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Nevio Salimbeni: Perché ho firmato il referendum per depenalizzare la cannabis

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Ho appena firmato online su www.referendumcannabis.it il referendum abrogativo per depenalizzare la Cannabis; non sono solo: in 48 ore sono state già raccolte in Italia oltre 220mila firme. L’obiettivo è superare le 500.000 entro fine settembre per poter andare a votare questo referendum in primavera, insieme con quelli su eutanasia e giustizia; lasciando così l’espressione di voto e la decisione finale agli italiani dopo che il Parlamento, in questi anni, non è riuscito a legiferare nonostante i tanti tentativi fatti, in primo luogo ma non solo, da +Europa.

In Italia fare uso di cannabis non è reato; mentre lo è coltivarla o acquistarla: l’ennesimo paradosso. Personalmente ho firmato con convinzione non per promuoverne il consumo ma per renderlo consapevole e più sicuro, togliendolo dalle mani della criminalità e delle mafie e dal mercato nero dello spaccio. Questo referendum potrebbe favorire l’autocoltivazione per uso personale mantenendo alta la lotta allo spaccio; perché il referendum non mette in discussione il contrasto alla cultura dello sballo (ad esempio, la guida in stato di alterazione rimane reato) ma contribuisce a creare un mercato trasparente dove consumatori consapevoli, o pazienti che ne hanno bisogno per alleviare il dolore, possono non essere colpiti da misure amministrative (patente revocata) o addirittura dalla galera (fino a 6 anni di carcere per l’autocoltivazione in casa) intasando inutilmente i tribunali.

Da sempre sono contro lo sballo e contro lo spaccio e la criminalità; proprio per questo vi invito a firmare: non è solo una questione di diritto o di libertà: è una questione di responsabilità, di governo dei fenomeni, di creazione di un mercato – anche economico – pulito, trasparente e legale.

Nevio Salimbeni – portavoce +Europa Ravenna, componente Assemblea Nazionale +Europa

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Commenti

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  1. Scritto da Ruggero

    Egregio Sig. Salimbeni, invece di fare della campagna elettorale le consiglierei di fare una visita a San Patrignano e chiedere a chiunque degli ospiti da dove e come è cominciata la loro dipendenza.
    Il fatto che le istituzioni non siano in grado di combattere le organizzazioni criminali che gestiscono lo spaccio è un gravissimo problema; ma lo Stato perde in partenza se crede che la soluzione sia la liberalizzazione di una droga a tutti gli effetti.
    Se le capita non dimentichi di visitare anche l’ospedale all’interno della struttura, forse aprirebbe gli occhi, anzi ne sono sicurissimo.

  2. Scritto da Ettore

    Egr. Sig. Ruggero,
    io le consiglierei invece di parlare prima con le forze dell’ordine e poi con dei medici, che le spiegherebbero che la prima causa di violenza domestica è dovuta all’abuso di alcool, così come per moltissimi tumori e patologie varie.
    Tutti abbiamo cominciato da ragazzini, magari stupidamente incoraggiati dai genitori a bere un pò di vino, per poi passare ai superalcolici, incoraggiati dalle pubblicità, dagli Happy Hours, dagli Street Bar, dall’esaltazione della cosiddetta “movida”.
    Qual’è il risultato? migliaia di ragazzini si e no maggiorenni ubriachi tutti i weekend, che hanno incidenti, che scatenano risse ed accoltellamenti, che intasano i pronto soccorsi in coma etilico. Vogliamo quindi mettere fuori legge il vino e gli alcoolici?
    Si ricordi che chi si è fatto una canna è lontano anni luce dall’aver voglia di violenza ed in macchina è portato ad andare più piano, invece che più forte come da ubriachi. Perché obbligare chi fa una scelta di questo tipo ad entrare in contatto con delinquenti e spacciatori, alimentando il loro mercato, mentre a chi si vuole ubriacare stendono tappeti rossi? Sono entrambi problemi che vanno affrontati con la cultura e l’educazione, non con il carcere.

  3. Scritto da Kevin

    @Ettore – “…chi si è fatto una canna…in macchina è portato ad andare più piano…” Basta questo commento a qualificarla. Saluti

  4. Scritto da Giovanni lo scettico

    Le cosidette droghe leggere causano danni cognitivi anche gravi.