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Messaggio alle future partorienti: non abbiate paura, in ospedale avrete accanto ostetriche e medici fantastici

Buongiorno, sono una mamma che, purtroppo, come tante altre, ha partorito durante l’emergenza sanitaria legata al Covid, che è ancora in corso. Il mio bimbo è nato a giugno, quando si stava lentamente uscendo dal periodo di lockdown nazionale dei mesi scorsi e in atto c’erano le nuove disposizioni che permettevano molto gradualmente di riaprire i reparti di maternità. A giugno, infatti, rispetto a marzo ed aprile (in cui i papà assistevano solo al parto e non potevano fare visita alle mogli o compagne durante la degenza), era permesso ai compagni/mariti di assistere sia al travaglio che al parto e di far visita alle neo mamme solo un’ora al giorno durante il ricovero. Stessa cosa per le donne che avevano fatto il cesareo. Una condizione certamente non delle migliori per una neo mamma che, appena partorito o dopo un’operazione invasiva come il cesareo, si ritrova da sola con tutto il suo bagaglio di fragilità emotiva e stress fisico, a dover assistere il piccolo appena nato.

Di recente ho letto sul gruppo Facebook dei consultori familiari della nostra provincia (Ravenna, Faenza e Lugo) molti commenti di donne in attesa che si dicono preoccupate visto che, a causa della seconda ondata del virus e in base ai nuovi DPCM, nei reparti di maternità sono tornate in essere le restrizioni che c’erano a giugno, mentre in estate e fino a buona parte di questo autunno, ai neo papà era consentito di assistere la neo mamma per un massimo di tre ore al giorno durante il ricovero. Alcune di loro considerano disumano e contro natura non poter avere accanto la persona cara in un momento così delicato come quello successivo al parto, dove una donna è più esposta a fragilità e solitudine e temono che questa esperienza si trasformi per loro in un vero e proprio incubo. Ho deciso di scrivere questa lettera perché mi piacerebbe riuscire a rassicurare queste future mamme o quanto meno riuscire ad infondere loro un messaggio positivo.

Le loro ansie e paure sono legittime. Anche io ne avevo, non tanto per le limitazioni dovute al Covid, quanto per l’esperienza in sé del parto, essendo il primo figlio. Capisco che attualmente la situazione non si prospetta così rosea per chi deve partorire o deve sottoporsi ad un cesareo: avere accanto un parente o il compagno sarebbe meglio. Tuttavia, in base a quella che è stata la mia esperienza nel reparto di maternità dell’ospedale di Ravenna, voglio dire a queste mamme di non preoccuparsi più del dovuto, perché staranno bene. Sul serio. Avranno accanto delle persone fantastiche – e non parlo solo delle ostetriche, ma di tutto il personale che lavora in reparto – che le accudiranno costantemente nei giorni del ricovero, sempre con il sorriso e con la massima disponibilità. Per dirne una, non potrò mai dimenticare quando, il giorno dopo il parto, ancora stremata dalla fatica e con in braccio un neonato che piangeva in continuazione, un’ostetrica notando il mio disagio, prese in braccio mio figlio e mi disse di andare a fare una bella doccia o comunque di prendermi un momento per me. Quanto apprezzai quel gesto, così umano, ma non scontato.

Alle future mamme in ascolto quindi dico: non abbiate paura di partorire nel bel mezzo di questo caos che stiamo vivendo a causa del Covid. In questo vortice di incertezze, paure e confusione ci siamo dentro tutti, nessuno escluso. L’importante è restare uniti e non cedere allo sconforto. Troverete personale medico ed ospedaliero attento alle vostre richieste, che non vi farà sentire sole nemmeno per un istante, ve lo posso assicurare. Nemmeno questo maledetto Covid potrà privarvi di vivere il parto come l’esperienza per voi più emozionante fra tutte. E quando, finalmente, avrete in braccio il vostro bambino/a, vi auguro di provare quello che ho provato io guardando per la prima volta gli occhi di mio figlio: un profondo senso di gratitudine e un grande sentimento di speranza. La speranza di essere per mio figlio un genitore responsabile, che abbia cura di questo mondo che è, da oggi, anche la sua casa.

Erika