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Casa delle Donne e FMP: il razzismo italiano dietro l’omicidio di Alika Ogorchukwu

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Alika Ogorchukwu era un venditore ambulante di origini nigeriane di 39 anni con una disabilità motoria che viveva a San Severino Marche con la moglie Charity Oriakhy e il figlio di 8 anni. E’ stato aggredito e picchiato selvaggiamente da Filippo Ferlazzo, prima con la stampella dello stesso Ogorchukwu e poi a mani nude fino alla morte avvenuta per schiacciamento di alcuni organi vitali e di conseguente probabile soffocamento.

Quella di un uomo bianco a cavalcioni di un uomo nero che stringe il collo fino a quando l’uomo nero cessa di respirare, non è una scena nuova e a cui forse ci stiamo anche abituando. Le nostre bacheche social non si sono riempite di indignazione né si sono riempite le piazze e le strade. Non siamo stati capaci di chiamare per nome e cognome Alika Ogorchukwe che è stato appellato l’ambulante, il nigeriano, il clandestino. Non siamo stati capaci di dire che Filippo Ferlazzo è un suprematista bianco e razzista e diciamo che è un tipo pericoloso, violento, che il suo tutor doveva vigilare e che, ad ogni modo, ha avuto un raptus.

Non siamo capaci di pensare che in Italia negli ultimi quarant’anni sono stati commessi più di 40 omicidi a sfondo razziale, senza contare i sopravvissuti ai pestaggi, alle violenze perpetrate nei Centri di permanenza per il rimpatrio e nelle carceri, allo sfruttamento del caporalato. Non abbiamo il coraggio di dire che il razzismo in Italia esiste e ci riguarda molto da vicino. Il razzismo in Italia esiste non solo perchè Alika Ogorchukwe è stato ucciso da un uomo bianco mentre altre decine di persone bianche, sono rimaste ferme in cerchi concentrici, a guardare attraverso la telecamera dello smartphone, come se quello che stava accadendofosse un film e non stesse accadendo per davvero. Il razzismo non è un episodio.

E’ un problema sistemico ovvero il razzismo è un sistema sociale economico e culturale fondato su gerarchie razziali che privilegia le persone bianche e svantaggia le persone nere. E’ l’istituzionalizzazione del blocco dell’accesso ai beni, ai servizi e alle opportunità per tutte le persone. Razzismo sistemico è il milione di figli e figlie di immigrati privati della cittadinanza perché non hanno puro sangue italiano nelle loro vene, è la celebrazione delle storie coloniali nei libri scolastici, è il canone che esclude le storie delle altre e degli altri.

L’omicidio di Alika Ogorchukwu ci riguarda e ci interroga anche come femministe perchè il razzismo sistemico si nutre di sessismo, classismo e abilismo. Al momento dell’arresto, Filippo Ferlazzo ha dichiarato di aver agito perché Alika Ogorchukwu avrebbe molestato la “sua” donna, che, poco dopo ha subito smentito. Il coordinamento antirazzista italiano, che si prepara al corteo del 6 agosto a Civitanova Marche, scrive “il possesso dei corpi femminili, l’annessa infantilizzazione e la violenza che su di essi l’uomo bianco può infliggere impunemente sono eredità di matrice coloniale e schiavile, grazie alle quali il corpo dell’uomo Nero è identificato come potenzialmente pericoloso e dunque da domare, da sorvegliare, da punire”.

Per questo l’omicidio di Alika Ogorchukwu riguarda anche il movimento femminista che deve essere parte attiva nella lotta contro il razzismo sistemico e istituzionale che coinvolge e
riguarda tutte e tutti.

Casa delle donne Ravenna
FMP Ravenna

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