L’OMBELICO D’ORO / Un’Epopea FLOP. A proposito della cannibalizzazione di Dante e dell’esposizione-dissertazione che dopo un po’ annoia

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Appena uscito dal Mar mi siedo davanti alla Loggetta e ripenso alla mostra appena vista, Dante. Un’Epopea POP. Mi sorge subito una domanda: perché non mi è piaciuta? Sono diventato un insopportabile parruccone? O lo sono sempre stato? Pensieri che ti possono rovinare un aperitivo.

Se non apprezzo il pop, significa che sono snob? Se non colgo l’ironia della mostra, significa che sono un rompicoglioni maledetto? Mi accorgo che c’è qualcosa di sottilmente ricattatorio in questo tipo di allestimenti: con la scusa dell’ironia e dell’accessibilità, la critica rischia di passare per elitaria o, peggio, retrograda.

Davanti a uno schermo interattivo che “dantizza” il visitatore, la critica ha le armi spuntate: deve prendere seriamente un gioco. O deve giocare a essere seria? Non lo so. Questa è la sfida di oggi: aggiungere all’onere dell’argomentazione una dimostrazione di leggerezza. Proviamoci.

Una metà della mostra è curata dal linguista Giuseppe Antonelli, in collaborazione con Giovanni Battista Boccardo e Federico Milone, e si concentra sullo studio della fortuna popolare di Dante. Dante in senso largo: personaggio, poeta, mito. Un Dante “non pedante”, per usare l’espressione di Antonelli: cosa buona e giusta. Ma è un Dante un po’ ridondante quello che, sala dopo sala, viene presentato al pubblico.

Attraversando la mostra, che si colloca a metà strada fra Wunderkammer e salotto della zia (ammetto che mi è venuto in mente La fondazione di Raffaello Baldini) siamo bombardati da migliaia di cimeli danteschi internazionali: in ordine sparso ci sono cartoline, giornali d’epoca, fiammiferi, foto di Mike Bongiorno, riproduzioni di Doré, manga, Totò all’Inferno, Topolino & Joy Division, bastoni intagliati, lettere private di Petrarca, pubblicità di purganti, carte da gioco, progetti di case degli orrori a tema dantesco, spezzoni di Caroselli e telegiornali, videogiochi per X-box, juke-box con canzoni di Jovanotti e Battiato, busti e lamette. (A proposito, dov’è La casa di Jack di Lars von Trier? Bisognerà emendare questa mancanza con un altro articolo…)

Mike Dante

Dante Olio

L’impostazione della mostra rivela l’accademismo dei curatori. La tesi è: Dante fa parte dell’immaginario collettivo. Lo svolgimento è un elenco schiacciante di prove, di curiosità, di aneddoti, organizzate in capitoletti come in una dissertazione (“Dante a memoria”, “Dante per immagini”, “Dante in parodia”…), per dimostrare fino a che punto Dante sia stato assurdamente cannibalizzato. E come in una dissertazione, dopo un po’ ci si annoia.

Nonostante alcune belle sorprese – penso alla versione della Commedia in slang inglese di Sandow Birk (“Listen Virg! You’ve been the best guide a guy could hope for”), o alle illustrazioni infernali a volo d’elicottero di Rino Ferrari – la furia accumulatrice è tale e tanta da stordire il visitatore. Disegna qui! Suona il vinile! Schiaccia il bottone! Gioca! Sopraffatto dagli stimoli, mi sento un po’ come il cane di Pavlov e finisco per trascinarmi da una sala all’altra, incapace di concentrarmi.

La seconda parte della mostra, curata da Giorgia Salerno, è invece un percorso nell’arte contemporanea, che ripone l’intento didascalico e sfida il visitatore a ricostruire i nessi delle scelte operate. La Salerno lo ammette apertamente nella sua presentazione: le opere contemporanee esposte sono frutto dell’intermediazione attiva del curatore. Individuati i temi guida (Anime, Viaggio, Figure femminili, Sogno e Luce), è seguito l’accostamento di opere per rileggere in chiave innovativa il poema dantesco.

Sacral di Edoardo Tresoldi

Sacral di Edoardo Tresoldi

Alcune volte l’incastro riesce, altre no. Non riesce quando si forza il pensiero dantesco, quando lo si corregge o lo si edulcora dalle nostre posizioni “avanzate”. Penso alla sezione Figure femminili, dove usando la poesia di Antonia Pozzi si “riscrive un finale” per Paolo e Francesca, come per esorcizzare lo spettro del femminicidio; o quando, accostandola a un’opera di Tomaso Binga, si re-interpreta la figura di Semiramide: lussuriosa e incestuosa in Dante, donna “che non accetta di essere discriminata (…) perfetta sessantottina” nella mostra. Qui l’ingenuità rischia di normalizzare Dante, di smussarne gli angoli.

Altre volte si vede troppo lo scotch fra intento e riuscita: penso a Sacral, opera notevole del lanciatissimo Tresoldi che, isolata in mezzo al chiostro della Loggetta, dovrebbe rappresentare il “castello degli spiriti magni” del limbo dantesco. Citazione molto poco pop, a dire il vero, che svela la sostanziale gratuità dell’installazione nell’economia della mostra.

Cioni

L’opera di Adelaide Cioni in mostra al Mar

Ma ci sono anche accostamenti giudiziosi, che davvero arricchiscono l’esperienza della visita. Penso all’eleganza naïf delle stoffe di Adelaide Cioni, che reinterpretano Giotto e i cicli musivi ravennati nella sezione Il sogno. Penso alle oniriche opere di Rauschenberg. E penso soprattutto a Il viaggio, la sezione dedicata a Richard Long e alla sua land art. Qui l’intersezione fra il peregrinare del ghibellin fuggiasco e il cammino quasi religioso dell’artista inglese crea un interessante gioco di specchi fra i secoli: si va oltre il concetto di “fortuna” dell’opera dantesca per esplorare la ben più feconda “influenza” del suo pensiero. Per trovare tracce dantesche proprio dove non ci aspetteremmo di trovarle.

Le influenze più forti che ci guidano sono quelle nascoste. In fondo, il compito di una mostra è anche quello di portare a galla il non-detto, il non-esposto, le connessioni oscure fra le cose, piuttosto che esporre il conosciuto. Ma dovevo solo giocare a essere serio. Non ce l’ho fatta.

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Commenti

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  1. Scritto da jack

    Per fare una citazione realmente pop rischiando il pubblico linciaggio mi sento di asserire :” Per me l’Epoea pop è una cagata pazzesca ! ” attendo i 45 minuti di applausi…..

  2. Scritto da armando

    @ jack….a me invece è piaciuta e molto !!! l ho trovata divertente, curiosa e per tanti versi inedita.- Una guida esperta ci ha accompagnato, illustrandoci anche quello che, forse, vista singolarmente, avremmo perso.- complimenti….