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Francesconi e Vasi (PRI): “La transizione energetica va sostenuta ma ora è prioritario riaffermare Ravenna città dell’energia e delle risorse di gas e metano”

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La capogruppo Chiara Francesconi del PRI insieme al consigliere Andrea Vasi – anticipando la mozione a prima firma 5 Stelle in discussione nel Consiglio Comunale del primo di marzo sul supporto alla creazione di Comunità energetiche rinnovabili di quartiere e di autoconsumo collettivo – vogliono fermamente ribadire che oggi più che mai è prioritario sostenere in primis la ripresa delle estrazioni delle risorse di gas/metano dell’Adriatico in una situazione di continui aumenti delle bollette e dei costi ormai insostenibili per le imprese e le economie familiari.

Chiara Francesconi afferma come “nuove fonti di energia rinnovabile potranno essere disponibili solo a lunga scadenza per colmare le esigenze di famiglie e imprese e le comunità energetiche non si concretizzano dall’oggi al domani. Il processo di transizione va sostenuto e rafforzato ma riteniamo ormai inderogabile pensare prima a sostenere in tutte le sedi la richiesta di riprendere le estrazioni nazionali, a beneficio delle imprese a rischio di chiusura, fatta propria sia da gran parte delle organizzazioni sindacali che dal mondo imprenditoriale, in una convergenza che vuole salvaguardare il lavoro e le famiglie di fronte ad un’impennata ormai insopportabile che sta anche determinando l’aumento del consumo di carbone e legname e quindi maggiore inquinamento. Per questo a nostra volta come Gruppo Pri abbiamo depositato una mozione in proposito che speriamo venga al più presto discussa. Le misure di supporto messe in campo dal Governo per alleviare i costi dell’energia non potranno infatti durare e lungo e il ruolo fondamentale di Ravenna va confermato e ribadito in tutte le sedi istituzionali e non”.

Andrea Vasi sottolinea come sia più che mai opportuno “sollecitare Governo e Regione affinché, negli strumenti in via di definizione come il Pitesai, venga autorizzata la ripresa delle estrazioni nei pozzi dell’Adriatico riattivabili oppure prevedendo nuove concessioni; ciò consentirebbe per anni una disponibilità estrattiva di almeno cinquanta miliardi di metri cubi di gas/metano propri dell’Italia che rischiano oggi di venire sfruttati da Paesi come la Croazia e da ulteriori realtà dell’altra sponda dell’Adriatico”. Francesconi e Vasi, concludendo, affermano «che la ripresa delle attività di ricerca ed estrattiva consentirebbe inoltre di offrire nuovi posti di lavoro per le imprese dell’off-shore non solo ravennati, risparmiando anche sui costi di trasferimento, in condotte di migliaia di chilometri, delle materie prime dai Paesi produttori come Russia e Libia e rendendo l’Italia più sicura e meno vulnerabile sotto l’aspetto del continuo aumento dei prezzi nel mercato internazionale a vantaggio dei soli paesi produttori».

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