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Uva contraffatta. Coldiretti Ravenna plaude al sequestro del container al Porto

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Coldiretti Ravenna ha espresso la propria soddisfazione in merito all’attività condotta dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e dai Funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che, nei giorni scorsi, al porto di Ravenna, hanno sottoposto a sequestro un container di uva da tavola con etichettatura contraffatta proveniente dall’Egitto e destinato ai mercati del nord Italia.

In seguito all’operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle sulle banchine dello scalo marittimo bizantino, Coldiretti Ravenna ha rilasciato il seguente comunicato stampa: “Ora più che mai, con le nostre aziende agricole già duramente provate dagli effetti del lockdown e dai danni in campo provocati dagli sfasamenti climatici – afferma Assuero Zampini, Direttore di Coldiretti Ravenna – è indispensabile mantenere alta l’attenzione e intensificare l’azione di controllo e di contrasto alle frodi su tutto il settore ortofrutta minacciato ogni giorno dai furbetti del finto made in Italy che tentano di lucrare a dispetto della legge, degli onesti produttori e della sicurezza del consumatore finale”.

Il prodotto sequestrato, circa 11 tonnellate, recava etichette contraffatte e risultava riconducibile ad una particolare varietà di uva senza semi, difforme rispetto a quella descritta nei documenti accompagnatori, soggetta a specifiche autorizzazioni di produzione e importazione e vincolata ad un rigoroso disciplinare.

“Purtroppo – afferma il Direttore Zampini – c’è chi tenta di approfittare della crisi innescata dall’emergenza sanitaria globale, che ha colpito duramente il settore vitivinicolo, per inquinare il mercato nazionale con prodotti esteri che rischiano di finire sugli scaffali come ‘made in Italy’. Siamo certi che l’attuazione della riforma dei reati agroalimentari, caldeggiata da anni da Coldiretti, potrebbe contribuire ad una contrazione di questi fenomeni criminosi garantendo quindi maggiore tutela ai consumatori italiani e anche ai nostri viticoltori, in una provincia, quella di Ravenna, che è la prima in regione per superficie vitata”.

Proprio grazie a Coldiretti, storicamente impegnata nella battaglia per la corretta informazione sull’origine degli alimenti in Italia ed in Europa, tanto da raccogliere oltre un milione di firme per estendere l’obbligo a livello comunitario su tutte le materie prime e tutti gli alimenti (esigenza di chiarezza condivisa dalla stragrande maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani secondo il recente sondaggio del Ministero delle Politiche Agricole) è appena stato firmato il Decreto per l’etichettatura obbligatoria dei salumi, è già in vigore quello su pelati, polpe, concentrati e altri derivati del pomodoro, mentre il 13 febbraio 2018 era scattato l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati, il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

L’Unione Europea – ricorda Coldiretti – ha avuto sinora un atteggiamento incerto e contraddittorio, obbligando a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero. A livello comunitario, tuttavia, il percorso di trasparenza è comunque partito, con l’obbligo di etichettatura per la carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002), mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

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