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RAVENNA FERMO IMMAGINE / 15. San Giovanni Evangelista, dove batte il cuore del medioevo, fra amor cortese e animali fantastici

Il cuore di Ravenna medievale batte nel convento di San Giovanni Evangelista. Se non proprio il cuore, senza dubbio è il crocevia delle pulsazioni che agitano Ravenna nell’età “di mezzo”. Forse l’abate Guglielmo non riuscì a capirlo per intero: certo è che i suoi mosaici raccontano davvero un nuovo medioevo. Cantano soprattutto la quarta crociata e la gloria che da tale impresa ne sarebbe venuta per sempre alla chiesa di Ravenna e al proprio monastero.

Nell’insieme non è difficile avvertire il respiro nuovo che stanno attraversando la politica, la religiosità, la morale, i rapporti famigliari e lo stesso sentire comune. L’Europa “cortese”, appunto, che si affaccia nel medioevo di mezzo con gli eroi dell’amor cortese, la favolistica del tempo, l’ossessione del peccato originale, la zoologia mistica e mostruosa di derivazione orientale.

Mosaico San Giovanni Evangelista

L’amor cortese

Nel mosaico in San Giovanni Evangelista ecco le due scene scarne paiono poter discendere dalla raccolta dei romanzi cortesi di Chrétien de Troyes e in particolare al primo di quei romanzi (Erec et Enide) in cui i protagonisti fanno crescere il loro rapporto verso una maturità stupefacente: la presenza della dama sulla torre che svetta in posizione paritaria e simmetrica rispetto al cavaliere, quale superamento della grave crisi coniugale causata dalla difficoltà di conciliare l’attrazione per la sposa con i doveri del cavaliere, fino alla riconciliazione finale.

Mosaico San Giovanni Evangelista

La leggenda di Eva e l’albero della vita

Quando Eva coglie la mela (forse una melagrana) stacca anche un ramo e lo porge ad Adamo. Dopo la cacciata dal Paradiso, Eva si accorge di aver ancora in mano il ramo e si fa attonita. Pianta il ramo che mette radici e diventa un albero bianco come la neve. Quando Caino uccide Abele l’albero diventa di color rosso sangue. La seconda rappresentazione si riferisce all’immenso albero capovolto di tradizione orientale che ha le sue radici in cielo e cresce in direzione della terra rappresentando, in questa unione di cielo e terra, il mistero del creato.

Mosaico San Giovanni Evangelista

La volpe Renart

Tra i pannelli con animali, due sono sicuramente ispirati al romanzo di Renart la volpe: quello dei due galletti che reggono un bastone dal quale pende, legata ad una corda, la volpe che si finge morta. L’altro mette in scena la comica processione di animali da cortile che partecipano alle onoranze funebri: l’anatra col turibolo nel becco ed il colombo col rametto di palma. Renart è la volpe che inganna il mondo intero, che non rispetta patti né giuramenti, che compie cento delitti ed esce impunito da ogni processo. È l’incarnazione medievale dell’imbroglione e il precursore dei furfanti e libertini della letteratura moderna.

Animali reali, fantastici e mostruosi: la vampira Lamia e la sirena bicaudata

Tutti gli animali sono rappresentati ancora secondo canoni naturalistici, con in più l’intenzione di esprimere le singole e più importanti caratteristiche, anche di carattere morale, che vanno a comporre la immensa “zoologia mistica” del medioevo. Il cervo è incerto e pauroso, il lupo aggressivo ed asciutto, l’oca è goffa e indifesa, la mucca mansueta e noncurante. La pantera diventa docile e pare quasi incedere a passo di danza. Insieme con questi animali, compaiono anche l’unicorno delle leggende orientali e il grifo, la cui silhouette altamente decorativa implica una lunga tradizione iconografica largamente diffusa nelle stoffe.

In effetti Lamia è la più nobile vampira dell’antichità classica: era la figlia del re della Libia ed ebbe la disgrazia di essere amata da Giove, al quale generò molti figli. Era, gelosa del marito fece strangolare tutti i figli di lei, tranne Scilla, il mostro dello stretto di Messina. Lamia si nascose in una caverna e diventò un mostro orribile, privata anche del sonno, gelosa delle altre madri di cui spiava i figli per poi rapirli. Giove le concesse il privilegio di potersi togliere gli occhi ed appoggiarli dentro un vaso per poter riposare. Quando Lamia era priva di occhi non era pericolosa. Lamia fu presto associata alla figura della strega che colpiva nottetempo soprattutto i bambini, dei quali le streghe cercavano il grasso ed il sangue per preparare unguenti. La creatura del nostro mosaico si accomuna sia alle streghe che ai vampiri per la loro capacità di trasformarsi in uccelli notturni.

Mosaico San Giovanni Evangelista

L’altra creatura mostruosa è la sirena, che trova la propria espressione compiuta solo nelle due grandi epopee di viaggio della mitologia greca. Nell’Odissea Ulisse, legato all’albero maestro della nave, aveva potuto ascoltare il canto letale delle sirene e conoscere le loro armi seduttive, fondate non sul sesso, ma sulle lusinghe di una conoscenza senza limiti che il loro canto offriva. Solamente grazie a questa costrizione fisica Ulisse riesce a scampare il pericolo contro il quale anche il suo vivace intelletto avrebbe ceduto rovinosamente.

Forse è proprio a questi mostri favolosi che può essere collegato l’ultimo lacerto, visto il carattere sintetico di certe sculture. Nel nostro mosaico l’artista ha “sciolto” per ragioni di spazio il guerriero che uccide la bestia dall’acrobata, col risultato di rendere quest’ultimo ancora più goffo e demenziale. Una osservazione speciale merita il guerriero che trafigge la belva, il cui abbigliamento ricopia iconografie di cavalieri delle sete bizantine.

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Commenti

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  1. Scritto da leo

    ed anche mosaici dove si raffigurano navi verso la crociata eppure questa chiesa è chiusa che peccato