FEM NEWS – LA FINESTRA FEMMINISTA / Disuguaglianza, virus inguaribile che la pandemia ha peggiorato. E nel PNRR gli interventi mirati alle donne sono solo l’1,6% del totale

Nei primi due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, mentre 163 milioni di persone sono cadute in povertà. Mentre ogni 26 ore una persona supera il miliardo di patrimonio, ogni 4 secondi una persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere. Uno diviene ricco, mentre 23.400 persone muoiono.

È in sintesi il quadro che esce dal Rapporto “La pandemia della disuguaglianza” pubblicato in gennaio in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. “Siamo stati colpiti dalla pandemia come da una calamità, ma non tutti allo stesso modo. È stato come se, di fronte a una tempesta, in pochi si trovassero su uno yacht, gli altri su una zattera”, commenta Elisa Bacciotti, responsabile di Oxfam Italia. Nolite scopre con rabbia e sconforto come la pandemia abbia aumentato la povertà e le disuguaglianze nel mondo e nel nostro paese e come le donne siano le più colpite.

Barca Nolite

Le donne (manco a dirlo) hanno subito l’impatto economico della pandemia più duro, con rinuncia e/o perdita di lavoro, di reddito, aumento significativo del lavoro di cura non retribuito e aumento della violenza domestica. E così se prima della pandemia si ipotizzava un tempo di 99 anni per raggiungere la parità di genere nel lavoro e nel reddito, ora ne occorreranno 135.

PANDEMIA: L’OCCUPAZIONE FEMMINILE IN ITALIA È SCESA SOTTO IL 50%

Sappiamo che le donne hanno perso maggiormente il lavoro perché impiegate in prevalenza nei settori più colpiti dalla pandemia (commercio, sociale, ristorazione, turismo) e perché sono quelle che lavorano con contratti a termine e non hanno quindi potuto beneficiare del blocco dei licenziamenti. Il risultato è che l’occupazione femminile in Italia è di nuovo scesa sotto il 50%, mentre la media europea si attesta al 62,7%. Inoltre è cresciuto il part time involontario delle donne che è arrivato al 61,2% contro il 21,6% medio delle donne europee.

Un quadro drammatico confermato dal Bilancio di genere 2021 presentato in Parlamento pochi giorni fa dalla sottosegretaria al Ministero Economia e finanza Maria Cecilia Guerra. “Siamo rovinosamente scivolati indietro – commenta Guerra – Siamo davanti ad una discriminazione nella discriminazione: l’aggravarsi della situazione delle madri, soprattutto quelle più giovani, a dimostrazione che, al di là della retorica sulla maternità, nel nostro paese figli e lavoro continuano a essere largamente inconciliabili”.

A conferma della mancata condivisione dei carichi familiari all’interno delle mura domestiche ci sono anche i dati Inps sui beneficiari dei congedi Covid: i 300 mila minori interessati sono stati presi in carico per il 79% dalle madri e per il 21% dai padri. Qualche timido segnale positivo arriva dai congedi parentali: la percentuale dei padri beneficiari, nel periodo 2011-2020, è cresciuta dal 10,8 al 22,3 per cento, ma si tratta comunque di un dato che non racconta nulla dei comportamenti.

PNRR

PNRR: UN ALTRO PIANO CHE DIMENTICA LE DONNE?

Sentiamo dire da ogni parte che tutto, o molto, si sistemerà con l’arrivo dei fondi del PNRR. Ma cosa prevede il PNRR per la riduzione del divario di genere? Da quel che ne sappiamo ben poco e quel poco non è rassicurante.

Cristina Da Rold, giornalista scientifica, ha calcolato che nel Pnrr gli interventi mirati alle donne rappresentano solo l’1,6% del totale, mentre il 18,5% riguarda misure che potrebbero avere riflessi positivi, anche indiretti, nella riduzione dei divari a sfavore delle donne; mentre, per la parte restante degli interventi del PNRR (77,9%), la possibilità di incidere per ridurre divari di genere esistenti dipende in larga misura da come verranno tradotti in pratica questi finanziamenti.

Addirittura, secondo l’economista e accademica Fiorella Kostoris, “nell’ultima stesura del Piano, approvata il 12 gennaio dal Consiglio dei ministri, la “Parità di genere” scompare dal titolo della Missione 5, rinominata “Inclusione e coesione” e non vengono destinate risorse significative al sostegno dell’occupazione femminile nel mercato del lavoro”.

Oltre alla mancanza di ascolto della società civile e alla condivisione pubblica delle vere priorità del paese (ambiente, lavoro, sanità pubblica, scuola, donne, giovani, Sud), un problema serio nell’utilizzo delle risorse del PNRR è mancanza di trasparenza e di dati. Sempre Cristina Da Rold osserva che “senza dati non è possibile monitorare l’impatto di genere delle politiche pubbliche. L’Italia ha la necessità di produrre più dati disaggregati per genere, soprattutto in vista degli ingenti prossimi investimenti.”

Nolite si scuote dallo sconforto dei dati e chiede: Bilancio di genere al Ministero economia e finanza? Necessità di produrre dati disaggregati per genere? E il Comune di Ravenna cosa fa? Che fine ha fatto il Bilancio di genere? Cosa sappiamo delle donne che vivono sul nostro territorio? Chi raccoglie dati, con quale metodo e con quale trasparenza?

Nolite scruta nella nebbia alla ricerca di segnali orientati a contrastare il virus della disuguaglianza, alla ricerca di un’ottica di genere trasversale e sistemica in ogni ambito di intervento governativo locale e/o nazionale che sia. Nebbia fitta. Arriveranno tanti soldi, forse, ma non c’è alcuna visione di cambiamento. Nolite allora si chiede: quanta distanza c’è fra la narrazione mainstream e la vita delle persone?

Il movimento delle donne e di tantie attivistie hanno imparato la lezione della pandemia e rivendicano la necessità di un cambio di passo e di una visione di futuro. La pandemia ci ha mostrato la fragilità dei corpi di fronte a una crisi globale in un sistema votato all’individualismo e alla competizione. Ci ha mostrato quanto siamo interdipendenti gli unie dagli altrie, esseri umani, animali e vegetali che siano. Ci ha mostrato quanto siano essenziali i grandi beni comuni come la scuola, la salute, la tutela dell’ambiente, la dignità del lavoro, i servizi sociali. Per questo vanno difesi, rafforzati e curati e non affidati alle logiche del mercato e all’economia del profitto. 

Perché la visione del mondo e le possibili soluzioni per uscire da questo sistema malato, che il movimento delle donne e di tantie attivistie nel mondo ha elaborato, non viene mai ascoltato né tanto meno presa sul serio? Non è gratificante per le donne reggere il mondo da millenni, dimenticate negli angoli del pianeta, e rispolverate quando il mondo sta per crollare, eppure così è sempre accaduto. Ora sembra che non siamo neanche più capaci di riconoscere che il momento per rispolverarci è arrivato. Come lo dobbiamo dire?

Nolite

FemNews di Nolite

Ogni mercoledì si apre una finestra femminista su RavennaNotizie, dalla quale ogni settimana si respira aria pungente, si espongono germogli al sole, si stende la biancheria profumata al sapone di Marsiglia, si appendono lunghe trecce di aglio e peperoncino, ci si rilassa con un bicchiere di vino e l’ultima sigaretta, si parla con il vicinato, si accarezzano felini senza nome cantando Moon river, si guarda oltre con occhiali di genere. Nasce così una rubrica autonoma rispetto alla testata che gentilmente la ospita, pluralista, apartitica, decisamente femminista, che cerca di trovare il modo di agire per trasformare il mondo. Fem News ha una firma collettiva NOLITE – imperativo negativo latino omaggio alla condivisa cultura umanistica, alla passione politica, alla compulsione alla lettura, alla madre Atwood (Nolite te bastardes carborundorum, Non consentire che i bastardi ti annientino), alla lotta ancillare per dire no al pensiero dominante patriarcale, coloniale e specista.

Commenti

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  1. Scritto da Maria

    Disuguaglianza partita dal governo e divulgata ogni giorno nelle televisioni e sui giornali.