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Articolo Uno Ravenna aderisce all’appello per la regolarizzazione dei migranti

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Articolo Uno Ravenna aderisce all’appello lanciato da cittadini e associazioni di questa provincia che si sono mobilitati per la regolarizzazione universale dei migranti presenti sul territorio nazionale in condizione di non volontaria irregolarità. Crediamo che, malgrado il fatto che lo stato di emergenza che il Paese si trova ad affrontare abbia imposto una scala di priorità necessaria e nuova, il tema della regolarizzazione dei migranti sans-papiers, irregolari ma non per propria volontà, sia uno dei temi da affrontare e a cui dare risposte efficaci e valide.

Articolo Uno sostiene, condividendo anche le posizioni espresse in questi mesi da altre forze, come non sia più accettabile che in Italia ci siano oltre 600mila persone sprovviste del permesso di soggiorno, e quindi private dei diritti elementari della persona e destinati allo sfruttamento intensivo del lavoro nero, a sistemazioni abitative precarie, in alcuni casi alla contiguità con la microcriminalità.

Sono molteplici le cause della crescita del numero di presenze irregolari, a iniziare dalla natura strutturale dei fenomeni migratori, dalla mancanza di canali regolari e continuativi di ingresso e di qualsiasi forma di regolarizzazione a regime per chi già si trovi nel territorio italiano; a ciò si devono aggiungere la legge Bossi-Fini e gli effetti del cosiddetto Decreto Sicurezza dell’ex ministro dell’interno Salvini, che ha abrogato le norme che consentivano il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari ai richiedenti asilo.

In assenza di un intervento legislativo, il numero dei migranti cosiddetti irregolari  è quindi destinato a lievitare ulteriormente, ricomprendendo decine di migliaia di persone che, in virtù del permesso di soggiorno temporaneo come richiedenti asilo, per anni hanno costruito relazioni sociali, svolto attività di lavoro subordinato, o comunque lavori di pubblica utilità, frequentato corsi di lingua italiana, in vista di un inserimento sociale che viene bruscamente reciso all’esito del rigetto definitivo della domanda.

Inoltre, il migrante irregolare non è ovviamente iscritto al Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza non ha un medico di base e ha diritto soltanto alle prestazioni sanitarie urgenti; nei casi di malattia lieve (qualche linea di febbre, un po’ di tosse) non si rivolge alle strutture sanitarie, mentre nei casi più gravi non ha alternativa al presentarsi al pronto soccorso, il che contrasterebbe con tutti i protocolli adottati per contenere la diffusione del virus.

Insomma, gli “invisibili” sono per molti aspetti soggetti deboli, che se non sono più esposti al contagio del virus, più di altri rischiano di subirne le conseguenze sanitarie, per la plausibile mancanza di un intervento tempestivo. Dovrebbe quindi essere evidente la necessità di regolarizzare anche queste centinaia di migliaia di persone: per contenere il loro rischio di contrarre il virus, perché possano con tranquillità usufruire dei servizi della sanità pubblica nel caso di sintomatologia sospetta, perché non diventino loro malgrado veicolo di trasmissione del virus.

Affinché ciò sia possibile, però, devono essere sottratte oggi, ed è già tardi, alla condizione costretta di “invisibilità”, attribuendo loro pienezza di diritti, quanto meno di quelli che il sistema riconosce come diritti universali, in primis quelli alla salute e a un’esistenza degna. Se stiamo davvero attraversando un’emergenza sanitaria, se davvero hanno un senso tutte le misure straordinarie fino a oggi adottate e che incidono così in profondità sulle vite di tutte e tutti, allora deve essere sanatoria per tutte le persone migranti che non hanno un permesso di soggiorno.

Si potrebbe concludere così: un provvedimento di regolarizzazione dei sans papier è necessario e urgente, anche ai tempi del coronavirus: anche se adesso l’emergenza è (o sembra essere) un’altra, anche se l’attenzione generale in questa fase si rivolge altrove, anche se qualcuno ne approfitterebbe per imbastire una becera propaganda politica, additando al “popolo” gli untori che attraversano il mare a bordo dei barconi. Invece, i tempi del coronavirus rendono ancor più necessario e urgente l’intervento del Governo, perché adesso alle buone ragioni della sanatoria si aggiungono anche le esigenze di tutela della salute collettiva, compresa quella delle centinaia di migliaia di migranti privi del permesso di soggiorno, che non hanno accesso alla sanità pubblica.

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Commenti

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  1. Scritto da gaviota

    io nella mia ignoranza credo che regolarizzando i migranti irregolari che lavorano in nero si verrebbero a creare solo dei nuovi disoccupati e quindi ulteriori costi a carico dello stato. in quanto attualmente lavorano appunto perchè sono in nero e irregolari. il problema reale è punire chi sfrutta la manodopera a basso costo invece che macchine per la raccolta. e se proprio vogliamo evitare che il lavoro lo facciano le macchine vediamo di sfruttare chi usufruisce del reddito di cittadinanza. oltre alla raccolta della frutta e verdura ci sono argini dei fiumi da pulire, ai lati delle strade o sulle spiaggie ci sono plastica e rifiuti da pulire. usiamo la testa. non capisco chi con tutti i problemi che ci sono adesso in italia abbia tempo di andare a pensare agli immigrati irregolari che lavorano in nero. saluti