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L’Altra Faenza: quale disegno urbanistico per la nostra città?

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L’avvicinarsi del Consiglio comunale del 20 febbraio, che dovrà discutere, tra altro, anche delle ormai famose “manifestazioni di interesse” per nuove urbanizzazioni, sta suscitando interesse e varie prese di posizione.

Fin dall’inizio di questa vicenda, ci siamo battuti contro nuovi insediamenti residenziali, non solo per non aumentare il consumo di suolo e la dispersione urbana, ma soprattutto tenendo conto della situazione locale che vede 3.800 appartamenti, ed altre costruzioni, vuoti, alcuni dei quali magari inutilizzabili come sono oggi, ma potrebbero essere riqualificati e riutilizzati, in alternativa a nuove urbanizzazioni.

A questo dato vanno aggiunti altri 3.300 nuovi alloggi che si potrebbero già realizzare in aree edificabili, ma non sono mai partiti per mancanza di domanda, altri sono partiti e rimasti incompiuti (solo per fare due esempi l’ecoquartiere San Rocco oggi in abbandono, o la zona “Colombarina”).

A questo proposito, nello stesso Consiglio Comunale, verranno esaminati altri vecchi progetti urbanistici, alcuni minori, altri più significativi, che dovranno essere esaminati con attenzione in commissione, perché non tutti possono essere approvati nel loro complesso.

È anche questo un motivo in più per confermare l’opposizione alle nuove urbanizzazioni, come le villette nell’orto di villa Ghilana in via Firenze; quelle in via Cimatti/Santa Lucia, esterne al territorio urbanizzato; quelle a nord di via Sant’Orsola.

Solo il progetto per il recupero degli scarti edilizi in via Granarolo/S.Andrea ha un interesse pubblico, con i necessari interventi di attenuazione degli impatti sul traffico, realizzando lo spostamento dall’impianto della cava Crocetta in via Modigliana.

Ma la questione più importante che vogliamo porre è quale deve essere l’atteggiamento col quale l’Amministrazione affronta le questioni urbanistiche oggi e per il futuro: non è possibile che il disegno della città sia semplicemente definito dalle richieste dei privati e il pubblico si limiti a chiedere qualche compensazione (a volte anche sotto i valori reali) magari con piccole aree verdi che diventano pubbliche, restando poi a lungo inutilizzate, per mancanza di risorse e di progetti.

È la questione che il Consigliere Edward Necki ha posto da tempo con l’ordine del giorno sulla predisposizione del Piano Urbanistico Generale, che è stato votato all’unanimità, dove si pone la “… necessità di una diversa progettazione della città pubblica futura, dove le nuove urbanizzazioni non hanno (se non per casi particolari) ragione di essere, ed è invece necessario riqualificare e rigenerare il patrimonio esistente dal punto di vista funzionale, ambientale, energetico, ecc. come chiede la nuova Legge Regionale”.

Legge regionale che pure ha dei limiti, infatti nel programma della lista Emilia-Romagna Coraggiosa, che noi abbiamo sostenuto, si afferma: “Occorre modificare e migliorare la legge contro il consumo di suolo. Per raggiungere davvero l’obiettivo del consumo di suolo zero, ogni nuovo utilizzo di suolo è da considerare nel limite del 3%, senza concedere alcuna eccezione promuovendo uno sviluppo urbano fondato solo sulla rigenerazione, sulla riqualificazione e l’utilizzo di aree dismesse…”.

Per quanto ci riguarda questi contenuti sono tra quelli significativi per costruire un programma innovativo per il governo futuro della città. Infatti noi oggi non ci limitiamo ad opporci a nuove urbanizzazioni, ma chiediamo che fin da subito, in questo scorcio di consigliatura, si dia mandato agli uffici urbanistici di cominciare a predisporre l’Albo degli immobili resi disponibili per la rigenerazione urbana, previsto dalla Legge regionale, individuando le rispettive proprietà (pubbliche, private, fondazioni, ecc.) per indicare gli interventi dentro la città costruita, che hanno effettivamente un interesse pubblico, sui quali possono essere richieste eventuali “compensazioni” future e chiedere ai potenziali investitori a indirizzare lì i loro progetti.

L’Altra Faenza

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