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La pazzia messa in atto sull’Oil&Gas: come demolire anni di studio e l’economia della nostra Romagna

Il Ministro Pattuanelli e la capogruppo regionale 5 stelle Silvia Piccinini e il consigliere comunale Marco Maiolini stanno cercando di demolire l’economia della nostra Romagna? Perché tanto astio contro i progetti Oil&Gas, cosa conoscono di questo settore? Con quale diritto entro nella questione e perché ho tanto a cuore l’Oil&Gas: è in quel settore che ho iniziato la mia esperienza lavorativa nel 1957, congedandomi dopo 64anni di militanza, un diploma e un’ambita qualifica di Foreing Site Manager.

Questa è la seconda volta che in Italia mi trovo a confrontarmi con un grave evento di autolesionismo economico partorito dalle solite menti ambientaliste e mi viene il dubbio siano pilotate da forze superiori che mirano ad impoverire l’Italia.

Nel 1985 firmai un contratto ed entrai come responsabile meccanico prima al centro di ricerca nucleare ENEA-PEC del Brasiamone, poi dopo circa un anno entrai in Ansaldo Nucleare sempre nello stesso centro in seguito chiuso dopo due anni dopo l’esito del referendum sul nucleare del 1987. Al centro PEC del Brasiamone ho avuto la possibilità e lo stimolo per lo studio, in un’ambiente dove il concetto non era solo costruire, ma anche, punto importantissimo, sapere che cosa e perché.

Torniamo al CH4 oggi bruciato banalmente in una caldaia o in un motore a scoppio nella soluzione più elementare, per arrivare ad un prossimo ed imminente futuro in cui la tecnologia italiana permette di utilizzarlo in modo nuovo e più completo, sogno degli scienziati di tutto il mondo. Fra i pochi che hanno raggiunto questa tecnologia c’è l’ENI e c’è Ravenna dove è stata sviluppata, diventando l’avanguardia mondiale del settore che oggi tutti gli Stati del mondo ci invidiano a cui si aggiunge il trattamento della CO2 (vedi OMC 2019).

Capite dunque il valore che questi signori stanno distruggendo, certamente ignoranti di chimica fisica: stanno bistrattando anni e anni di studi su un bene, che è sotto i nostri piedi, impedendo ad aziende italiane di estrarlo e stranamente non impedendone l’importazione dall’estero (sono le forze superiori che citavo prima?) e ignorando che viene chiamato comunemente gas naturale, e cioè prodotto naturalmente anche dall’uomo. Dante cita con una buffa metafora spiegandolo nel canto XXI dell’inferno “Ed elli avea del cul fatto trombetta”.

Volete tappare anche quelli? Una fonte di energia “nostra” e non capisco perché importarlo, non sarebbe meglio e più conveniente togliere forza ai suoi detrattori? Per ultimo, la mala ecologia è solo italiana o è anche mondiale? Se è anche mondiale, perché non andare a chiudere anche i pozzi in Russia o in Kazakhstan?

geometra

Geom. Carlo Gambi

Commenti

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  1. Scritto da Giacomo Ravaioli

    Ho appena concluso la mia laurea magistrale in ingegneria energetica quindi spero di non far parte degli “ignoranti di chimica e fisica” citati e non sono soggetto a nessun “potere superiore”.
    Questo articolo esprime la più totale insensibilità ai cambiamenti climatici e all’impatto ambientale del gas naturale. Ma immagino che a chi lavora nel settore dell’Oil&Gas queste cose non vengano spiegate – e anche nel caso, volutamente distorte.
    Non so quali siano gli scienziati così entusiasti della nuova tecnologia, ma sono sicuro che parecchi farebbero notare come il problema delle emissioni di gas naturale sia già durante estrazione e trasporto. E come per evitare una catastrofe ambientale dobbiamo portare a 0 il suo utilizzo entro il 2035.
    Sul punto del gas “naturale”, anche il carbone e il petrolio sono naturali. Quindi dovremmo continuare a bruciare anche questi?
    La vera pazzia è continuare a dare la priorità ai progressi economici e tecnologici continuando a destabilizzare il clima.

  2. Scritto da Stefano M.

    Che l’obiettivo sia andare verso la decarbonizzazione e’ un dato e non e’ discutibile. Il tema e’ come arrivarci in tempi brevi : e questo, forzatamente, comporta l’utilizzo delle risorse che abbiamo in casa, non perche’ ci piaccia, ma perche’, avendo rinunciato al nucleare e, per quanto ci illudiamo, non essendo in grado nel breve di sostituire l’enegia da fossili con energie alternative, per cui non siamo pronti (oggi,a titolo di esempio, in Italia, ci sono DUE distributori a Idrogeno per auto…), il bilancio ambientale tra importazione del gas dall’estero e utilizzo del nostro, e’ decisamente a vantaggio del gas a km zero. Questo, associato allo stoccaggio della CO2, suggerito da tutti i principali enti di ricerca (vedi IAEA, etc.) e’ l’unico sistema, nel breve periodo per raggiungere i target della decarbonitizzazione.

  3. Scritto da leo

    il lavoro sarà creato dai navigator – le iscrizioni alle superiori hanno evidenziato
    ancora una volta che gli studenti preferiscono i licei salvo poi non terminare la
    scuola ed in minima parte andare alle università- poi ci lamentiamo che i nostri
    laureati fanno i commessi o vanno all estero- che altre prospettive di lavoro gli creiamo – visto che
    andiamo a distruggere un patrimonio di competenze e professionalità – andiamo a lavorare dai cinesi che hanno cantieri non qui

  4. Scritto da Giacomo Ravaioli

    Il fatto che non sia possibile sostituire le fonti fossili con energie alternative è solo una convinzione che si auto-avvera. L’unica cosa che non ci permette di farlo è il continuare a dire che non si possa fare e conseguentemente il continuare ad investire nelle fonti fossili in modi sempre più costosi ed inefficienti per cercare di renderle un po’ meno peggio. E gli unici “poteri superiori” che sono all’opera, come citato dall’articolo, sono esattamente le compagnie di Oil&Gas che hanno solo da guadagnarci dal reiterare queste convinzioni.
    Ci sono studi su come l’Italia possa ridurre le emissioni a 0 addirittura entro il 2040, con investimenti che si ripagano da soli, più posti di lavoro e minore dipendenza dall’import di fonti fossili (per esempio lo studio “Italia 1.5” commissionato da Greenpeace, ma non solo), senza ricorrere a gas naturale e CCS.
    Le uniche cose che mancano solo la conoscenza che si possa fare (e articoli come questo certo non aiutano) e la volontà.

  5. Scritto da Giacomo Ravaioli

    Vorrei rispondere anche al commento di leo. Io sono un giovane laureato italiano in ingegneria che ha deciso di uscire dall’Italia per completare i suoi studi e che probabilmente continuerà a lavorare all’estero.
    Ma posso assicurarle, e penso valga anche per molti giovani ingegneri come me, che incrementare gli investimenti nell’Oil&Gas aumenterebbe solo questo problema. Quando incominceremo veramente a puntare su innovazione e lavoro in campi legati alla sostenibilità e sulla ricerca, allora più giovani decideranno di rimanere.

  6. Scritto da Vittorio

    Il Geom. Carlo Gambi, sarà sicuramente di IV “veri demolitori d’Italia”

  7. Scritto da Stefano M.

    Credo che sul tema CCS ci sia parecchia confusione : la prima e’ quella che lega lo stoccaggio della CCS all’estrazione degli Idrocarburi. Lo stoccaggio della CO2 in profondita’, fortissimamente voluta dai paesi del Nord Europa, e dalle principali agenzie internazionali, per abbassare in tempi rapidi, la quantita’ di CO2 nell’atmosfera, prende la CO2 da chi la produce, per smaltirla nel sottosuolo. Nella nostra regione potremmo parlare dei distretti ceramici, delle acciaierie…in UK sono in gran parte le centrali ancora a carbone…CO2 non vuol dire idrocarburi, in prima istanza….certo, sarebbe bello pensare ad acciaierie che fanno andare gli altiforni con il solare ma…..bisognerebbe ricoprire l’intera valle di Comacchio per avere abbastanza energia…un discorso diverso, e complementare, e’ sullo sviluppo delle energie integrative / alternative, che tutt’ora necessitano di forti investimenti…investimenti che, piaccia o meno, sono essenzialmente finanziati dalle maggiori societa’ dell’Energia, ormai colossi integrati, che guardano al futuro, e non piu’ obsolete societa’ dell’O&G. Ricordiamoci che la Germania, con politiche verdi e centrali nucleari, dagli anni ’80, non riesce a coprire con tutto questo piu’ del 70% del proprio fabbisogno…e non rinuncia alle fossili. Noi abbiamo ancora molta piu’ strada davanti, come possiamo immaginare di essere piu’ bravi di loro, passando ad abolire in toto le fossili nel breve periodo ?

  8. Scritto da nautilus

    Già scritto la settimana scorsa: Stato italiano detiene direttamente (Ministero del Tesoro) e indirettamente (CDP) una fetta rilevante (il 30%) di ENI. D’altro lato, il Governo italiano per mano principalmente dei 5S lavora alacremente per ostacolarne e/o boicottare qualsiasi progetto in ambito nazionale. Ha un senso, tutto ciò?

  9. Scritto da Mr. Fog

    @Giacomo Ravaioli, carissimo neo laureato sarei davvero curioso in quale paese “green” andrà a lavorare, se pensa di essere nel giusto ed è convinto di poter cambiare l’Italia rimanga qui con noi, una tale eminenza in materia non può abbandonarci in balia dei cattivoni dell’Eni! Comunque il mondo è bello perchè è vario e a volte (solo a volte) fa piacere anche sentire qualche commento come il suo. Cordiali saluti

  10. Scritto da Alberto

    Anch’io sono un italiano che vive all’estero e sentire che a Ravenna il futuro è l’Oil&Gas fa male.

  11. Scritto da agi62

    Ve lo raccomando lo studio “Italia 1.5”, mi sembra di leggere numeri dati a caso che se li cerchi in altri “ambienti” sono totalmente diversi.
    Il punto rimane, giustissimo avanzare con le fonti rinnovabili ma nel frattempo se chiudiamo i rubinetti del gas, come proseguiamo?
    La risposta non è ancora stata data, si farfuglia qualcosa ma nulla di certo, solo propaganda che non porta a nulla, voglio capire come si pensa di generare l’energia elettrica necessaria, perché è facile dire “passiamo tutto elettrico che è a impatto zero”, mica vero, da dove caspita verrà l’energia elettrica, dove e come vengono costruite e smaltite le batterie e con quali tecnologie?
    Inoltre considerate una cosa, si sta facendo tanto per produrre meno CO2 ma secondo me tutti gli sforzi verranno vanificati dall’aumento della popolazione mondiale per cui ci ritroveremo nel 2050 ad avere gli stessi problemi.

  12. Scritto da Gianluca

    Io sono un giovane ingegnere di quasi 50 anni e vivo a Ravenna (a differenza di altri neolaureati che scappano fuori e gettano la loro sentenza).
    Mi chiedo se domani chiudessero la valvola che porta il gas a terra, come faremmo a riscaldare le nostre case? Con la pompa di calore? Ma l’energia elettrica proviene in buona parte da fonti fossili e/o nucleare (comprata all’estero a caro prezzo!). Non crederete mica che con le poche ore di luce che ci sono nei mesi invernali si riesca a produrre energia ed immagazzinarne anche per scaldare la casa!!!
    Pensate a una soluzione.. Poi ne riparliamo. Oggi per la decarbonizzazione c’è solo il progetto sperimentale di fusione nucleare. Il resto non è sufficiente a coprire i nostri fabbisogni

  13. Scritto da Ed

    64 anni di militanza?
    dovrebbe avere almeno 84 anni….

  14. Scritto da Giacomo Ravaioli

    Qui nessuno è scappato dall’Italia per paesi più green. Il cambiamento climatico è un problema globale, non è che lo si risolve in Italia e siamo tutti a posto. E se posizioni all’estero permettono di avere più impatto, magari perchè più in linea con i propri interessi, i benefici sono per tutti.
    Non ho mai detto che sia possibile chiudere i rubinetti del gas oggi (anche se ovviamente mi piacerebbe). Ma è possibile farlo in tempi utili per evitare una CATASTROFE se facciamo ogni sforzo possibile fin da ora. Perchè la scienza è chiarissima e non abbiamo scelta: o smettiamo di bruciare fonti fossili, o quando il clima ci si rivolterà definitivamente contro tutte le fonti fossili del pianeta saranno inutili.
    Mi piacerebbe che questo diventasse il punto di partenza di ogni discussione. E vedere meno opinioni del tipo “questo non è possibile” e più costruttive. Che ci piaccia o no, un modo alternativo alle fonti fossili ci deve essere, quindi spendiamo le nostre energie per trovarlo.

  15. Scritto da agi62

    Caro Giacomo, non sono ingegnere ma mi piace ragionare, sono d’accordissimo sul dover obbligatoriamente uscire dal fossile, anche perché tantissimi oggetti di uso comune partono dal petrolio e se non si trovano altre materie prime per produrli bisognerà centellinarlo solo per le cose serie ma con la “moda” dell’elettrificazione totale da qualche parte l’energia elettrica bisogna prenderla e se non faranno progressi a breve con la fusione nucleare la vedo dura produrne abbastanza senza il fossile e comunque nessuno ha ancora risposto alla domanda: come caspita la produciamo se chiudiamo il metano?
    Gradirei una risposta anche solo per partire con la discussione 🙂
    Se volete partecipare alla discussione in atto in questi giorni basta andare al seguente link, mi piacerebbe che chi ha postato qui si aggregasse e esponesse le proprie idee, è un news group pubblico:
    https://groups.google.com/g/it.discussioni.energie-alternative