Associazione Dis-ORDINE: “L’Accademia di Belle Arti torni in centro e si valorizzi il vero Mosaico”

Fino a domenica 30 aprile c'è ancora tempo per firmare la petizione negli esercizi commerciali del centro storico che si sono resi disponibili ad ospitare la raccolta

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È con una lunga serie di Perchè? che l’Associazione Dis-Ordine introduce per l’ennesima volta la questione della mancata statalizzazione dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e la promozione di Ravenna città del mosaico, con le sue scuole d’arte.

“PERCHÉ la città del mosaico non si muove per discutere la manualità colta che il mondo ci invidia – si chiedono dal consiglio direttivo dell’associazione – ? PERCHÉ lo Stato ha rinviato la statizzazione dell’Accademia di Ravenna? PERCHÉ alla quasi centenaria Accademia di Ravenna manca una governance? PERCHÉ non c’è un progetto sull’intero asse della formazione artistica a Ravenna? PERCHÉ non si è ancora presa una posizione politica sulla salvaguardia della formazione sul linguaggio artistico del mosaico? PERCHÉ la città non fa rete attorno alle botteghe del mosaico? PERCHÉ la città promuove solo il mosaico fatto con materiali cinesi scadenti o piastrelle da bagno?”

Tanti perchè, spiegano dall’associazione, visto che ad “una serie di domande semplici non trova risposta, soprattutto dopo i buoni propositi espressi da tutte le forze politiche all’unanimità nel Consiglio Comunale dello scorso febbraio. Ci sono città che inventano dal nulla la loro storia valorizzando bricioli di cultura, mentre Ravenna sembra snobbare le sue ricchezze tentennando con incedere lento e tortuoso”.

“Nel secolo scorso, grazie all’intuito degli operatori culturali del momento, si è inventato il brand Ravenna – Mosaico nel mondo – aggiungono -, ma di questo passo, tra meno di una generazione, di Ravenna si ricorderanno solo i mosaici paleocristiani. Mentre in altre città più lungimiranti si creano dei poli artistici e musicali, Ravenna non afferra bene quali sono le priorità per rientrare in certi circuiti e perpetua percorsi che portano all’insuccesso”.

“Così per l’Accademia esclusa dalla statizzazione – precisano -, così anche per la questione dell’insegnamento del mosaico nel segmento di formazione della scuola secondaria superiore, come anche, se si vuol rivangare un recente passato, per l’occasione perduta del Liceo Musicale regalato a Forlì”.

“Questa città odia le scuole d’arte – si chiedono -? Qualche tempo fa erano sette le Scuole d’Arte in città. È così difficile immaginare che per riappropriarsi del titolo culturale di Capitale del Mosaico, e quel che ne consegue in termini di economia, la città deve impegnarsi senza mezzi termini?”.

E snocciolano la lista di azioni da fare: riorganizzazione dell’offerta formativa artistica veramente orientata alla costruzione di profili artistico professionali legati al mosaico.  Riorganizzazioni sinergiche per creare in centro, a partire dalle esperienze di MAR e TAMO, un vero e proprio Museo del Mosaico permanente, dalle origini alla contemporaneità che trovi collocazione al patrimonio occultato in magazzini o disperso in vari luoghi. Trasformazione della cosiddetta Biennale del Mosaico in un evento annuale stabile che coinvolga non solo i mosaicisti, ma anche gli artisti, in collaborazione con le facoltà di architettura e le accademie di tutto il mondo, su temi specifici relativi all’arredo urbano alla decorazione architettonica, al design (vedi Museo dell’Arredo di Biagetti costretto a rivolgersi ad altre città).

Ma anche, aggiungono, “con una programmazione costante di studi/convegni e seminari sull’iconologia e l’iconografia cristiana in collaborazione con università e diocesi, per la valorizzazione, l’unicità e l’autenticità dei nostri cicli musivi per ribadire ancora una volta l’autonomia del mosaico come codice espressivo estetico autonomo e riaffermare il valore e il primato del metodo ravennate del fare mosaico per contrastare l’antimosaico delle invasioni piastrellate e come alternativa alle carinerie per il turismo di massa. Con una programmazione seria e puntuale delle ‘Mostre di copie dei mosaici bizantini e medievali’ mirata alla concretizzazione di contatti costruttivi con altre capitali del mondo”.

“Scuole, cultura, istruzione, turismo ed economia – sostengono dall’associazione – sono risorse e competenze indivisibili che vanno fatte convivere in continuo coinvolgimento della città e degli operatori della coscienza collettiva con l’obbligo per le Fondazioni bancarie, le Istituzioni, Università, la Soprintendenza, la Curia di fare sistema finalmente con una strategia condivisa assieme al Comune. In questo contesto il ruolo che può assumere la rifondazione della nostra Accademia e il suo spostamento in centro deve essere visto e agito come detonatore per riqualificare il rapporto tra la città, gli studenti e i giovani”.

“Gli ex-allievi delle Scuole d’Arte – sottolineano -prendono atto delle recenti dichiarazioni pubbliche e private dell’assessora all’Istruzione del Comune di Ravenna e, al tempo stesso, insistono sull’obiettivo emblematico di riportare l’Accademia al centro almeno con una sede rappresentativa, un aula magna e uno spazio espositivo nel centro storico di Ravenna, a stretto contatto con la città, luoghi, locali, botteghe, librerie, biblioteche, eventi, mostre, monumenti, l’università e i suoi studenti. Parte integrante del tessuto sociale e culturale della città”.

“Riportare l’Accademia in centro – rimarcano – fa bene all’Accademia e fa bene alla Città, oltreché simbolo e dimostrazione di valore che la città stessa per prima attribuisce a un bene prezioso che la rappresenta, anche nei confronti dello Stato. Non a caso le tre Accademie rientrate nella statizzazione hanno sede in palazzi storici e prestigiosi con annesso museo, in pieno centro storico delle rispettive città. La loro veste emana l’orgoglio delle città che le ospitano”.

Dall’associazione Dis-Ordine ricordano che fino a domenica 30 aprile sono gli ultimi giorni per firmare la petizione Accademia al Centro nelle librerie e nei locali che gentilmente collaborano fattivamente all’iniziativa: Librerie MODERNISSIMA, LONGO e FELTRINELLI, Ca’ de Vèn, Il Caffè Letterario e l’Albergo Cappello.  

“A seguire – concludono – ci rendiamo disponibili a organizzare un incontro pubblico perché tutto non venga deciso a porte chiuse, ma nella trasparenza e nella partecipazione tra cittadini, tecnici, intellettuali, insegnanti e alunni con la partecipazione attiva di tutte le forze politiche e culturali della città”.

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