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Lista per Ravenna e Angelo Barboni replicano agli attacchi gratuiti di Alessandra Carini e Nicola Montalbini

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Pare per lo meno strano leggere su Ravennanotizie un attacco politico spropositato intitolato: “Ravenna. Polemiche su installazione Rivalta, Alessandra Carini e Nicola Montalbini rispondono ad Angelo Barboni: Arte non sia strumentalizzata”, non solo senza che i due attaccanti abbiano letto lo scritto incriminato, se non per stralci pubblicati a modo suo da una testata di sinistra, ma anche e soprattutto perché Ravennanotizie non l’ha nemmeno pubblicato. È un problema di serietà, che dovrebbe venire prima di tutto. Si leggono dunque sproloqui e offese del tutto fuori causa, come: “Capita che l’arte pubblica venga strumentalizzata a fini politici e si faccia demagogia a basso costo…Il sonno della ragione genera mostri, ma il nebbione della palude è capace di cose ben peggiori!… semplicistici giudizi espressi da persone non competenti in materia…in questo tempo di rigurgiti polverosi, il politicamente corretto torna ad esalare il suo alito fetido”.

Intanto non è vero che l’arch. Angelo Barboni abbia parlato “a nome della formazione politica di Alvaro Ancisi”, se mai firmandosi come aderente di Lista per Ravenna perché in Italia si può. Ma soprattutto perché non ha espresso alcuna posizione politica, come dimostra il fatto che lo scritto è stato inviato a Ravennamotizie da Lista per Ravenna con questa premessa:  “L’architetto designer Angelo Barboni esamina in controluce, da oggi e all’occasione, alcune evidenze artistiche della nostra città”, senza che questo impegni politicamente la Lista, ma come esercizio di un diritto di tribuna. La qualifica di architetto rappresenta la  professionalità competente ad esprimere un giudizio critico del genere non meno di una “curatrice e gallerista” e di  un “pittore e guida turistica”. Al confronto di cattedratici sedicenti, quanto sconosciuti, basti solo ripetere quello che ha scritto il Resto del Carlino lo scorso anno su un articolo a tutta pagina: “Angelo Barboni, architetto e designer ravennate che ha lavorato per celebri marchi come Swatch, Tissot, Benetton, Omega, beneficerà del vitalizio Bacchelli, destinato a cittadini illustri in condizioni di necessità. La commissione del Consiglio dei Ministri lo ha deliberato nella riunione del 4 aprile di quest’anno”. Illustre per la sua professione, non per altro. Messo in chiaro questo, gli cediamo la parola, fidando che almeno stavolta non sia censurato.

Lista per Ravenna

 

“Non ho scritto un comunicato, anche se è stato trattato come tale. Non ho avanzato nessuna ‘posizione’ politica. Tanto meno ho mal giudicato i gorilla artistici in questione, anzi. Ancor meno ho chiesto di trasferirli visto che sono lì da 18 anni. Ho semplicemente espresso, presentandomi come architetto designer quale sono, un giudizio critico sulla loro collocazione, nonché sull’architettura seriale in un contesto urbano come quello di Ravenna in cui il Palazzo di Giustizia è situato. Si può condividere o no, ma sullo stesso piano di un giudizio architettonico. Di seguito il testo intero del mio scritto. “Arte a Ravenna in controluce. GORILLA NELLA HALL DELLA GIUSTIZIA. È innegabile vedere nei giganteschi gorilla di Davide Rivalta, posti a guardia del Tribunale di Ravenna nella sua grande hall a cielo aperto, delle realizzazioni artistiche notevoli. Ciò che lascia perplessi è il contesto. Sicuramente, una Biennale d’Arte, una piazza d’ armi o un parco, dove si trovano in effetti massicci animali scolpiti dal medesimo artista bolognese, li avrebbe valorizzati a dovere. Trovo invece agghiacciante questa ubicazione, per il luogo in sé e per come queste figure incombono su chi, per propria necessità o su chiamata, si presenta all’ingresso del palazzo di Giustizia. La constatazione che tutto l’insieme angoscia anche i bambini non è gratuita. Io stesso ho visto dei piccoli spaventarsi e piangere in braccio alla madre, che camminava in fretta e a testa bassa per schivare le figure minacciose. I Tribunali progettati da Pier Luigi Spadolini in tante città Italiane sono tutti identici. Fratello di Giovanni, più volte ministro e capo del governo italiano nell’arco di un decennio, questo architetto è stato mio insegnante, a Firenze, di architettura prefabbricata. A mio avviso, l’architettura seriale applicata in molte città d’Italia è servita però a renderne più squallide le indifferenziate periferie. Ravenna, coi suoi infiniti anelli utili solo alla costruzione di ingressi a dei supermercati, non sfugge a questa logica, che distrugge l’individualità e unicità delle attività d’impresa della città, rendendola alla fine sempre più simile ad un osso buco. L’architettura seriale ha prodotto anche edifici grigi e tristi come questi “nuovi” Tribunali, già inquietanti per i loro labirinti interni privi di ogni logica e razionalità, che disorganizzano le entrate e producono involontariamente la dislocazione disomogenea di tutti gli uffici e servizi dell’attività giudiziaria. In questi casi, l’architettura razionalista raggiunge esattamente lo scopo opposto. Ed ecco, come tocco finale di un incubo, gli enormi gorilla di bronzo di un artista italiano famoso nel mondo per rendere l’essenza agli animali che riproduce a grandezza naturale. Qui, li ha però creati non tanto imponenti quanto minacciosi, espressione di forza bruta che schiaccia e annulla il povero avventore della giustizia umana. Arch. Angelo Barboni”.

Su un giudizio critico si può non essere d’accordo ed esprimerne uno anche del tutto contrario. Solo ora il lettore di Ravennanotizie può farsi la propria opinione. Offendere a man bassa chi la pensa diversamente, oltretutto a ragione non veduta, è invece disonestà intellettuale.

Angelo Barboni

 

Ci scusiamo con Angelo Barboni e con i lettori per quanto accaduto. Avevamo preso in considerazione il suo scritto ma poi per un disguido non era stato pubblicato. Chi ha pubblicato il pezzo di replica – non la stessa persona evidentemente – semplicemente pensava che quel pezzo fosse stato pubblicato. Da qui l’errore. Ce ne scusiamo. LA REDAZIONE

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Commenti

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  1. Scritto da Vince

    Carini e Montalbini: che figuraccia! Complimenti.