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Daniele Vistoli: La Darsena di città e la mancanza della progettazione urbanistica

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La Darsena di Città, come la bella Cecilia, a forza di proporla di qua e di là, ho paura che nessuno se la piglia. Non se la piglia la partecipazione a un concorso, in cui ci presentiamo in zona Cesarini, quando avevamo 4 mesi a disposizione e arriviamo 73esimi; non se la piglia neppure il progetto Creative Spirits della Commissione Europea, agganciato, perché non può nascere un modello incrementativo con logiche di sviluppo sostenibile, su una base pianificatoria, in assoluto e soprattutto resiliente, che non c’è.

Non credo si possano condire le tagliatelle col ragù, se ancora non ci siamo arrivati a fare la sfoglia; figuriamoci se poi a tavola siamo, addirittura in otto! Smettiamola di ripeterci che la Darsena è una bella opportunità, detto anche dagli “estranei”, proviamo ad andare oltre. Sono diverse decine di anni che non abbiamo una pianificazione urbanistica; sono decine di anni che non so se non siamo capaci o proprio non la vogliamo fare. Io propendo per entrambe.

Possibile che non si capisca, che per fare una giacca non si parte dai polsini. Pianificare urbano globale è lungo, occorrono 2-3 anni prima di vedere qualcosa, dato l’estremo ritardo; questo fa un gran bene assoluto alla città, ma dal punto di vista elettorale non paga, perché non immediatamente percepibile, riscuotibile.

Paga di più, lasciare incancrenire i problemi e poi dare una soluzione abborracciata, di volta in volta all’ ultimo momento, proponendosi come salvatori; e lasciare l’onere di questioni spinose, impopolari, ad altri …la Regione…lo Stato. Senza tanti giri di parole, oggi serve una pianificazione della “città che arriva al mare”, allineata con COP21, portata al 2030.

Da questo e solo man mano che si procede con questo, far discendere dei piani rionali. La Darsena di Città, ha come conditio sine qua non, la sanificazione del bacino d’acqua, previa la soppressione di ogni immissione inquinante e la sua chiusura con porte vinciane sotto il ponte mobile. Diversamente diventa il cul de sac di rifiuto idraulico del porto, in perenne, tramite la marea. La sanificazione può avvenire solo con l’immissione di acque salate, provenienti dal largo, oggi ferme alla pinetina Micoperi e traslate con due tubazioni da 24 pollici, per semplice caduta, fin di fronte alla Stazione. Maturato opus est.  

Daniele Vistoli, architetto
 

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