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Emergenza climatica, invertire rotta prima possibile anche a Ravenna

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In questa torrida estate 2021, lo scempio ambientale che data da molti decenni sta mostrando crudelmente le sue conseguenze, sia con il drammatico fenomeno di temperature elevatissime (ed incendi  estremamente distruttivi)  in aree del mondo fino ad ora ritenute fresche, sia con le devastanti alluvioni che hanno di recente colpito tragicamente la Germania e il Belgio. Fatti che non solo dànno ragione alle nostre storiche mobilitazioni, ma testimoniano come una svolta radicale nel senso della trasformazione ecologica sia urgentemente necessaria.

A Napoli si è appena concluso, dopo quattro giorni di lavori, di cui due alla presenza dei Ministri dell’Ambiente dei Paesi del G20, il Summit Ambiente, Clima e Energia. I rappresentanti delle venti economie più industrializzate non hanno perso occasione per fornire, pur in presenza dei disastri climatici, l’ennesima dimostrazione di  miopia, o forse cecità.

La “prima intesa sull’ ambiente”, salutata dal Ministro Cingolani con entusiasmo, perché “per la prima volta il G20 ha riconosciuto l’interconnessione tra clima, ambiente, energia e povertà”, e che secondo noi sta a indicare invece quanto si sia in terribile ritardo, è stata pressoché compromessa dalla distanza delle posizioni sul processo di decarbonizzazione. Dopo intense negoziazioni, ha dichiarato da Cingolani, si è arrivati a concertare un documento di “intesa generale”, in cui si rinuncia ad affrontare  due questioni fondamentali. I punti chiave infatti, sia il riferimento all’obiettivo di non superare gli 1,5°C – da tradurre in un grande sforzo concentrato nel decennio appena iniziato – sia la data per l’abbandono completo del carbone sono stati stralciati! Due punti di minima senza i quali si rischia di trovarsi nel campo delle mere chiacchiere. Anche questa volta la montagna partorisce il topolino.

LA DISPARITA’ TRA PAROLA E AZIONE contraddistingue la politica climatica da quarant’anni. Decenni perduti, decenni in cui, a dispetto di molti documenti e di molte manifestazioni di belle intenzioni, quasi tutte le elites del mondo hanno accelerato la corsa verso l’ irreversibilità, anziché impegnarsi davvero nella lotta contro il tempo per arginare la peggior emergenza che abbia mai minacciato i destini di tutti i popoli del pianeta. I paesi del G20 rappresentano più dell’80% del Pil mondiale, il 60% della popolazione del pianeta e circa il 75% delle emissioni globali di gas serra e sono tutti firmatari dell’Accordo di Parigi, attraverso cui si erano impegnati a contenere il global warming a fine secolo “ben al di sotto dei 2°C”, giurando che avrebbero fatto il possibile per non superare la soglia di +1,5°C, limite da non valicare. Ma gli enormi interessi economici – rappresentati soprattutto dai colossi dell’energia fossile – e l’azione infaticabile dei loro fedeli amici politici, sono fino ad ora riusciti a svuotare di significato ogni affermazione di buone intenzioni. In ambito climatico i paesi del G20 continuano a preferire una commedia che ormai sta diventando criminale: roboanti dichiarazioni ufficiali degne dei più convinti Fridays for Future, mentre rimandano a ripetizione  ogni azione significativa. Sta di fatto che, a quasi sei anni dalla sigla dell’Accordo di Parigi, e decenni dopo il Protocollo di Kyoto e  altre importanti risoluzioni, gli obiettivi di riduzione stabiliti dai singoli Paesi proiettano ancora il futuro del pianeta oltre i +3° al 2100.

E tutto questo mentre, come dicevamo, la Germania, la provincia di Henan in Cina, ampie zone della Nuova Zelanda, dell’Iran e della Nigeria sono sott’acqua per le inondazioni, il Canada e la Siberia bruciano, le estati sono sempre più torride.

Un’altra notizia di questi giorni, che soprattutto noi ravennati dobbiamo meditare con attenzione è quella del miserabile fallimento del sistema di stoccaggio e sequestro (CCS) di anidride carbonica del gigante petrolifero Chevron nel suo impianto di Gorgon, in Australia. Impianto che fino ad ora è riuscito a sequestrare solo un quarto delle emissioni che la società si era prefissa di abbattere. Un fallimento che pone  enormi problemi per qualsiasi compagnia che intenda scommettere sulla CCS, e per le istituzioni che appoggiano tali scelte.

MA  TUTTE E TUTTI COLORO CHE SI BATTONO DA SEMPRE NON MANGERANNO LA FOGLIA.  Contro queste scelte di politica energetica scellerate e perdenti e per un nuovo modello basato sulla produzione energetica diffusa da fonti rinnovabili, e sulla rigenerazione ambientale complessiva (riforestazioni ed espansione delle aree naturali, stop al consumo di suolo e ripristino di suoli mitiganti, ripresa del controllo pubblico e riparazione dell’equità sull’acqua, guerra al dilagare delle plastiche, nuove politiche dei trasporti ecc.) molte mobilitazioni stanno sviluppandosi in tutto il mondo. A Napoli, per esempio, i movimenti hanno sfilato in una città blindata, ed è stata inviata una lettera aperta indirizzata ai Ministri del G20 da una folta rete di realtà europee impegnate a difendere la giustizia climatica anche nei tribunali, trascinando alla sbarra i governi accusati di inazione climatica e di violazione dei diritti umani.

LA LETTERA DENUNCIA l’inadeguatezza delle politiche varate dai paesi riuniti a Napoli, chiede misure radicali e un pacchetto post-pandemia improntato all’azione climatica, e avverte che la battaglia continuerà non solo nelle piazze ma anche di fronte ai giudici.  Sicuramente le vaghe dichiarazioni verranno riprese da gran parte dei media e raccontate come “storico” risultato. Ma ben sappiamo che bisognerà incrementare  ogni mobilitazione se si vuole sperare di invertire davvero la rotta. Questa seconda metà dell’estate e l’inizio dell’autunno saranno pieni di occasioni che rimetteranno il clima al centro della scena, in tutto il mondo, in Italia e anche a Ravenna, dove prioritariamente si intensificherà lo sforzo di contrastare  il grande imbroglio del progetto ENI per il CCS, e sul quale vorremmo finalmente vedere al nostro fianco anche pezzi significativi del mondo politico, delle forze sociali e della società civile. Rispondere con efficacia e urgenza alla sfida del secolo è una necessità irrimandabile.

Giuseppe Tadolini, Coordinamento ravennate “Per il Clima-Fuori dal Fossile”

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Commenti

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  1. Scritto da BARUZZI LUCIANO

    CERTAMENTE AVEVAMO GIà PARLATO DI EMERGENZA CLIMATICA FINO DAI PRIMI ANNI 7O COME –ITALIA NOSTRA–WWF ITALIA–GREEN PEACE COL GRANDE SCIENZIATO GIORGIO NEBBIA MA NESSUNO HA ASCOLTATO-COMPARVERO I TERMINI..PREVEDERE E PREVENIRE ORA BISOGNA RICONOSCERE GLI ERRORI FATTI PER LASCIARE A TUTTI UN MONDO VIVIBILE E LEGGERE LEGGERE LEGGERE LA MONTAGNA DI LIBRI SCRITTI ALLORA—-GRAZIE LUCIANO BARUZZI VECCHIO AMBIENTALISTA GEOGRAFO LUGO DI ROMAGNA RA