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L’Europa boccia l’impianto di stoccaggio di Co2? Escano dalle ambiguità anche Governo e Comune di Ravenna

Se le notizie che arrivano in queste ore sono attendibili, la Commissione europea ha bocciato il progetto di CCS, negando i finanziamenti che Eni aveva richiesto tramite il Fondo Europeo per l’Innovazione. L’impianto CCS Eni di Ravenna non rientrerà tra i progetti aggiudicatari dei finanziamenti, e neppure fra quelli che riceveranno l’assistenza della Banca Europea per gli Investimenti.

La notizia non può che riempirci di gioia, ma manteniamo una prudente diffidenza.

Comunque si profila una probabile bocciatura per ENI e per quanti hanno fino ad ora acriticamente appoggiato il colosso energetico.

Come  movimento e come Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile” intendiamo mantenere alta la guardia, e non diamo troppo credito alle notizie prima che siano suffragate da solidi elementi. Speriamo che al più presto si conoscano le motivazioni della bocciatura, e paventiamo che a questo punto possa essere il governo italiano a finanziare l’opera.

Crediamo che la politica locale e regionale debba uscire dalle ambiguità e pronunciarsi definitivamente contro un’opera inutile, dannosa, costosa e destinata a rinviare sine die l’inizio della fuoriuscita dal modello estrattivista.

Il Governo dovrebbe invece aprire un confronto serio che metta sul tavolo il tema di una profonda riforma di ENI, intanto sostituendo i vertici del colosso energetico nazionale che, al di là di qualche proclama e di qualche operazione di greenwashing, continuano a contrastare l’avvio di una giusta transizione energetica, orientata verso la rapida decarbonizzazione (che – ricordiamolo – non significa  solo rinuncia all’uso del carbone, ma superamento di tutte le fonti producenti anidride carbonica).

I progetti industriali energeticamente insensati,  come appunto quello progettato a Ravenna, devono essere abbandonati, come pure devono essere bloccate tutte le procedure e i finanziamenti  relativi ad ampliamenti e potenziamenti delle strutture dedicate alle fonti fossili, come le trivellazioni previste nel lughese e la realizzazione della cosiddetta Linea Adriatica. La Legge sul Clima europea fissa al 2030 il target di riduzione della CO2 del 55%, ma i programmi di ENI, e l’insieme della volontà politica, per ora vanno in senso ben diverso.

Coordinamento Ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”

 

Commenti

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  1. Scritto da NB

    Al di la del fatto che sicuramente le emissioni (e non solo di CO2) vadano ridotte, bisogna anche capire che il cambiamento non avverrà domani, ottimisticamente ci vorranno 30 anni.
    Inoltre l’italietta è tutt’altro che autosufficiente per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, e quindi è in balia del mercato e degli umori di chi ci rifornisce.
    E mentre noi ci castriamo da soli, i nostri vicini europei continuano a produrre energia con fonti come il nucleare, il gas ed il carbone, e noi la compriamo pure, perchè costa meno della nostra e perchè, come dicevo, non siamo autosufficienti.
    E a proposito di costi, ma qualcuno si è mai posto il problema? Chi pagherà questo cambiamento? Le infrastrutture necessarie a sorreggere “l’elettrico” che tutti spingono costerà migliaia di miliardi di Euro.
    Io sono pronto a scommettere che lo pagheremo noi, e i nostri figli, a caro prezzo, perchè nessuna industria sarà disposta a diminuire i propri introiti, neppure di 10 cent…