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Assoraro: Fumata nera per la Commissione Ambiente sulla strage nella Valle della Canna

Dichiarando già in apertura che la Commissione Ambiente, convocata sul disastro ambientale della Valle della Canna, doveva avere un indirizzo politico, molti ne avevamo già compreso l’epilogo. Dopo l’apertura del Presidente della Commissione, lunga quanto basta per raccontare quanto accaduto, sono intervenuti i tecnici del Comune di Ravenna che hanno fornito un quadro chiaro e attendibile della vicenda e su ciò che servirebbe per tentare di risolverla. Sono seguiti gli interventi del Parco del Delta, di Romagna Acque, di Ispra, del WWF di alcuni esperti e già lì, dopo oltre due ore e mezza, i giornalisti, e alcuni cittadini che avevano resistito sino ad allora dopo aver sentito ripetere più o meno le stesse cose, si sono allontanati.

Probabilmente si era compreso che buona parte delle cause di quanto accaduto quest’anno (ed anni addietro), erano riconducibili proprio alla politica, o quanto meno a ciò che questa ha partorito per gestire questi ambienti, con un accavallamento di competenze e un incrocio di responsabilità che, di fatto, ha complicato qualsiasi possibilità di intervento. Quanto meno in tempi accettabili. E non si intende solo per la gestione dell’emergenza, ma ci si riferisce ai tempi congrui per la realizzazione di quelle opere che sarebbero state utili ad evitare simili situazioni.

Sarebbe stato invece interessante far vedere le foto con la dimensione del sifone interratosi sotto il Lamone per capire se si poteva sistemarlo a suo tempo, chi poteva farlo e, nel caso, quanto sarebbe costato. Sarebbe stato interessante sapere se uno degli Enti coinvolti, partendo dalla Regione, abbia destinato negli ultimi 10 anni risorse economiche ad opere concrete per la tutela della Valle della Canna o, nel caso, se le avessero invece destinate ad altri scopi ambientali e magari in base a quale criterio. Sarebbe stato utile capire chi era stato invitato al tavolo di coordinamento tecnico per le valli istituito nel 2018 e soprattutto chi doveva convocarlo affinché lavorasse per il bene delle valli. Sarebbe …

La commissione si è invece trasformata in un convegno, denso di relazioni certamente autorevoli e rispettabilissime, ma ripetitive e sovrapponibili fra loro, riprendendo temi affrontati più volte dal 2011 ad oggi. Fra le tante conclusioni a cui si può arrivare e’ che, al solito, temi di tale importanza si affrontano e vi si presta attenzione solo con le emergenze: quando ci sono morie di volatili o di pesci. E le iniziative che ne derivano sono condizionate dalla fretta, dai giornalisti che se ne vanno dalle aule e dal protagonismo di taluni nel voler dare una risposta in tempi rapidi, dimenticandosi poi di continuare ad occuparsene successivamente.

Ma per ultimo, la cosa più triste che emerge avendo ascoltato il dibattito non è solo l’assenza di responsabili, ma è che la Valle della Canna e Punta Alberete, dopo decenni di interventi dell’uomo e con i cambiamenti climatici (che non sono degli ultimi due anni), non sono più aree naturali, ma sono ormai artificiali e richiedono continuamente opere e interventi dell’uomo. Una gestione che rende questi invasi di acqua ricchi di biodiversità, ma a costi elevatissimi per realizzare e per garantire la manutenzione ma anche per la gestione. E se non prendiamo atto di tutto ciò e non lavoriamo continuativamente in questa direzione, le conseguenze saranno nuovamente quelle viste nei primi giorni ottobre di quest’anno.

E, infine, qualsiasi diversa proposta per la gestione di questi ambienti lanciata da più parti circa la separazione delle valli dal Parco del Delta, o anche l’annessione alle Saline di Cervia, prima di una seria valutazione, devono essere precedute da una seria analisi di quanto accaduto per non ripetere nuovamente gli stessi errori.

Paolo Guerra, Assoraro