MA ALICE NON LO SA / Sul diritto delle donne ucraine stuprate dai russi ad abortire e sui diritti negati alle donne polacche… se non ora quando?

In questi giorni è diventata virale sui social la foto della protesta delle donne estoni davanti all’ambasciata russa a Tallin. Manifestano contro la pratica brutale e raccapricciante degli stupri subiti da tante donne ucraine da parte dei soldati russi. Nella foto, le donne sono incappucciate con un sacchetto nero in testa, hanno le gambe nude e imbrattate di rosso, come insanguinate, le mani legate dietro la schiena.

Ma per le donne ucraine rifugiate in Polonia che sono state vittime di stupri il calvario non è ancora finito. Perché in materia di aborto la Polonia ha una legislazione retrograda e non allineata alle direttive del Parlamento Europeo in materia. Il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury ha sollevato il tema pochi giorni fa in un’intervista a Fanpage. E Oleksandra Matviichuk promotrice del centro per le libertà civili e consulente del governo ucraino sta facendo una campagna sui social per denunciare la gravità di quanto sta avvenendo.

Di fronte a queste notizie non riesco a non pormi questo problema: l’Europa può chiudere gli occhi di fronte a un paese membro in cui vige una legge che vieta l’aborto? E che non esonera da questo divieto nemmeno le profughe di guerra ucraine stuprate dai soldati russi?

Quali sono le normative dell’Unione Europea in materia di interruzione di gravidanza? Facciamo un po’ di chiarezza. Il 24 giugno 2021 è stata approvata dal Parlamento europeo la mozione Matic, con 378 voti a favore, 225 voti contro e 42 astensioni che ha inserito l’aborto tra i diritti umani fondamentali, valutando l’obiezione di coscienza come negazione di assistenza medica. Ma ci sono paesi in Europa che mantengono una posizione in contrasto con queste direttive, tra cui la Polonia.

Già, perché in Polonia il 23 ottobre 2020 il tribunale costituzionale ha emanato una sentenza volta a modificare la legge sull’aborto del 1993 (già molto restrittiva, che prevedeva la possibilità di aborto solo nel caso di pericolo di vita per la madre e malformazione del feto). Nel gennaio 2021 è entrata in vigore la norma che ha reso de facto illegale l’aborto, proibito anche nei casi di malformazione del feto.

Questo ha provocato l’insorgere di manifestazioni femministe in tutto il paese, le manifestazioni più grandi dalla caduta del regime comunista e dell’Urss. Fece il giro del mondo la foto postata da Kasia Smutniak che faceva il dito medio, proprio contro il divieto di aborto: “Ciò per cui i miei genitori hanno combattuto è stato oggi violentato e calpestato. I miei figli pagheranno le conseguenze di questi giganteschi passi indietro. Come madre, donna e cittadina di questo paese, dico BASTA!”

Smutniak
Smutniak

Anch’io oggi voglio urlare il mio BASTA!

Dall’inizio del conflitto scaturito dall’aggressione russa, in Polonia sono arrivati oltre 2 milioni di profughi ucraini, in maggioranza donne e bambini. Oltre al dramma della guerra, delle bombe, di aver subito stupri e violenze, ora molte di queste donne si trovano a dover affrontare un’altra umiliazione: quella di non poter decidere di interrompere una gravidanza non desiderata. Violate due volte, quindi.

E se non abbiamo potuto fare niente per impedire le bombe di Putin e gli stupri dei soldati russi, possiamo e dobbiamo fare qualcosa per tutelare la dignità, la salute e la libertà individuale di queste donne sul suolo polacco. La loro battaglia è una battaglia che da sole non possono vincere, e forse non hanno né la forza né il potere nemmeno di combattere. Ma se tutte le donne da ogni parte del mondo fanno sentire la propria voce chiedendo all’Unione Europea di imporre alla Polonia l’adeguamento alle linee condivise in materia di aborto, forse qualcosa è possibile fare.

Non può passare il messaggio che sui diritti civili ogni paese della UE, scusate la franchezza, fa un po’ come cazzo gli pare. Se l’Europa unita non è stata in grado finora di sviluppare una politica estera condivisa, uno straccio di idea di welfare condivisa, una legislazione in materia di immigrazione comune, su questo, almeno su questo, cioè sui diritti civili, NO PASARAN. Ci devono essere ovunque le stesse condizioni. Non è accettabile che un paese che fa parte dell’Unione Europea adotti una legislazione così retrograda e liberticida in materia di aborto e altri diritti fondamentali della donna.

Rebecca West, un’attivista femminista americana ha scritto: “Non ho mai capito esattamente cosa si intendesse per femminista. So soltanto che ho incontrato persone che mi hanno chiamata femminista ogni volta che esprimevo opinioni che mi distinguevano da uno zerbino o da una prostituta .” Anche io mi sono sempre chiesta quale fosse il senso profondo della parola “femminismo”. Ora penso di averlo trovato.

Polonia

Commenti

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  1. Scritto da Giovanni lo scettico

    Scommetto che quando hanno saputo dell’aborto vietato in Polonia alle donne violentate, in Vaticano hanno fatto un brindisi.

  2. Scritto da Tax19

    Queste cose succedono puntualmente nei paesi in cui la religione, qualunque essa sia, ha un gran peso sulla politica, Italia compresa

  3. Scritto da batti

    dove è finito IMAGINE,dove sono andati i ragazzi di IMAGINE, che fine ha fatto la generazione IMAGINE. possibile che dovremo morire di bombe dopo canzoni come IMAGINE