FEM NEWS – LA FINESTRA FEMMINISTA / Esserci! Nel cognome della madre. La mentalità cambia la legge e la legge cambia la mentalità

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La notizia della scorsa settimana, che Nolite ha accolto con sollievo, è stata il diroccamento di un caposaldo del patriarcato: l’automatica trasmissione del cognome paterno. Le reazioni più o meno istintive e scomposte, alle quali abbiamo assistito, hanno fatto capire a tuttie quanto le italiane e gli italiani ci tengano alla conservazione di questa genealogia paterna. La domanda insistita e più discreta che serpeggia tra le famiglie è come si farà a gestire il doppio cognome. In realtà, ci sarà anche la possibilità di scegliere anche solo il cognome della madre, ma questa possibilità viene trascurata nel bailamme dell’accumulo matematico di patronimici e matronimici, che a quanto pare spaventa moltissimo. 

Invece, proprio porre sullo stesso piano cognome materno e paterno è il fondamentale passaggio a una società più libera ed equa. Che si stia davvero mettendo in discussione il patriarcato a partire dalle parole e dal loro significato? Nolite pensa proprio di sì. Si guarda intorno, legge e annota questa storica sentenza della Corte costituzionale in un quadro ampio di cambiamento lento, ma ineluttabile che passa attraverso la declinazione al femminile, all’uso del vocabolo femminicida nelle aule di giustizia e da fine aprile in Italia lo sdoganamento della scelta del cognome.

Melania Mazzuco in Figli di un nome migliore – La funzione pedagogica del doppio cognome su La Repubblica del 29 aprile 2022 punta sulla esistenza visibile della madre: “crescere col doppio cognome, sentirsi chiamare, a scuola e in palestra, anche con il nome di lei, insegnerà al bambino o alla bambina che l’esistenza della madre non è subordinata, accessoria, ininfluente. Che ha lo stesso potere, gli stessi diritti, ma soprattutto lo stesso valore. Restituirà a lei – e a tutti i posteri – la centralità e la dignità fin qui negata. La mentalità cambia la legge, ma anche la legge cambia la mentalità. Mi piace pensare – aggiunge la scrittrice – che fra vent’anni le ragazze e i ragazzi italiani cresciuti anche nel nome della madre saranno figli, e poi compagni, coniugi e cittadini, migliori.”

Registro Nascite

In concreto, dopo decenni di attesa, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’attribuzione del cognome del padre in automatico alla nascita, essendo una pratica discriminatoria e lesiva dell’identità non soltanto del nascituro e della nascitura, come già sancito, ma anche della donna che lo ha generato. La sentenza, quindi, dispone che si debba attribuire alle figlie e ai figli i cognomi “di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”. Ribadiamo quanto sia un passo determinante per affermare il riconoscimento dei diritti della madre e una sempre più vicina parità giuridica donna-uomo. Nolite attende le motivazioni della sentenza e si augura che il Parlamento legiferi in merito in tempi rapidi.

La storia del doppio cognome in Italia è lunga e accidentata. Nel 2014 la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato il Belpaese per aver negato a una coppia di genitori la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre, anziché quello del padre, invitando ad intraprendere una serie di riforme legislative o di altra natura per risolvere il problema e allineare l’Italia agli altri paesi europei. A seguito, poi, della sentenza della Corte Costituzionale n. 286 del 21 dicembre 2016 la Consulta ha giudicato illegittima la norma che impone l’attribuzione automatica ed esclusiva del solo cognome paterno. Dal 2017, quindi, è stato possibile attribuire il secondo cognome, di seguito a quello del padre.

Ci sono, quindi, coppie sposate o di fatto che si sono avvalse di questo diritto, per quanto poco noto, e nel momento del lieto evento hanno seguito la procedura che, fino a fine aprile, ha richiesto determinati requisiti, quali: la decisione concorde dei genitori; l’impossibilità di attribuire al figlio solo il cognome della madre; la validità della norma anche in caso di adozione (opzione applicabile anche se i bambini erano nati all’estero, purché figli di cittadini italiani); l’accordo solo verbale tra i genitori; l’indicazione del doppio cognome, data al momento della registrazione della nascita del figlio in Comune. Chi scorra questi requisiti rileva immediatamente i limiti – illeicità? – e le difficoltà, soprattutto se donna e se si è già trovata ad affrontare i momenti pre e post parto. Sempre più numerose le giovani coppie, nonostante tutto, hanno scelto il doppio cognome e hanno diffuso l’informazione e la fattibilità a coppie vicine o amiche, perché la possibilità di affiancare i due cognomi rimaneva una notizia nel limbo sospeso della possibilità, senza mai sdoganare la comunicazione immediata in anagrafe, nei consultori e durante i corsi di preparazione al parto.

Il 27 aprile 2022, in Camera di Consiglio, finalmente la Corte ha deciso sulla propria ordinanza di autoremissione n. 18/2021 che sospese il giudizio riguardante il ricorso di due genitori, che nonostante fossero di comune accordo non avevano potuto ottenere di dare alla figlia il solo cognome della madre. La Corte ha, quindi, dichiarato illegittima l’attribuzione del solo cognome paterno, anziché di entrambi i cognomi, anche nel caso dell’assenza di accordo tra i genitori. Storica sentenza, commenta la giurista Rosanna Oliva de Conciliis, che aggiunge Governo e Parlamento devono ora regolare gli aspetti connessi, come la possibilità di cognomi composti da più parti di utilizzarne solo una parte e la trasmissione del cognome alla generazione successiva.

Anagrafe

Per una disciplina organica della materia si ripartirà, infatti, dai testi depositati in commissione Giustizia a Palazzo Madama, che stava già compiendo un ciclo di audizioni sui disegni di legge sul doppio cognome, presentati sin dall’inizio della legislatura da quasi tutti i partiti. Dalle proposte, dunque dovrà uscire un testo unificato.

Ci saranno nodi da risolvere, per esempio la retroattività della norma, e dinamiche da stabilire (mancata intesa, tempi, secondogeniti, trasmissione etc). La Consulta, per esempio, in caso di mancanza di intesa tra i coniugi ribadisce “salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”, mentre nei disegni di legge si indica come soluzione l’ordine alfabetico.

Nolite continuerà, quindi, a registrare gli sviluppi di questo cambiamento politico e culturale, continuerà a dispiacersi per chi la riduce ad una sciocchezza o addirittura una idiozia, a preoccuparsi per chi “il patronimico garantisce al figlio l’appartenenza ad una stirpe, lo rende immediatamente parte di una storia e di un gruppo”, e ricorda che di riforma del cognome in Italia si parla da oltre quarant’anni. È stata la socialista Maria Magnani Noya nel 1979 a formulare la prima proposta di legge, seguita poi dalla proposta di Laura Cima, deputata verde, nel 1989, mentre la prima discussione in tribunale è stata avviata dall’impegno della scrittrice giornalista Iole Natoli, che nel 1982 sostenne l’illegittimità dell’unicità del cognome paterno. Come quelle Nolite, anche in altri paesi nel mondo, altre attiviste hanno mosso il sistema e segnato la storia del cognome materno. Più note le tradizioni spagnole, portoghesi e sudamericane, paesi cattolicissimi che accolgono plasticamente identità espresse in aggregazioni di nomi e cognomi lunghissimi – alla fine contratti in soprannomi immortali (vedi Pelè) -, la scelta del cognome, negli anni, è stata accolta in Germania dal 1976, in Svezia dal 1982, in Danimarca dal 1983, in Francia dal 2005 e in Austria dal 2013, nel 2022 arriva l’Italia e la storia si sta ancora scrivendo.

Nolite attende, non abbassa la guardia e riporta, in conclusione, i sentimenti di una madre, che nel 1979 ha dato al figlio il doppio cognome perché illegittimo, “un’epoca durata fino a ieri”. “Quest’anomalia – scrive in un post Lidia Ravera, scrittrice –  mi consentì di esercitare quello che non era ancora un diritto delle donne e adesso lo è: non scomparire. Esserci.”

Dietro questo esserci si apre un mondo, quello incommensurabile dell’esclusione delle donne dalla costruzione delle identità e dello scorrere della storia.

Mamma

FemNews di Nolite

Ogni mercoledì si apre una finestra femminista su RavennaNotizie, dalla quale ogni settimana si respira aria pungente, si espongono germogli al sole, si stende la biancheria profumata al sapone di Marsiglia, si appendono lunghe trecce di aglio e peperoncino, ci si rilassa con un bicchiere di vino e l’ultima sigaretta, si parla con il vicinato, si accarezzano felini senza nome cantando Moon river, si guarda oltre con occhiali di genere. Nasce così una rubrica autonoma rispetto alla testata che gentilmente la ospita, pluralista, apartitica, decisamente femminista, che cerca di trovare il modo di agire per trasformare il mondo. Fem News ha una firma collettiva NOLITE – imperativo negativo latino omaggio alla condivisa cultura umanistica, alla passione politica, alla compulsione alla lettura, alla madre Atwood (Nolite te bastardes carborundorum, Non consentire che i bastardi ti annientino), alla lotta ancillare per dire no al pensiero dominante patriarcale, coloniale e specista.

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