FEM NEWS – LA FINESTRA FEMMINISTA / L’insopportabile peso delle vecchie. Il caso di Maria Ballardini: non esistono femminicidi altruistici

Negli ultimi saggi che presentano le età della vita delle donne e degli uomini le tradizionali partizioni si sono moltiplicate in sfumature di età. La fine dell’età riproduttiva arriva ineluttabile ed è individuata dalle definizioni vecchiaia e senescenza. Sono periodi di vita anche lunghissimi, con esordi frastagliati, soggettivamente modificati dalle condizioni sociali, fisiche, psichiche, ma che hanno una conclusione ben individuata: la morte. Nel corso di queste età si manifesta il declino delle funzioni di molti sistemi e tessuti del corpo, secondo tempi e gravità diverse, che come la fase iniziale dipendono dalla biologia e dalla biografia della donna e dell’uomo.

Nolite in questa settimana ha assistito al dilagare del cinismo intorno al femminicidio di una donna ottuagenaria, intorno ad una morte imposta. Ha letto cronache superficiali, che hanno subito liquidato la complessità e la ferocia dell’assassinio con tentantivi insensati di proteggere l’azione dell’omicida e di relegare la vittima al ruolo di malata, allettata.

La narrazione tossica per ogni femminicidio rispolvera i luoghi comuni di raptus, dramma della gelosia, troppo amore. In questi casi di fronte alla senilità la narrazione si ammanta biecamente di pietismo populista. Si sono costruiti parallelismi con il caso Welby, con la questione delicata del fine vita. L’uomo giustiziere ha salvato la moglie da ulteriori sofferenze. Le femministe della nostra città e i centri antiviolenza hanno definito questa lettura fantasiosa. Nolite, oggi, post referto autoptico, può aggiungere che l’interpretazione di un delitto perpetrato con venti coltellate è ben lontana da qualsiasi forma di eutanasia passiva e indolore.

La notizia dell’omicidio di Maria Ballardini e del tentativo di suicidio del femminicida Claudio Cognola risale al 12 marzo 2022. Ne sentiamo subito il rumore, la confusione mediatica, perché coinvolge il nostro tessuto urbano. Di solito gli omicidi/suicidi in età avanzata si consumano nel silenzio assordante della mancanza di appeal mediatico. A distanza di un giorno si consuma un altro omicidio/suicidio a Genova; la coppia ha oltrepassato i novant’anni, ma la dinamica è la stessa: soffocamento di lei, al quale segue l’autosoffocamento di lui.

Nolite ricerca le fonti di dati attendibili e ritrova le pagine de La Repubblica che registrano i femminicidi e raccontano una strage silenziosa perpetrata nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Aggiungiamo alle ultime, la sequenza di vittime âgées nel 2022.

Donna Anziana

NEI PRIMI TRE MESI DELL’ANNO

Franca Franchini, prima vittima dell’anno in corso, aveva 76 anni e problemi di salute, è morta colpita con un coltello da cucina dal marito di 83 anni a Livorno. Segue Guglielmina Delfina Pasetto, di anni 71, ammazzata dal marito, Renzo Cavazze di anni 76. L’ha soffocata con un cuscino, poi si è impiccato. Poi Albertina Creola, 69 anni, è morta uccisa a colpi di fucile in un’auto nel Biellese, per mano del compagno settantenne che poi ha rivolto l’arma contro di sé. Nolite si ferma qui: i dati del 2021 registrano che le donne vittime di femminicidio di età superiore ai 65 anni sono il 34% del totale, seguono le donne tra i 46 anni e i 65 anni (28%), poi al 27% tra i 26-45 anni, e infine conclude la macabra trafila il 9% delle più giovani da 0 a 25 anni. La senescenza non protegge nessuna.

Nolite conosce donne di tutte le età che accudiscono i mariti anziani e malati, i genitori, i suoceri, trascurando talvolta la propria condizione di salute. Si sa, le donne sono più portate a sopportare, organizzare. Sono nate per curare, il loro istinto è prendersi cura. Lo stereotipo incalza, in questi tempi c’è anche chi riesce a sostenere che l’istinto maschile è imbracciare il fucile per proteggere. Ma è un altro tema su cui torneremo.

Adesso Nolite evidenzia in giallo la parola chiave cura, privata dal conformismo sociale. Dalla prima ondata pandemica che ha spogliato i corpi, rivelandone la fragilità, le Nolite di tutta Italia hanno chiesto a gran voce la rivoluzione della cura ‘per passare da un mondo in cui tutto si misura per prestazioni a un mondo in cui diventano fondamentali le relazioni, ovvero la creazione di un posizionamento politico e culturale, per costruire il legame sociale, per una nuova idea di politica e di giustizia basata sull’interdipendenza e sulla relazione per ridisegnare un nuovo modo di stare al mondo’ (dal Documento approvato dall’Assemblea della Magnolia a Roma, l’8 luglio 2021). Sarà questo posizionamento ad agire finalmente anche contro ogni forma di violenza sistemica contro le donne di ogni età.

La violenza sulle donne anziane è una violenza doppia, se non tripla. Silente e crudele. Tacitata dalla mancanza di fascino per bucare il black mirror dei monitor e faticosa persino nei tribunali. Nella Relazione sui femminicidi in Italia negli anni 2017-18, approvata in Commissione femminicidio il 18 novembre 2021, si legge: I femminicidi/suicidi che vedono vittime donne anziane o con patologie negli atti giudiziari sono motivati con una certa comprensione e benevolenza; le coppie o le famiglie in cui maturano sono descritte come “molto unite”; l’uomo è indicato come colui che si prende cura dell’invalida (moglie, figlia o madre) e, alla fine, la uccide per le seguenti ragioni: per liberare la donna dalla malattia; perché lui stesso non tollera di vederla in quelle gravose condizioni; perché non ha più la forza di accudirla. Le piste di indagine nei femminicidi di donne anziane (specie quando vi è il suicidio dell’autore) proprio per questo sono sempre rivolte alla ricerca di patologie psichiatriche o malattie incurabili o a problemi di carattere economico che possano avere motivato l’evento, tanto da renderlo persino accettabile moralmente.

Nelle aule di giustizia trionfa dunque lo stesso sguardo accondiscendente verso l’azione dell’omicida, incapace di sopportare la sofferenza della donna (che si traduce in tendenza ad archiviare il caso o a renderlo moralmente accettabile) dei post dei leoni e delle leonesse da tastiera e dei commenti agli articoli di giornale sull’esasperazione del poveretto, che si è dovuto prendere cura dell’invalida e, alla fine, la uccide per liberare la donna dal dolore e per liberare se stesso da un sistema ingiusto. Nolite sottolinea la conclusione lucida della giudice Paola De Nicola: femminicidi altruistici? semplicemente non esistono. 

La vecchiaia (è questo il nome che gli altri le danno) può esser il tempo della nostra felicità, scrive Borges. Di certo per Maria, Franca, Delfina, Albertina e per le altre senza nome, non c’è stata alcuna felicità, nessuna benedizione di essere arrivate ad una certa età.

Nolite, infine, in questo tempo drammatico sceglie per concludere e per non lasciarsi annientare dallo sconforto, di costruire un ponte con una Nolite ottantenne Elena Osipova, sopravvissuta all’assedio nazista di Leningrado, che in questi giorni è protagonista in piazza a San Pietroburgo di manifestazioni che rinnovano la sua opposizione alla guerra in Ucraina. Osipova è stata fermata il 3 marzo, ma il 6 marzo e i giorni successivi è tornata con un cartello da lei realizzato: L’indifferenza di oggi ucciderà i tuoi figli di domani.  

Un monito di vita e pace per tuttie.

Nolite

FemNews di Nolite

Ogni mercoledì si apre una finestra femminista su RavennaNotizie, dalla quale ogni settimana si respira aria pungente, si espongono germogli al sole, si stende la biancheria profumata al sapone di Marsiglia, si appendono lunghe trecce di aglio e peperoncino, ci si rilassa con un bicchiere di vino e l’ultima sigaretta, si parla con il vicinato, si accarezzano felini senza nome cantando Moon river, si guarda oltre con occhiali di genere. Nasce così una rubrica autonoma rispetto alla testata che gentilmente la ospita, pluralista, apartitica, decisamente femminista, che cerca di trovare il modo di agire per trasformare il mondo. Fem News ha una firma collettiva NOLITE – imperativo negativo latino omaggio alla condivisa cultura umanistica, alla passione politica, alla compulsione alla lettura, alla madre Atwood (Nolite te bastardes carborundorum, Non consentire che i bastardi ti annientino), alla lotta ancillare per dire no al pensiero dominante patriarcale, coloniale e specista.