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Conferenza Donne Democratiche della provincia di Ravenna: Un 25 novembre di impegno e speranza

Oggi si celebra come ogni anno a partire dalla sua istituzione nel 1999 da parte dell’ONU, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani.

Il Consiglio d’Europa con l’adozione della Convenzione di Istanbul del 2011 ha definito “la violenza contro le donne” una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione nei confronti delle donne e con questa definizione si intendono tutti gli atti di violazione di genere che determinano o sono suscettibili di provocare danno fisico, sessuale, psicologico o economico o una sofferenza alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica o privata.

Come ogni anno in queste settimane si moltiplicano gli eventi sul nostro territorio, nel rispetto del distanziamento, grazie ai centri antiviolenza, alle numerose associazioni femminili e femministe, alle istituzioni .

Ma questo è un anno diverso dagli altri anche per il fenomeno della violenza. Dalle rilevazioni statistiche di medio periodo si manifesta nel Paese un trend costante, in crescita nell’ultimo periodo segnato dalla pandemia, della violenza contro le donne in tutte le sue forme, dai maltrattamenti e atti persecutori, agli abusi sessuali, psicologici ed economici sino alla brutalità estrema del femmicidio.

Secondo il report del Servizio analisi criminale interforze, organismo che mette insieme i dati provenienti dalla polizia e dai carabinieri, dalla finanza e dalle guardie penitenziarie, mostra come nei primi sei mesi dell’anno, a fronte di un calo degli omicidi volontari da 161 nel 2019 a 131, sia invece aumentato del  5% il numero di donne uccise, con un’incidenza aumentata sino al 45% sul totale delle vittime.

Infine secondo i dati dell’Osservatorio regionale contro la violenza di genere, nel periodo del lockdown e di restrizioni da Covid-19 tra marzo e giugno 2020, in Emilia-Romagna sono state 804 le chiamate al numero 1522, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2019, un trend quest’ultimo rilevato dai Centri in gran parte dei territori del Paese.

Giusto allora valorizzare la risoluzione approvata ieri con voto unanime dall’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, con la quale si “impegna il presidente della Regione Emilia-Romagna, la giunta regionale e l’assemblea legislativa per quanto di competenza, a  continuare a promuovere iniziative integrate, coordinate e strategiche volta al contrasto della violenza sulle donne e dei femminicidi, avvalendosi dell’osservatorio regionale, degli altri soggetti e strumenti previsti dalla L.R. n. 6/2014, tra cui in particolare il Coordinamento e la rete regionale dei Centri antiviolenza impegnati, a definire al più presto il nuovo Piano triennale per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, considerando e assumendo nelle misure, anche finanziarie, le peculiari e crescenti difficoltà vissute dalle donne in questo periodo di restrizioni necessarie a combattere la pandemia da Covid-19, che contempli anche le forme digitali con cui la violenza si esplica, spesso coinvolgendo le giovani generazioni; a cogliere l’occasione della stesura del Patto per il Lavoro e per il Clima, che ha visto il contributo anche del Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, nonché del Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per individuare azioni, obiettivi e finanziamenti integrati e strutturali destinati alla prevenzione e contrasto alle discriminazioni di genere.

Negli ultimi mesi sono aumentate anche le violenze verbali, gli insulti sessisti rivolti alle donne in quanto donne, in particolare quelle più esposte che ricoprono incarichi politici o istituzionali. Li abbiamo letti sui social, ascoltati in TV, visti sui giornali. E giusto alla vigilia di questo 25 novembre dover leggere su un noto quotidiano parole che raccontano che è l’imprudenza delle donne a determinare uno stupro non è davvero più accettabile. Così in una lettera appello indirizzata all’Ordine dei Giornalisti, sottoscritta da tutte le deputate del Gruppo del Partito Democratico alla Camera, si chiede per questo 25 novembre di andare oltre le foto di scarpe rosse, di panchine o dei volti con un segno rosso su uno zigomo. E’ importante, ma è facile. Si chiede ai giornalisti di fare bene il proprio mestiere, di evitare i titoli stereotipati, che raccontano un’immagine sbagliata e nociva, e in alcune occasioni una visione misogina, maschilista, sessista. “Perché la violenza si combatte rispettando la libertà femminile, rispettando la differenza di genere e anche cambiando le parole. Il linguaggio di genere  un tema molto serio e può contribuire ad aprire una pagina nuova, a mettere le basi per una stagione in cui il rispetto tra i generi sia la normalità”.

Oggi e domani non perdiamo di vista un obiettivo che è di tutti, senza pari dignità e opportunità per tutti in tutte le sfere della vita, dall’istruzione al lavoro, dalla partecipazione alla politica e al governo della cosa pubblica, non si esce dalla violenza. Per questo le donne democratiche hanno elaborato nei mesi scorso un Women New Deal, una visione di prospettiva per uscire dalla pandemia non per tornare alla normalità di prima ma per ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie sociali.

Conferenza delle Donne Democratiche della provincia di Ravenna