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A, B, C DELLA DEMOCRAZIA. C COME COSTITUZIONE / A Ravenna, lezioni di Costituzione agli studenti da Gherardo Colombo. A Pisa, manganellate agli studenti dalla Polizia

Giornate ad alta densità culturale e civile. A Ravenna

Non di rado giungono notizie di aria densa di inquinamento atmosferico, nella nostra città. O aggiornamenti su progetti urbanistici che rendono ancora più denso – cioè pesante – il consumo di suolo in una Ravenna che, da tempo, è in vetta a statistiche riguardanti il consumo di suolo, in una regione, come la nostra, altrettanto in vetta. E’ l’esito di politiche che da tempo trascurano l’interesse generale della collettività – se ne è forse perso il significato? -, la salute e il territorio inteso come bene comune. La recente alluvione è stata ben più che un campanello d’allarme. In sintesi, ci sono state e ci sono politiche che trascurano o smentiscono, nei fatti, la Costituzione, che dice ben altro.

Ma accade che si possano avere notizie, riguardanti la nostra città, di densità diversa. In questo caso, di alta densità culturale e civile. Tali sono stati gli incontri con Gherardo Colombo, la sera del 22 febbraio, con la città, e la mattina del 23 febbraio con numerose classi di scuole superiori di Ravenna. Senza dimenticare la forte mobilitazione per la pace di sabato 24 febbraio, sulla quale torneremo.

Una giovane donna, un tempo mia allieva, che ha frequentato corsi per entrare in Magistratura, dopo l’incontro della sera con Colombo, entusiasta, mi ha detto: “Colombo per me è un mito”. Le ho suggerito di non farsi sentire da lui, uomo di sobrie parole, sintetico, che non intende entusiasmare. Intende l’opposto. Mettere in crisi. Il suo è un metodo urticante.

Generico febbraio 2024

Nella Atene di un tempo, avrebbe probabilmente utilizzato il metodo di Socrate. Fare domande, smontare certezze, capovolgere frasi fatte, luoghi comuni, svelare ignoranze. Per esempio, chiede, a noi popolo della Costituzione, quanti di voi l’hanno letta? Il risultato è “non molti”.

A proposito di antifascismo. Basta dirsi antifascisti per esserlo? Se, in famiglia, ci si considera capo indiscutibile, se in una associazione – non solo nei partiti – non c’è dialogo né reale ascolto, siamo a posto con l’antifascismo? Non è un caso che la casa editrice Garzanti, della quale Colombo è stato a lungo presidente – ora ne è vicepresidente – pubblicò, qualche anno fa, un piccolo densissimo libro, nella collana detta I piccoli grandi libri. Un libro di Pier Paolo Pasolini, Il fascismo degli antifascisti. I fascisti non sono tali solo se indossano una camicia nera o se fanno il saluto romano. Azioni che comunque, per quanto mi riguarda, continuano a crearmi profonda inquietudine. Il fascismo nuovo, diceva Pasolini, è la normalità brutalmente egoista di una società. La nostra. Questo scriveva Pasolini negli anni Settanta.

Cosa direbbe di noi, oggi, nella società del tempo presente? Interroghiamoci. Socrate ruppe talmente tanto le scatole agli ateniesi, che si pensò di vivere più tranquilli senza di lui. Con la sua morte – certamente non solo per quello – ebbe inizio l’inarrestabile declino di Atene, e non solo. A ben pensare, anche il metodo di Colombo non è rassicurante, non dichiara indiscutibili verità ma semina dubbi, lascia spesso l’amaro in bocca, mette sale su piaghe, anche nostre.

La sua è una pedagogia civile, come una cara amica mi ha suggerito? Direi di sì. La sua intenzione è quella di richiamarci a responsabilità in prima persona. Non è sempre e solo colpa degli altri, abitudine diffusa in ogni dove. Facile scorciatoia. Invece, suggerisce di mettersi nei panni degli altri. Cosa faresti tu, nella data situazione? Colombo certamente non è un mito, non appartiene a un mondo sognato e impossibile. Credo sia un esempio – fra pochi altri – di quotidiano esercizio di vita coerente con la Costituzione.

Questo, di Gherardo Colombo, possiamo dirlo. Sapendo che vivere in coerenza con la Costituzione è impegnativo, spesso scomodo, faticoso, pericoloso. Ma, mi chiedo. Sappiamo di vivere in un paese di prevalente religione cristiana. È facile e comodo obbedire al Vangelo? Se ci fosse una obbedienza consapevole e diffusa alla Costituzione, che il presidente Ciampi definiva sua Bibbia civile, se ci fosse una obbedienza consapevole e diffusa al Vangelo, sarebbe, il nostro paese, al punto in cui è?

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Lo stesso metodo interattivo di Colombo lo abbiamo visto il mattino dopo con le studentesse e gli studenti. Due ore di dialogo, di attenzione, di domande a Colombo, e di sue risposte. Il libro proposto quest’anno alle scuole è lo stesso presentato alla città la sera prima. AntiCostituzione. Ma molte domande si sono riferite al libro dello scorso anno, di Gherardo Colombo e Liliana Segre La sola colpa di essere nati. Di essere nati ebrei.

Alcuni esempi dello scambio. Una domanda. Quale è l’articolo della Costituzione che le sta più a cuore? Un’altra domanda. Quale è l’articolo della Costituzione meno rispettato? In entrambi i casi, l’articolo scelto da Colombo è l’articolo 3. Tutta la Costituzione è scritta in funzione della uguaglianza e della pari dignità di ogni umana differenza. Ogni differenza va rispettata. Nessun disprezzo o azione ingiusta, anche nei confronti di chi ci è molto antipatico o di chi ha molto sbagliato ed è in carcere è compatibile con la Costituzione.

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Colombo, che fa il volontario nel carcere di San Vittore a Milano, vede di fatto molte situazioni che negano l’articolo 3. Un esempio. In Norvegia, il 45% di chi esce dal carcere è recidivo, in Italia il 70 %. Chi si sente disprezzato – chi si trova in carcere, in Italia, quasi sempre lo è – facilmente disprezza, leggi e regole comprese. Altra domanda. Il suo libro AntiCostituzione, ha ricevuto critiche? Domanda interessante, che sottende un certo stupore derivato dalla lettura. Non ha ricevuto critiche il contenuto. Ma il sottotitolo, Come abbiamo riscritto (in peggio) i principi della nostra società, ha ricevuto critiche. Abbiamo? Noi? Saranno altri che hanno peggiorato.

Per essere chiaro, e Colombo spesso lo fa con esempi scomodi, sapendo la difficoltà degli  adolescenti nel prendere misure adatte alla loro crescita, parla anche di se stesso adolescente e della sua fatica a
mettersi nei panni degli altri, fatica che ogni persona conosce, in ogni momento della propria vita. “Pensate, alla vostra età sono fuggito di casa più volte. Perché? Perché volevo fare soffrire mia madre. I vostri genitori? Quale rapporto con loro? Non è importante quello che dicono, ma quello che fanno. A quello che fanno dovete guardare, e quello giudicare. Non a quello che dicono”.

Perché ha lasciato la Magistratura prima del tempo? “Perché rischiavo di cristallizzare la mia vita”. Aggiungo
una mia personale considerazione. Per evitare che la propria opera fosse solo, o soprattutto, un buco
nell’acqua. Invece, ha scelto di agire per una alfabetizzazione civile e costituzionale diffusa, a partire dalla gioventù che si prepara alla cittadinanza. Può esistere una democrazia senza cittadinanza consapevole del suo significato? È cittadinanza consapevole quella che la esercita solo il giorno del voto? Il voto ha valore e forza?

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Quasi la metà del popolo italiano ne dubita e non vota più. A chi gli chiedeva se è da leggere il romanzo Il giardino dei Finzi Contini Colombo ha risposto certamente. “Ma vi suggerisco – ha aggiunto – di leggere anche due capitoli de I fratelli Karamazov di Dostoevskij”. Gherardo Colombo ne ha scritto, pubblicandoli con una sua riflessione, Il grande Inquisitore e Ribellione, a proposito di libertà, di scandalo del male e di quanto profondo sia l’abisso dell’animo umano.

Mentre venerdì mattina a sala D’Attorre si avvertiva il valore civile di un dialogo sulla Costituzione fra un ex magistrato, che scelse di lasciare la Magistratura per fare lavoro civile soprattutto con le scuole – in poco più di un decennio ne ha incontrate circa 2000 -, a poca distanza da noi, a Pisa e a Firenze, e nelle stesse ore, accadeva il contrario. Una violenta aggressione a studenti, che pacificamente manifestavano, da parte di poliziotti in tenuta antisommossa, il che significa che erano lì per aggredire e non per avere cura di sicurezza e ordine.

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Abbiamo visto immagini che hanno profondamente indignato anche il Presidente Mattarella, che, con un comunicato lapidario e chiarissimo, ha condannato i manganelli. Zagrebelsky, in una intervista a la Repubblica, si chiede se poliziotti, questori, prefetti, ministri, a volte giornalisti, la Costituzione la conoscono.

Aggiungo. I casi sono due. O non la conoscono o la stracciano. Non so quale sia il caso peggiore. Aggiungo ancora. Per fortuna abbiamo, come dice la Costituzione, un Presidente super partes che sopra di sé ha solo la Costituzione. Se, invece, andrà in porto la riforma costituzionale del premier eletto direttamente al popolo, che la Meloni definisce essere la riforma delle riforme, cioè la salvezza per l’Italia, in un caso come quello di Pisa e Firenze la voce del Presidente della Repubblica avrebbe avuto valore zero. E’ questa l’Italia che ci aspetta? O, meglio, che vogliamo? Sarà il caso di fare sentire la nostra voce, ci dice Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale.

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Altro momento importante di alta densità civile e culturale lo abbiamo vissuto il pomeriggio del 24 febbraio. La manifestazione Fari di Pace, con un convegno presso l’Autorità Portuale, seguito poi da un corteo fino a Piazza del popolo. Iniziativa promossa da più di trenta associazioni della provincia di Ravenna, che fanno parte della rete La Via Maestra. Insieme per la Costituzione.

E’ stato un momento di tale importanza da meritare una specifica riflessione, che seguirà, la prossima settimana.