FEM NEWS – LA FINESTRA FEMMINISTA / Andrà tutto bene?! Invece è andato tutto male. È arrivato il momento della “rivoluzione della cura”

Si avvicina Natale e i consigli di cadeaux sono sempre graditi e appetibili. A Nolite piacciono quelli che sfamano curiosità e riempiono vuoti culturali. Da brava collettiva di femministe, Nolite guarda ad un altro collettivo, il londinese The Care Collective, di cinque tra autrici e autori provenienti dall’accademia dall’attivismo internazionale (Grecia, Australia, Stati Uniti, Regno Unito). Care-cura, dal latino interessamento attento e sollecito; riguardo, attenzione; rimedio; preoccupazione, affanno. Attenzione! È una di quelle parole dalla profondità impressionante, che superano il suo stesso significato, che non riduce, ma potenzia e si rinnova. È empatia, filosofia, impegno nel tempo che dura. Si può scriverne una canzone memorabile, ma anche un manifesto colorato e necessario, firmato dal The Care Collective e tradotto dalle attiviste Marie Moise e Gaia Benzi, edito da Alegre nel 2021 (“Manifesto della Cura”). Nolite consiglia questo libriccino per avvicinare tuttie ad un cambio di paradigma antirazzista, ambientalista, solidale, indiscriminata, queeer, democratica, non patriarcale né assistenziale.

Manifesto della Cura

Nel primo anno di pandemia non si è fatto altro che discutere della crisi sanitaria, economica, ambientale e migratoria, dell’origine del virus, le cause e la necessità di cambiare le storture del sistema che l’ha provocato. Poi però non è successo niente. Tutto è proseguito come prima dell’epidemia anzi come se non ci fosse mai stata. Con l’arrivo degli ingenti fondi europei è ripresa la corsa alla crescita e al rilancio dello stesso sistema che ha causato i disastri.

Crescono i profitti per le grandi aziende farmaceutiche, che pagano imposte irrisorie, grazie alla vendita di oltre il 90% delle dosi al miglior offerente tra i paesi ricchi e rincari del prezzo per dose, fino a 24 volte il costo stimato di produzione (fonte OXFAM e EMERGENCY). Crescono la spesa militare, la produzione e il commercio di armamenti. Nell’anno della pandemia e del collasso dei sistemi sanitari, la spesa militare ha continuato a crescere nel mondo al ritmo del 2,6%. In Italia quest’anno sfiora i 25 miliardi, con incremento dell’8,1%, primo committente l’Egitto di Al Sisi. (fonte SIPRI). Crescono le disuguaglianze sociali, la disparità di genere, la violenza sulle donne, la povertà, la precarietà, i morti e le morte sul lavoro, i disastri ambientali e climatici, la violazione dei diritti umani, i flussi migratori, i nazionalismi, la paura, l’odio.

Eppure con la pandemia il pianeta ha fatto sentire la sua voce e le Nolite di tutto il mondo l’hanno ascoltata. Hanno elaborato idee, soluzioni, priorità, scelte da fare, sono anche state ascoltate, anzi audite in Parlamento, ma poi ignorate. Al welfare solo le briciole. Alla cura del pianeta solo greenwashing. Tuttavia la vulnerabilità dei corpi, l’interdipendenza fra umanie, non umanie e il pianeta, la centralità sociale del lavoro di cura, la sicurezza garantita dalla sanità e non dal militarismo, sono sotto gli occhi di tuttie.

La pandemia ha reso evidente come la vita di tuttie dipenda dalla cura universale come principio organizzativo di ogni ambito sociale, economico, politico. Sì, la cura, da sempre svalutata e considerata improduttiva, perché attribuita alla presunta predisposizione naturale delle donne, gratuita e relegata nella sfera domestica, oppure la cura affidata a donne immigrate malpagate e sfruttate, oppure privatizzata e ridotta a qualcosa che si può comprare sul mercato come servizi alla persona, naturalmente da parte di chi se lo può permettere.

Si può mettere in pratica la politica e l’etica della cura non mercificata? Sì. Si possono sperimentare “comunità di cura” basate sul mutuo soccorso, sullo spazio pubblico, sulla condivisione delle risorse e sulla democrazia di prossimità. Durante la pandemia sono state attivate molte pratiche di mutualismo senza le quali le persone più fragili non sarebbero sopravvissute. Sono pratiche da rendere sistemiche, con o senza pandemia. Ma per fare questo non basta il volontariato e la cittadinanza attiva, occorrono infrastrutture sociali, servizi socializzati, riconoscimento del valore dei legami di comunità e forme di beni comuni. Occorrono soprattutto risorse economiche e investimenti pubblici e statali per le infrastrutture della cura dal locale al globale.

Occorre superare lo “stato di incuria” in cui viviamo per costruire uno “stato di cura” volto a risolvere i bisogni di tutte le persone che vivono in un territorio, uomini, donne, bambinie, anzianie, disabili, stranierie, queer in modo inclusivo. Creare infrastrutture di welfare “dalla culla alla tomba” non burocratiche, non paternalistiche, promuovere servizi solidaristici, progetti orizzontali di comunità, incoraggiare la partecipazione alle decisioni, secondo un’idea di democrazia orientata ai bisogni collettivi, non alle logiche del mercato o al profitto per pochi. Insomma un cambio di paradigma: la cura da destino femminile a responsabilità collettiva sociale e politica, attraverso la rivoluzione della cura, una visione a radice femminista che si espande ad ogni livello e porta benefici a tuttie perché è appunto anche visione antirazzista, ambientalista, solidale, indiscriminata, queeer, democratica, non patriarcale né assistenziale.

Nolite

FemNews di Nolite

Ogni mercoledì si apre una finestra femminista su RavennaNotizie, dalla quale ogni settimana si respira aria pungente, si espongono germogli al sole, si stende la biancheria profumata al sapone di Marsiglia, si appendono lunghe trecce di aglio e peperoncino, ci si rilassa con un bicchiere di vino e l’ultima sigaretta, si parla con il vicinato, si accarezzano felini senza nome cantando Moon river, si guarda oltre con occhiali di genere. Nasce così una rubrica autonoma rispetto alla testata che gentilmente la ospita, pluralista, apartitica, decisamente femminista, che cerca di trovare il modo di agire per trasformare il mondo. Fem News ha una firma collettiva NOLITE – imperativo negativo latino omaggio alla condivisa cultura umanistica, alla passione politica, alla compulsione alla lettura, alla madre Atwood (Nolite te bastardes carborundorum, Non consentire che i bastardi ti annientino), alla lotta ancillare per dire no al pensiero dominante patriarcale, coloniale e specista.