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LA POSTA DEI LETTORI / Un pensiero per Werther Casalboni

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È di oggi (ieri, ndr) la notizia pubblica della morte, a 68 anni, di Werther Casalboni, che risale però alla settimana scorsa. Una comune amica me ne aveva subito informato, dandomi modo di prendere contatto con la famiglia. L’ha stroncato una malattia implacabile, a cui di certo hanno contribuito le vicende giudiziarie degli ultimi anni e il vuoto delle amicizie che – oltre gli errori e le cadute – gli si era fatto intorno, anche da parte di chi avrebbe almeno potuto ricordarne la generosità d’indole. 

Ho rispettato la decisione dei familiari di celebrare il funerale in forma strettamente privata e riservata, evitando così che sul senso dell’umana pietà, dovuto a chi chiude i conti con la sua vita, interferissero curiosità ed espressioni inappropriate. Ora non resta che pregare perché gli sia data clemenza. E tuttavia la città stessa non dovrebbe dimenticare che Werther non è passato sulla scena pubblica senza meriti. Non era certamente uno sportivo impegnato, ma quando c’è stato bisogno di prodigarsi per il Ravenna Calcio, anche esponendosi in prima persona, non si è tirato indietro, senza chiedere od ottenere niente, sopportando poi per la sua parte le conseguenze giudiziarie degli sfortunati avvenimenti societari.

È stato un imprenditore immobiliare di successo, ma non un immobiliarista (men che meno di corte), mostrando attenzione alle sue scelte e alla qualità delle opere. Lo testimonia il restauro di Villa Roncuzzi a San Pancrazio, antica casa colonica di inizio ’900, di proprietà delle Monache Carmelitane di Ravenna, trasformata in un albergo prestigioso. La crisi immobiliare lo ha travolto senza difese, affondandolo anche nello spirito. Avrebbe dato nuova vita, a buon servizio della città, all’ex Molino Lovatelli, all’ex cinema Moderno e all’ex area del gas di via Venezia, progetti tuttora impantanati. Altri li porteranno a termine.

 

Alvaro Ancisi

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