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LA POSTA DEI LETTORI / Parco nazionale del Delta del Po o Pro Loco del Delta?

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Mentre la legge di riforma sui parchi giace al Senato, bloccata dalle pesanti critiche di moltissime associazioni impegnate nella tutela del territorio, gli stessi proponenti PD infilano un emendamento che nulla c’entra con la Legge di Bilancio, nel tentativo di cancellare la creazione del parco unico del Delta del Po, previsto per legge dal 1991 ed ancora inattuato.

Un patrimonio inestimabile di biodiversità del nostro Paese, habitat unici che vanno dalle saline di Cervia fino alle zone deltizie del Veneto, il più grande sistema di aree umide d’Italia, sempre più a rischio di aggressioni speculative di ogni genere, bracconaggio ittico e venatorio, attività venatoria indiscriminata e, non ultimo, l’assalto delle compagnie petrolifere nuovamente a caccia di gas.
 
L’iter del Piano Territoriale é in corso dal 1991. Già questo la dice lunga sull’efficacia attuale del Parco. Se pensiamo, ad esempio, che il piano di Stazione delle Pineta di San Vitale e Pialasse di Ravenna è da quasi trent’anni in gestazione e non è ancora stato approvato… Pare evidente che gli Enti locali da Rovigo, a Ferrara, a Ravenna abbiano in mente solo la promozione turistica, manco si trattasse, come ha affermato qualcuno, di una specie di “Pro Loco del Delta”.

L’obiettivo principale, ovvero la conservazione degli habitat e delle specie, praticamente non esiste: non vi sono uffici del Parco che si occupino direttamente di conservazione, le zone umide sono quasi ovunque in condizioni di abbandono e le specie e gli habitat rari in diminuzione, alcuni definitivamente estinti. Punte Alberete, allo sbando da quattro anni, è l’apice negativo di una situazione diffusa. Al di là delle parole pompose come “MAB Unesco”, ci chiediamo che cosa verrà promosso e “venduto” ai turisti se questi ambienti non vengono prima di tutto protetti e conservati. Il Delta veneto é senza direttore, e nel versante emiliano romagnolo il direttore é un funzionario amministrativo.

Sembra evidente che impedire a questi ambienti di divenire patrimonio d’Italia attraverso l’istituzione di un parco di rilevanza nazionale e di essere quindi degnamente protetti e valorizzati attraverso scelte di gestione unitarie, lascerà ancora una volta alla politica locale l’arbitrio di erodere e disgregare quanto più possibile questo straordinario patrimonio ambientale, con lo scopo di limare metri quadri ed ettari alla natura da destinare a villette a schiera, stabilimenti balneari, campi da golf e molto altro.

La caccia è ancora ampiamente praticata anche in zone che per loro caratteristiche ed importanza dovrebbero essere essere ricomprese nel Parco, per un con un giro d’affari di milioni di euro a danno della fauna selvatica che è patrimonio indisponibile dello Stato. Un parco debole che non metta il naso in queste faccende e che mantenga inapplicate le normative nazionali ed europee è la linea finora perseguita dal PD ma anche dalla Lega.
Le associazioni e diverse parti politiche – di ieri una posizione chiara del Movimento 5 Stelle grazie al portavoce Vittorio Ferraresi – promettono battaglia.

MeetUp “A riveder le stelle Ravenna”

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