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Idilio Galeotti (AFeVA): Giustizia inappagata per i morti da amianto, ora servono azioni concrete

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In attesa di conoscere le motivazioni che hanno portato alla sentenza in merito al processo per le morti per amianto al petrolchimico di Ravenna, desidero dare la mia massima solidarietà ai lavoratori e ai familiari che hanno visto inappagata la loro richiesta di giustizia per la morte dei loro cari, anche perché non bisogna dimenticare che nel caso specifico su 75 operai presi in esame nel 2009, circa 40 sono morti.

Questi sono i dati e per questa ragione dico che manca una cultura della prevenzione sui temi della salute e sicurezza del lavoro, per cui le  malattie e morti derivate dall’esposizione da amianto non hanno la giusta attenzione. Nel frattempo l’amianto continua a essere presente in tantissime realtà del nostro territorio e si sottovaluta la gravità che questo comporta per tutti i cittadini.

In questi anni, nei quali la crisi economica e produttiva ha colpito anche la nostra provincia, un punto sul quale si è cercato di risparmiare, o non lo si è considerato importante dal punto di vista degli investimenti e formazione, è proprio la salute e sicurezza sul lavoro.

Poi, certo, piangiamo e ci indigniamo, quando muore una persona delle nostre realtà, ma si fa poco affinché le ragioni che hanno causato l’infortunio siano evitate con un processo di educazione alla prevenzione degli infortuni.  In questo con un atteggiamento ancora più latente rientrano i malati e morti per cause derivate dall’amianto.

Va considerato che in Emilia Romagna per i malati di mesotelioma si è passati dai 73 casi del 1996 a picchi di oltre 150 casi nel 2013. Questi dati sono drammatici ed evidenziano l’esigenza di mettersi insieme per intervenire sulla questione amianto con urgenza, il problema è più che mai attuale e in aumento e i rischi di contrarre la malattia possono colpire tutti.
Da considerare che il peggio deve ancora venire. Fonti accreditate ministeriali prevedono un picco dei malati attorno al 2025, per questa ragione occorre intervenire con urgenza su questo tema.

A Ravenna la situazione non è migliore, dagli anni 70 ad oggi sono state presentate all’Inps 9.689  domande ai fini pensionistici, mentre  i dati  dell’Inail ci dicono che solo nel 2010 sono state 2.300  le denunce per il riconoscimento delle malattie professionali correlate all’amianto. Inoltre dal Registro regionale mesoteliomi risultano essere decedute 178  persone in provincia di Ravenna  per malattie correlate all’amianto.

Nel nostro territorio come AFeVA  abbiamo avuto incontri con i livelli istituzionali di Ravenna, Lugo e Faenza, e altri sono programmati. Consideriamo il confronto avviato, un momento positivo di incontro fra parti diverse, con auspicabili obiettivi comuni, ma poi occorrono azioni concrete.  Serve ad esempio un monitoraggio per individuare le superfici di amianto ancora presenti nei comuni, per poi affondare in un secondo momento la questione dello stoccaggio e smaltimento.

Per fare questo la procedura sarebbe molto semplice, ci sono esempi virtuosi in regione, cito il caso del comune di Rubiera (Re) che attraverso una spesa minima, coinvolgendo una società che utilizza i droni, in pochi giorni ha monitorato il territorio e rilevato la consistenza del fenomeno, per poi passare alle fasi successive dello smaltimento. Serve assolutamente e con urgenza  un’unità di intenti e di azioni immediate da parte di tutti i Comuni del territorio Ravennate. Siamo in una fase in cui i morti di mesotelioma aumentano, per questo come AFeVA auspichiamo che il  confronto con le istituzioni locali possa portare ad interventi concreti sulla grave problematica amianto.

Idilio Galeotti, referente AFeVA (Associazione Familiari e Vittime Amianto) Provincia di Ravenna

                                                                                                                          

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