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Ecatombe di Valle Mandriole: il Parco sa di cosa parla?

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Nonostante la strage di Valle Mandriole, che ha portato alla ribalta nazionale la scandalosa gestione degli ultimi sei anni, nessun segnale forte a favore dell’ambiente. Dopo soli 5 giorni il Parco ritratta il divieto di caccia a tutte le specie emanato il 7 ottobre, e, in accordo con la Regione, la riapre indistintamente, con l’esclusione degli uccelli acquatici. Ma solo per una zona circoscritta a nord della via Baiona, a sud, zona dei Piomboni compresi, tutto resta come prima.

Tutto questo nonostante non vi sia alcun comunicato ufficiale degli enti gestori, di Arpae e dell’Ausl che dichiarino l’emergenza completamente risolta. Anche venerdì 11, nel sopralluogo da cui sono state perentoriamente escluse tutte le associazioni di protezione ambientale, sono stati raccolti animali morti e alcuni ancora vivi, ma in cattive condizioni, presumibilmente intossicati dal botulino.

Domenica 13 ottobre si apre la caccia in pineta, nulla deve turbare questo momento importante per la vita dell’ambiente ravennate, tantomeno una strage di oltre 4000 uccelli morti per incuria.

Eppure, Ispra, nel parere urgente del 4 ottobre, aveva dichiarato: “Si condivide la necessità [sollecitata dall’Associazione Ornitologi dell’Emilia Romagna] di una chiusura temporanea di qualsiasi forma di attività venatoria, entro un entro un raggio di almeno (almeno!) 3 km dall’area contaminata. Ciò al duplice scopo di consentire soste indisturbate ai migratori su acque non contaminate e di non innescare movimento di uccelli sani verso aree di rifugio interne a Valle Mandriole”. Tutto cancellato dopo soli 5 giorni e senza nessuna garanzia.

L’idea di che cosa sappia il Parco del Delta su Valle Mandriole ce la da la risposta del sottosegretario Morassut del Ministero dell’Ambiente all’interrogazione della Lega Nord presentata il 10 ottobre in commissione alla Camera (https://webtv.camera.it/evento/15116, al minuto 20.36): legge la risposta inviatagli proprio dal Parco, il quale, forse passando di lì per caso, dichiara che:

1) La causa non è certa, mentre invece risulterebbero responsi ufficiali di morti dovuti a intossicazione da botulino;

2) La zona non è Oasi di protezione speciale, quando invece essa è classificata dalle norme regionali ed europee come “IT4070001 – ZSC-ZPS – Punte Alberete, Valle Mandriole”, ovvero anche di protezione speciale, a meno che la classificazione non sia stata variata recentemente. Nel leggere sulla pagina dedicata della Regione le specie preziosissime che popolano (o popolavano) questi due SIC-ZPS, che per molte costituiscono il principale o unico sito riproduttivo in Europa, c’è da rabbrividire pensando a come siano stati ridotti.  http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/rete-natura-2000/siti/it4070001
3) Le avocette morte alla data odierna sono almeno 15, e non 12, tutto documentato;

4) Le specie protette trovate morte e documentate da Italia Nostra durante le operazioni di soccorso in cui è stato possibile essere presenti e visionare i sacchi, sono un tarabusino ed i resti di un cavaliere d’Italia, e si dice che sia stata trovata anche una specie rarissima, che era il simbolo prezioso si queste zone, il mignattaio. Tra l’altro, nessun censimento ufficiale con schedatura ed immagini è stato fatto e verrà reso pubblico?

5) Il moriglione citato ad esempio dal sottosegretario come specie protetta leggendo la relazione del Parco è invece specie cacciabile nel nostro territorio e non citata nell’allegato A della Direttiva europea di riferimento.

Un appunto all’interrogante, deputato Morrone, che cita una fantomatica gestione recente dei cacciatori, poi interrotta dal Comune.

Infine, non possiamo che concordare appieno con le richieste della consigliera regionale M5S Gibertoni: commissariamento subito per il Parco del Delta.

Italia Nostra – Sezione di Ravenna

 

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