solito chi vuole cambiare sta all’opposizione.

“Noi partiamo da un’analisi equilibrata. Ravenna è ben amministrata, molti risultati sono positivi. Non ci uniamo al coro delle critiche interessate o fini a se stesse. O di chi si lamenta senza vedere come in realtà a Ravenna siamo fortunati rispetto a tante altre realtà. Lo dico perché lo sento e perché me lo dicono anche amici e conoscenti di fuori Ravenna. Però i risultati raggiunti non ci bastano. Non siamo qui per prendere un po’ di potere e goderci la poltrona. Ci mettiamo in gioco perché c’è comunque tanto da fare, soprattutto per i giovani. Su questo Ravenna deve fare un salto di qualità. E poi perché la cittadinanza va ascoltata. E noi siamo una parte delle voci che devono farsi sentire.”

Ilario Jacopo Salvemini

A sorpresa Il Sole 24 Ore ci ha detto che Ravenna è la città più a dimensione dei giovani, in Italia. A sentire molti, in particolare giovani, sembra incredibile… lei che ne pensa?

“La prima reazione è stata di shock, di incredulità, onestamente non me l’aspettavo. Però la fonte è autorevole e ci fidiamo della fonte. I dati immagino siano certificati. Però se vai a confrontare questi dati con le sensazioni dei ravennati non trovi tutta questa soddisfazione, anzi. Io stesso non sono così soddisfatto di questa città: per me c’è un grandissimo potenziale che non riesce ad esprimersi completamente.”

Dopotutto Ravenna è una piccola città, spesso tendiamo a dimenticarlo e la confrontiamo con città 5 o 10 volte più grandi o importanti.

“Però se sei una piccola città devi aprirti.”

Lei pensa che Ravenna sia una città chiusa?

“Non penso che sia chiusa ma che tenda a chiudersi. È diverso. Qui si fa fatica a investire in grande. Io invece penso che occorre essere ambiziosi, pensare in grande e vorrei cercare, anche con la nostra lista, di dare una scossa in questo senso. A certi livelli, per esempio in Consiglio comunale, la voce dei giovani non c’è. Ieri sera ero al Festival delle Culture, bello, ma c’erano pochi giovani. Perché? Solo perché i giovani sono disinteressati o anche perché il Comune non fa abbastanza per coinvolgerli? Vorrei che il venerdì e il sabato sera Ravenna fosse piena ovunque di musica, performance, eventi, mi piacerebbe che la gente e i giovani uscissero avendo solo l’imbarazzo della scelta di cose da fare. Forse è un obiettivo troppo alto, ma noi ci proviamo.”

Quando ha presentato la lista ha detto che molti giovani se ne vogliono andare da Ravenna e che il vostro obiettivo è farli restare, perché Ravenna ha bisogno proprio delle idee e delle energie dei giovani.

“Sì. Le idee e le energie dei giovani servono per dare a Ravenna un punto di vista diverso. Ravenna è molto bella, offre molto, garantisce molti servizi. Ma io vedo il bicchiere mezzo vuoto e dico che si può e si deve fare di più. Deve diventare più aperta, viva, internazionale, ricca di opportunità.”

Cosa volete fare per Ravenna e che proponete a de Pascale? Intendo le 3 o 4 cose concrete più importanti.

“Noi ci muoviamo su tre grandi temi: scuola e università, cultura e ambiente.”

Partiamo dalla scuola. Cosa volete fare?

“Un esempio. Alle ultime elezioni di istituto al Liceo Classico si è presentato un solo candidato per rappresentare gli studenti. È l’emblema di una scuola che non è stimolo per gli studenti a sentirsi parte della città. Noi vogliamo che le scuole diventino luogo di dialogo della e con la città, di confronto sulle differenze, perché qui crescono i cittadini di domani. Per il post scuola bisogna fare educazione civica, educazione sessuale. Proponiamo di aprire degli sportelli psicologici all’interno delle scuole.”

Sulla cultura.

“Come dicevo prima io vorrei che Ravenna fosse piena di iniziative, di performance, di festival anche piccoli; tutti i locali dovrebbero proporre un sacco di cose nei weekend, poesia, musica, stand-up comedy, locali dove si racconta, si fa satira. Si parla tanto di crisi del centro storico: in questo modo lo rivitalizziamo e mettiamo in circolo la creatività degli artisti e dei giovani. Faccio l’esempio del Circolo Abajur: queste iniziative che garantiscono cultura, informazione, dibattito andrebbero incentivate, invece incontrano difficoltà. Questi locali devono nascere non chiudere. A Bologna ce ne sono decine di posti così.”

Il comune quindi secondo lei deve agevolare e sostenere, anche con finanziamenti?

“Assolutamente sì. Deve aiutare i giovani a mettere su la propria attività. Poi penso alla Rocca Brancaleone, mi piacerebbe vederci proiettati non solo i film mainstream ma anche quelli prodotti dai film maker locali. Parliamo del Mar: perché non vediamo mai le mostre dei ragazzi del nostro Liceo Artistico? Perché non li stimoliamo a mostrare il loro talento? Mi piacerebbe che a Ravenna ci fosse una competizione sana e divertente fra i giovani, i gruppi, per far emergere la loro creatività. Perché nei Giardini Pubblici che sono uno spazio bellissimo non ci facciamo concerti e altre attività, che so qualcosa che assomigli all’Eurovision? Oppure perché non facciamo il cinema all’aperto nel Parco di Teodorico, i giovani e le famiglie a guardare un bel film stesi sui teli sull’erba?”

Chi paga per tutte queste cose?

“Il comune deve garantire queste attività.”

Lei sa che ci sono due correnti di pensiero ben distinte. C’è chi pensa che la cultura vada sostenuta perché è un valore in sé, è crescita civile, è libertà, è progresso e bisogna investire nella cultura senza fare i conti della serva. Poi invece c’è chi fa i conti della serva e pensa che se uno spende 100 in eventi culturali deve incassare 100. Lei appartiene alla prima categoria, quindi?

“Ovvio che bisogna anche fare i conti con ciò che la città può garantire dal punto di vista economico. Ma io penso che Ravenna se lo possa permettere.”

Infine sull’ambiente. Quali proposte?

“Una cosa concreta che si può fare per una Ravenna libera dalla plastica è incentivare per esempio tutte le attività che non usano plastica. Perché non dare delle agevolazioni fiscali ai locali plastic free?

Lei prima parlava di sportelli psicologici nelle scuole. Si parla spesso in queste ultime settimane del disagio giovanile post-pandemia che sfocerebbe in aggressività ed episodi di violenza… cosa ne pensa?

“Penso che purtroppo è la logica conseguenza di una società che cerca una soluzione per volta, che cura e non previene mai. Noi stiamo accumulando debiti che rimarranno sulle spalle dei giovani e se parli con i giovani tutti pensano con inquietudine al proprio futuro, pensano che forse non avranno mai la pensione. È una generazione frustrata, che si sente lasciata a sé. Ti posso citare Bauman secondo cui tutti gli individui sono lasciati soli di fronti ai problemi. Soprattutto noi giovani. Ma se noi giovani non cominciamo a prendere in mano le nostre vite e ce ne freghiamo, di cosa ci lamentiamo? Oggi manca la rappresentanza giovanile. Io non mi aspetto che un adulto si faccia carico dei miei problemi. Per questo mi attivo. Perché se i giovani si danno da fare e si fanno sentire nessuno li può ignorare.”

Ha detto che è ambizioso. Se lei domani fosse Assessore alle politiche giovanili, quale sarebbe la prima cosa che vorrebbe fare?

“La prima cosa che farei è parlare con l’opposizione, capire quali sono le loro proposte. E poi farei un tavolo comunale di confronto sulle problematiche giovanili, coinvolgendo i giovani. Se le politiche sono per i giovani è giusto che siano i giovani ad esprimerle, che loro siano protagonisti. Una città che crede nei giovani fa parlare i giovani. Tanti parlano di giovani. Altri parlano ai giovani. Pochi fanno parlare i giovani.”

Lei queste cose quante volte le ha dette a Michele de Pascale?

“Tantissime. Io ho accettato questa sfida insieme a lui, ma gli ho sempre detto: non sono qui per essere accomodante.”

E il Sindaco cosa ha risposto?

“Voglio che tu sia così.”

Ilario Jacopo Salvemini

Commenti

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  1. Scritto da Vince

    Vorrei segnalare al giovanotto che gli sportelli psicologici nelle scuole superiori esistono da anni. Non so dove lui abbia studiato. Per i fondi necessari alle svariate attività che propone, suggerisca al sindaco che verrà di stampare, nottetempo, moneta.

  2. Scritto da jack

    Non mi riconosco in nessun partito e allora me ne faccio uno, obiettivo fate il conduttore in TV… chissà cosa direbbe Bauman… forse come mentore è più adatto Casalino.

  3. Scritto da Direttore

    Gentile Jack, non abbiamo bisogno di difendere il giovane Ilario Salvemini, che sa difendersi da solo. Vogliamo solo precisare una cosa elementare che tuttavia sembra sfuggire: fare una lista civica per un impegno civico nella propria città non significa fondare un partito. LA REDAZIONE

  4. Scritto da jack

    Gentile Direttore, leggo con rammarico che il senso dell’ umorismo a cui lei ci invita spesso nei nostri commenti non è a doppio senso, che una lista civica non sia un partito è talmente elementare (come lei dice con un punta di sarcasmo) che ci ero arrivato persino io. Credo che molti abbiano capito ugualmente che cosa intendevo: per me una lista civica schierata non è altro che un sistema (consentito) per partecipare in modo alternativo alle elezioni in cerca di voti non perfettamente allineati, magari per poi riscuotere in caso di vittoria. Perchè “la politica è faticosa e poi non è di moda”.