FEM NEWS – LA FINESTRA FEMMINISTA / Fermiamo i figlicidi. Chi difende i figli e le figlie dai padri violenti? 

Un padre violento può essere un buon padre? Per noi di Nolite la risposta è scontata, ma non è così nel nostro paese.

Claudio, 16 mesi, gettato nel Tevere dal padre Patrizio Franceschelli il 4 febbraio 2012; Laura, 12 anni, uccisa a coltellate dal padre Roberto Russo che accoltella anche la madre il 23 giugno 2019 ; Alessia e Livia Schepp, 6 anni, scomparse e mai ritrovate il 30 gennaio 2011 mentre erano col padre Mattias Schepp suicida; Andrea, 11 anni e Davide, 9 anni, uccisi e dati alle fiamme dal padre Pasquale Iacovone nonostante la mamma avesse già presentato dieci denunce per minacce e violenze, il 16 luglio 2013;  Matias, 10 anni assassinato il 16 novembre 2020 dal padre Mirko Tomkow.

Sono solo alcuni dei figli e delle figlie uccisie in Italia per mano dei padri, ma la lista è atrocemente lunga: 515 casi dal 2009 a oggi secondo la stima dell’associazione Federico nel cuore.

L’ultimo caso di figlicidio è quello del piccolo Daniele, 7 anni, ucciso a Capodanno dal padre Davide Paitoni a Morazzone (Varese) per vendicarsi della ex, madre del bambino, che lo aveva denunciato per lesioni e minacce e aveva chiesto la separazione. Nonostante le denunce per violenza familiare e minacce, Paitoni aveva potuto stare con il figlio il 31 dicembre. Il diritto di visita non gli era stato sospeso anche se si trovava agli arresti domiciliari per aver accoltellato un collega di lavoro. Nelle larghe maglie istituzionali nessuno si era fatto carico di valutare l’opportunità delle visite e la pericolosità di Paitoni. Il piccolo Daniele diventa così l’ennesima vittima non tanto di un vuoto legislativo, ma di un vuoto di coscienza e di responsabilità istituzionali.

Nolite ricorda il dibattito e gli allarmi delle femministe sulla legge 54/2006 “Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli”. Purtroppo il tempo ci ha dato ragione. Sulla carta si trattava del diritto dei figli a mantenere rapporti con entrambi i genitori, ma in pratica è diventato un atto di costrizione per bambini e bambine a mantenere rapporti anche con padri violenti o che non desiderano incontrare.

Un principio diventato, nella sua applicazione, una restaurazione della patria potestà, che garantisce a qualunque padre, anche se violento, di incontrare i figli perché “è pur sempre il padre”. Tribunali e servizi sociali hanno applicato il principio di bigenitorialità a tutti i costi, ignorando o minimizzando i casi di denunce e condanne dei padri per violenza familiare.

E dire che la Convenzione di Istanbul, le recenti pronunce della Cassazione e tutte le norme internazionali sui minori sono chiare: a prevalere nel caso concreto deve essere sempre il principio della sicurezza e dell’incolumità psicofisica del minore. E allora cosa non funziona?

Nolite ascolta voci autorevoli come quella di Antonella Veltri presidente di D.i.Re. – Donne in Rete contro la violenza:Continuiamo a ripetere che le norme ci sono, ma non sono applicate o vengono interpretate sulla base di un pervasivo pregiudizio contro le donne che denunciano la violenza. Occorre un cambiamento radicale nell’applicazione delle misure esistenti. Sono troppi i bambini e le bambine uccisi dai loro padri come estrema vendetta e aggressione contro la loro madre che cercava di sottrarsi a violenze e maltrattamenti. Ma le donne non vengono credute, le loro paure non vengono prese in considerazione, anzi rischiano di essere accusate di essere madri alienanti, malevoli, non adatte a crescere i figli. La magistratura procede a compartimenti stagni, manca la formazione dei magistrati e si continua a sottovalutare il rischio. Ma soprattutto la violenza maschile contro le donne deve diventare una priorità politica e istituzionale: con risorse economiche adeguate, contingenti di forze dell’ordine adeguati per assicurare il rispetto delle misure di protezione, formazione di tutti coloro che intervengono e coinvolgimento delle esperte dei centri antiviolenza, perché è nei centri antiviolenza che è stata costruita un’ analisi del fenomeno della violenza che deve diventare patrimonio condiviso di tutte le istituzioni e orientarne le decisioni per proteggere donne e bambini”.

Voci autorevoli come quella del giudice Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano e consulente della commissione parlamentare sui femminicidi:C’è una sottovalutazione complessiva della pericolosità di questi padri. C’è l’assenza di una norma o la mancata interpretazione di una norma già esistente che prevede la sospensione della responsabilità genitoriale in caso di violenza domestica. C’è un retaggio culturale, per cui si ritiene che, anche se un uomo è violento con la madre o con le altre persone, possa comunque essere un buon padre. Niente di più sbagliato. È contrario all’articolo 31 della convenzione di Istanbul che ordina di accertare sempre la violenza domestica prima di affidare il bambino al padre violento”

O quella di Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio: Purtroppo ancora una volta la piena circolarità delle informazioni nei procedimenti giudiziari, in questo caso tra procura e gip, non ha funzionato come avrebbe potuto e dovuto funzionare, ancora una volta la violenza domestica non viene letta o viene sottovalutata.”

E allora ecco la norma di cui parla il giudice Roia. Il 13 ottobre scorso è stato presentato al Senato il Disegno di Legge n. 2417 a firma delle senatrici e senatori Valente, Papatheu, Rizzotti, Laforgia, Vono, Fedeli, Rampi, Pittella, Giacobbe e Iori, per l’introduzione di più stringenti ed adeguate garanzie della sicurezza dei minori mediante l’inserimento nel Codice civile del nuovo art. 317 ter (Provvedimenti riguardo ai figli nei casi di violenza di genere o domestica), un disegno di legge nato su proposta dell’associazione Federico nel cuore onlus e dell’UDI, Unione delle donne in Italia. In particolare, con la riforma dell’art. 317 ter si richiede che, “nei casi di allegazioni di violenza, il giudice, anche d’ufficio, disponga l’immediata sospensione del diritto di visita del genitore violento e, previo e immediato coordinamento con le altre autorità giudiziarie anche inquirenti, assuma misure di protezione e decida per l’affidamento temporaneo del minore all’altro genitore o, nel caso d’impossibilità, ai parenti di questo entro il quarto grado”.

Nolite ha firmato la petizione a sostegno del DDL 2417 lanciata qualche giorno fa e invita tuttie a firmare: Fermiamo i Figlicidi #DDL2417Subito

https://www.change.org/p/maria-elisabetta-alberti-casellati-fermiamo-i-figlicidi-ddl2417subito

Nolite, convinta chela violenza maschile contro le donne deve diventare una priorità politica e istituzionale (A. Veltri) guarda con interesse all’esperienza di un paese che ci sta provando sul serio: la Spagna. La “Ley organica” è un patto di Stato contro il maschilismo in atto da 10 anni, una delle leggi più avanzate del mondo perché affronta alla radice la violenza di genere con educazione all’uguaglianza di genere, regole sul campo pubblicitario e tribunali speciali sul tema. Oggi in Spagna ci sono 106 tribunali dedicati alla violenza di genere e altri 351 che si occupano del tema assieme ad altre questioni. Una donna che vi si reca può contare su unità forensi e mediche specializzate e di uno sportello dove psicologi, assistenti sociali e avvocati la informano sugli aiuti a disposizione. Così la vittima può ricevere gratuitamente assistenza psicologica, avere accesso ad aiuti economici, a una casa, assentarsi dal lavoro. La vittima ha inoltre a disposizione un avvocato che la difende gratuitamente in tutti i procedimenti. I tribunali speciali hanno portato a una specializzazione del personale giudiziario. La violenza di genere è presente nei testi da utilizzare per i concorsi, negli esami delle scuole giuridiche e nei corsi di aggiornamento. Nel 2020 è stata approvata una legge che introduce nelle scuole primarie e secondarie la materia “Valori civici ed etici”, che include i temi dell’uguaglianza di genere, del femminismo e della prevenzione contro la violenza machista. Dal 2021 è obbligatoria anche la formazione annuale per le forze dell’ordine.

Nolite però scartabella dati e registra che la Spagna fino al 1° gennaio 2022 ha contabilizzato unicamente, nelle statistiche dei femminicidi, le donne uccise nell’ambito della coppia, o da ex mariti ed ex partner. Questo conteggio tristemente al ribasso va avanti dal 2003 e da allora fino al novembre del 2021 sono in totale 1.118 le donne uccise nell’ambito della coppia (nel 2021, 37). Dal 2022 come femminicidi verranno compresi anche i casi in cui donne vengono uccise al di fuori dalla coppia, o da ex partner. Si includerà nel conteggio anche le donne morte a seguito di violenza sessuale, aggredite ed uccise in famiglia e le vittime della violenza vicaria, cioè quando vengono colpiti i figli per danneggiare la madre. Per concludere, una legge virtuosa è tanto, ma solo un lungo tempo di applicazione e continua revisione può disincrostare i sedimenti violenti di una cultura patriarcale e machista, che non risparmia neanche bambine e bambini.

In Spagna sono ancora troppe le donne che muoiono per mano di un uomo violento. Qualcosa però si è mosso. Adelante Italia!

Nolite

FemNews di Nolite

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