LA POSTA DEI LETTORI / Sanità e enti locali territoriali, mancano il confronto e la collegialità
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Le questioni di natura sanitaria dovrebbero interfacciarsi maggiormente con i consessi elettivi che rappresentano i cittadini. Tale approccio non va a interferire sui temi organizzativi e gestionali di competenza esclusiva del direttore generale, ma si riferisce, piuttosto, alla funzione della politica esercitata attraverso la Conferenza socio sanitaria territoriale.
Perché è vero che il manager dell’azienda sanitaria della Romagna deve rispondere del suo operato in termini di raggiungimento degli obiettivi alla Regione e, quindi può, in qualche misura, emarginare gli enti locali, ma è altrettanto vero che la legge ha introdotto una precisa forma di collegamento con i sindaci del territorio, proprio per evitare gestioni autarchiche.
I sindaci, infatti, dovrebbero promuovere costanti dibattiti nei consigli comunali su temi così importanti, mentre generalmente si evita il confronto o al massimo sono limitati a rare occasioni, mortificando in questo modo la sede deputata a esprimere, in modo trasversale, la linea da indicare in sede di Conferenza sanitaria. In altre parole quest’ultima non offre garanzie sufficienti in termini di confronto reale con i territori poiché, di fatto, i rappresentanti dei cittadini sono esclusi completamente dalla possibilità di concorrere alle scelte d’indirizzo.
In questo modo, oltretutto, sottraendo l’organo elettivo dalla possibilità di esercitare la sua prerogativa di svolgere precise funzioni di indirizzo. La politica, dunque, deve riappropriarsi delle sue funzioni e la Conferenza socio sanitaria territoriale è chiamata cambiare passo, rinvigorendo la propria attività peculiare, ma deve altresì tornare ad essere la sede naturale di confronto e di condivisione delle politiche sociali e sanitarie.
Oltretutto stiamo parlando dell’azienda unica della Romagna continuando a ragionare come fossimo tante realtà svincolate e incomunicabili tra loro. Valga come esempio il progetto di realizzazione dell’ospedale cesenate di Pievesestina sul quale dovrebbero esprimersi tutte le componenti politiche e istituzionali dell’area vasta romagnola e non solo quelle circoscritte a quel comune. Ma si continua, invece, ad andare avanti con le consuete logiche di campanile e ciò snatura profondamente la filosofia alla base del concetto di area vasta romagna.
Le linee strategiche promosse dalla dirigenza Usl, dunque, richiederebbero di mantenere un più saldo radicamento con i territori e il loro coinvolgimento effettivo per conoscere e condividere i vari progetti in materia di sanità.
Gianfranco Spadoni, consigliere Civici