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Leonardo Palmisano: Perchè manca il giornalismo cooperativo agli Stati Generali dell’Informazione?

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Rattrista dover constatare che il mondo giornalistico cooperativo non è stato invitato a parlare in occasione dell’inaugurazione degli Stati Generali dell’Informazione. E rattrista ancor di più la sottovalutazione, oggettiva, della storia del movimento cooperativo come portatrice di evidenti questioni di legittimità democratica nel settore editoriale.

Il tema dell’informazione, in una fase nella quale è diventato difficile far sopravvivere i giornali e i giornalisti, va affrontato in tutte le sue sfaccettature, conservando il rispetto del pluralismo e del principio di laicità. In Italia la rarefazione delle testate e il crollo dei lettori si accompagna ad una netta sottovalutazione pubblica della ricerca di verità come lavoro. Come lavoro, sì. Da pagare bene, da tutelare, da curare.

Perché chi fa i giornali non lo fa per ozio, ma per diffondere verità. Quella verità costantemente sottoposta a ricatto da un mercato sempre più intossicato da player come Google, il cui gigantismo rischia di soffocare ogni giorno il pluralismo. Allora, fa specie leggere che chi chiede, come noi, il diritto di parlare agli Stati Generali sarebbe affetto da infantilismo. Fa specie, perché il movimento editoriale e giornalistico cooperativo ha raggiunto da un bel pezzo l’età adulta, a differenza di alcuni degli ospiti d’onore dell’incontro.

Fa specie ancora di più quando si vuol mettere in discussione la qualità del lavoro cooperativo nel settore, senza tener conto della quantità di lavoro garantito da noi nel pieno rispetto dei contratti e dei diritti. Allora, l’augurio è che al di là di questo increscioso incidente di avvio, si prenda atto della nostra esistenza e della nostra pazienza, che si accompagna sempre ad una buona capacità di ascolto, di riflessione e di intervento.

Leonardo Palmisano, vicepresidente nazionale di Legacoop CulTurMedia

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