CERCANDO MARIOLA PER RAVENNA / Sui diritti, sul DDL Zan, sul fiore della civiltà che Ravenna deve coltivare sempre… perché mai più “homo homini lupus”

Sono passati tanti anni e governi da quando, a metà degli anni ’80, in modo estremamente naïf, a mano, con i bei caratteri che mi aveva insegnato a tracciare un vecchio compagno di San Pancrazio, scrissi e disegnai dei tazebao sui diritti dei gay e delle lesbiche che furono esposti alla Festa provinciale dell’Unità all’Ippodromo del Candiano. Erano gli anni in cui il PCI e la sinistra “sdoganavano” la questione omosessuale, dopo avere assunto a grandi linee quella femminile e femminista.

Nella provinciale Ravenna di quegli anni, quella piccola opera da amanuense fece scalpore. Eppure Ravenna ha poi saputo crescere in fretta e nella sua comunità così civile e aperta ha saputo accogliere. Analogo percorso ha fatto l’Italia, anche se restano qua e là sacche di resistenza al cambiamento e al progresso in tema di diritti. Una di queste sacche è nel Parlamento della Repubblica, e non è una novità. Chi non è più giovane ricorda ancora le battaglie per il divorzio e per l’aborto e altre battaglie civili. Sempre vinte prima nel paese reale e da ultimo – solo da ultimo – nel Palazzo.

Sabato 6 novembre, alle ore 17, in Piazza Kennedy, come è già accaduto in tante città d’Italia, anche a Ravenna si terrà una manifestazione di protesta per l’affossamento del cosiddetto DDL Zan o – se volete – a sostegno del medesimo provvedimento (che però a questo punto è finito su un binario morto). La manifestazione è organizzata in prima battuta da Arcigay Ravenna, che chiama a raccolta appunto i sostenitori “del disegno di legge che tutela le persone dai crimini d’odio e fissa l’illegalità dei comportamenti discriminatori relativi all’orientamento sessuale”. 

Il DDL Zan è stato affossato dal Senato la scorsa settimana (con un escamotage tecnico che impedisce ai senatori di esaminarne e approvarne gli articoli), dopo essere stato approvato con lo stesso testo alla Camera il 4 novembre 2020, esattamente 364 giorni fa. Che cosa è cambiato fra Camera e Senato in un anno? Alla Camera c’era un’ampia maggioranza a sostegno di quel disegno di legge, al Senato no. Cioè, in teoria la maggioranza ci sarebbe stata anche al Senato, ma risicata. Per cui sui numeri in bilico, si sono innestati i giochi politici di questa fase (post voto del 3 e 4 ottobre e pre-elezione del Presidente della Repubblica) che nulla hanno a che fare con il merito del DDL stesso, che forse non è il testo migliore del mondo, ma sancisce alcune norme di civiltà giuridica per cercare di frenare e punire gli atti di odio, intimidazione, discriminazione e violenza nei confronti di gay, lesbiche, donne, disabili di cui sono piene le cronache ogni giorno. Alla lettera il DDL Zan vuole punire atti di discriminazione e violenza “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”.

Norme di civiltà giuridica che in altri paesi esistono già, mentre l’Italia le aspetta da molto tempo ma per ragioni squisitamente politiche o ideologiche non si sono potute ancora attuare. C’è sempre un reazionario o un bigotto di troppo nel Parlamento della Repubblica italiana che impedisce a questo paese di andare avanti. Bastava vedere quelle scene di esultanza di alcuni parlamentari del centrodestra, fra cui il ben noto senatore Simone Pillon, esemplare rappresentante della destra più reazionaria e clericale. Esultavano oscenamente perché avevano bocciato una norma di tutela dei più colpiti da odio e discriminazioni. Esultavano per avere negato un diritto in più. Esultavano in quanto prevaricatori seriali.

E stendiamo un pietoso velo su quei senatori che in pubblico si erano dichiarati a favore del DDL Zan ma nel segreto dell’urna hanno votato per affossarlo. Una vergogna per il Parlamento e per il paese. Per lavare l’onta di quell’esultanza e di quel voto segreto “traditore”, che resta appiccicata addosso come un qualcosa di sporco, è bene che Ravenna scenda in piazza per difendere i diritti di tutti e per respirare aria di pulizia, libertà e civiltà. Del resto questo è un tratto della nostra città e della nostra comunità di cui dobbiamo andare fieri, un fiore che dobbiamo coltivare nel tempo e mai fare appassire.

Gay Diritti DDL Zan

Che gli atti di odio, intimidazione, discriminazione e violenza nei confronti di gay, lesbiche, donne, disabili siano all’ordine del giorno lo sanno tutti quelli che vivono nel mondo reale. E anche – anzi soprattutto – quelli che vivono nel mondo parallelo dei social, spesso terreno di coltura proprio di quell’odio e di quella violenza.

È di questi giorni l’ultimo caso di omotransfobia che ha fatto scalpore, nella vicina Ferrara, dove alcuni ragazzi giovanissimi sono stati insultati e aggrediti (il 31 ottobre) con petardi ed invettive con chiari e inequivocabili richiami al fascismo. Del tipo, «Conoscete Benito Mussolini? Sapete che vi brucerebbe tutti? Forza Benito Mussolini!» Nello stesso giorno, a 100 km di distanza, a Predappio hanno riaperto la cripta del Duce e 500 nostalgici vi si sono recati per il consueto triste pellegrinaggio neofascista a rendergli omaggio. In barba a tutte le norme costituzionali. Nulla da aggiungere.

Che servano norme di civiltà per combattere tutto questo è innegabile. Che poi servano anche strumenti e volontà per applicare tali norme è altrettanto innegabile. Ma la cosa più importante, di gran lunga più importante, a mio parere è la cultura. La chiave di volta è lì. Cultura della differenza. Cultura del rispetto. Cultura della convivenza fra diversi. Cultura dei diritti di tutti e di tutte. Cultura dei diritti umani e dei diritti civili.

Perchè l’oscena esultanza dei senatori prevaricatori ci restituisce l’idea di un Parlamento arretrato. Ma anche la somma di episodi come quelli di Ferrara e di Predappio restituisce l’immagine di un paese con sacche di intolleranza e nostalgia del passato, incline alla violenza teppistica e fascistoide. E una parte del Parlamento si tiene con la parte più brutta di questo paese, ne è l’immagine speculare. In un avvitamento pericoloso. Chi sguazza in quelle sacche di inciviltà pensa che in fondo odiare, discriminare, usare violenza si possa fare, tanto poi non si viene puniti e c’è sempre qualcuno – lassù in alto – pronto a minimizzare, a dire che sono solo ragazzate o gesti da imbecilli, di poca importanza.

La battaglia culturale da fare in Italia rimane perciò lunga e complessa, lo sappiamo. Mai abbassare la guardia. Una battaglia che deve cominciare dalla scuola o comunque investire la scuola. Per questo il DDL Zan prevede anche l’istituzione di una giornata dedicata a questi temi e il loro ingresso nelle scuole: per educare al rispetto e al riconoscimento delle differenze.

Gay Diritti DDL Zan

IL COSIDDETTO DDL ZAN

Il disegno di legge approvato dalla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020 è un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa di numerosi deputati, trasmesso dal Presidente della Camera dei Deputati alla Presidenza il 5 novembre 2020 e recita: “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.”

Il disegno di legge Zan, o DDL Zan, prende il nome successivamente dal deputato PD Alessandro Zan, che più ha lavorato alla sua stesura definitiva e più di ogni altro si è battuto per la sua approvazione. Prevede l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili. In base al testo del DDL approvato alla Camera, questi tipi di reati verrebbero equiparati a quelli sanciti dall’articolo 604 bis del codice penale che contrasta il razzismo e l’odio su base religiosa, punendo con la reclusione fino a quattro anni le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Il disegno di legge istituisce anche una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, per promuovere una più diffusa “cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”.

L’Art. 4 del DDL (Pluralismo delle idee e libertà delle scelte) recita poi testualmente: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.”  Lo riportiamo perché una delle ragioni avanzate dalla destra per affossare il provvedimento è stata questa: il DDL Zan sarebbe un attentato alla libertà di espressione. Come si evince, così non è. Una cosa è esprimere un’idea, altra cosa è incitare all’odio e alla violenza. La prima cosa è un diritto inalienabile. L’istigazione all’odio e alla violenza non lo è. Perché lede i diritti e le prerogative degli altri individui. E come tutti sanno, la mia libertà finisce dove comincia la tua. Per questo esistono lo stato e le leggi. Per evitare che gli uomini siano lupi per altri uomini. Homo homini lupus… ma anche no.

IL TESTO: DDL 2005 ZAN