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PD Lugo su centenario dalla nascita del PCI: contribuì alla trasformazione dell’Italia da Paese contadino a potenza economica

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La coincidenza tra la morte di Emanuele Macaluso, uno degli ultimi esponenti del gruppo dirigente storico del PCI, nei ricordi politici, nelle celebrazioni ufficiali, nei commenti dei giornali ha ben rappresentato ciò che è stato il partito nato il 21 gennaio di 100 anni fa a Livorno, le qualità morali e intellettuali dei suoi militanti e dirigenti, il ruolo politico-sociale, il valore umano di una comunità di uomini. Da partito di opposizione, il PCI ha saputo imprimere un segno alla trasformazione dell’Italia da paese contadino a potenza economica, traendo le masse popolari della secolare miseria ed emarginazione, migliorando la condizione di vita materiale, culturale e democratica.

Il PCd’I nasce non solo per seguire l’esempio di Lenin e dei bolscevichi russi, ma è la reazione alla necrosi del vecchio stato liberale rappresentato da Giolitti e dall’impotenza e incapacità dell’adeguata reazione dei socialisti di Turati al nascente fascismo, che soprattutto in Emilia-Romagna, terra di agrari e braccianti, sta conquistando, con violenza e promesse, consensi tra le masse popolari oltre che tra gli agrari che lo foraggiano. Sono i comunisti di Gramsci e il solitario Matteotti i pochi che non affideranno la resistenza all’ascesa violenta del maestro di Predappio alla Casa Reale, che in verità di Mussolini favorirà l’ascesa.

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Anche a Lugo lo scontro tra agrari, mezzadri e braccianti, nel contesto del disfacimento dell’Italia liberale e dell’immobilismo del PSI, è il crogiuolo in cui nasce il fascismo e la reazione comunista. Sarà poi il PCI il protagonista della guerra di liberazione, della ricostruzione e del governo dei municipi, della nascita della cooperazione, degli asili e dei servizi, del tessuto economico delle piccole e medie imprese, che farà dell’Emilia-Romagna una delle aree di maggior benessere e civiltà d’Italia e d’Europa.

Il PCI a Lugo nasce nelle campagne tra i braccianti, e tra i piccoli artigiani di città, una dicotomia che sarà superata con l’inurbamento che cambia radicalmente la composizione demografica di Lugo con la città che supera in abitanti le frazioni. L’abilità, e visione, del gruppo comunista dirigente post ‘68 fu quella di accompagnare questa trasformazione mettendo al centro i temi dello sviluppo della città come fulcro trainante della crescita e della modernità, riuscendo così a radicarsi tra i nuovi ceti urbani.

Un partito, quello di Lugo, in cui hanno prevalso gli uomini e le donne che, nel mettere sempre al centro gli interessi del territorio, cercavano la via per radicare la propria parte. L’insegnamento di Togliatti e poi di Berlinguer, riassunto nella visione che un partito è ciò che fa, esiste se serve, se trasforma la realtà, il resto è retorica e ideologia. Nascono da qui scelte come il restauro del Teatro Rossini, la nascita del Centro Merci (idea in origine avanzata dalla Democrazia Cristiana), il Parco del Loto, proposta storica dei Verdi lughesi, la fusione tra Cassa di Risparmio e Banca Monte, privilegiando la dimensione locale rispetto alle filiere nazionali.

Il Partito Comunista di Lugo dal 1980 al suo scioglimento è stato guidato dai ragazzi e dalle ragazze del ’68; i leader di quel movimento e di quelli che vennero subito dopo sono stati segretari e funzionari del partito e sindaci della città. Non andò così da tutte le parti e questa fu l’intuizione dei vecchi dirigenti che, pur venendo dalla Resistenza e dal mito dell’Urss, seppero accettare quei capelli lunghi, quel modo di vestirsi, quelle richieste di libertà e novità.  Il centenario del PCI sarà occasione per riflettere sulla storia italiana, quella della Bassaromagna e sull’importanza del fare politica.

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Partito Democratico Lugo, Segreteria Unione comunale

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