I RAGAZZI DI UPPUNTO / A tu per tu con Eleonora Casadio che con la sua Officina della Musica ha il potere di unire le persone

Ospitiamo volentieri sul nostro quotidiano online – ogni lunedì – l’iniziativa patrocinata all’Associazione Amici di Enzo e portata avanti da un gruppo di studenti del Liceo Classico e del Liceo Scientifico di Ravenna, di Istituti Tecnici di Ravenna. LA REDAZIONE

Eleonora Casadio, Officina della Musica: “la musica unisce e tiene insieme aspetti differenti all’interno della persona stessa”

Come già scritto nell’articolo della scorsa settimana, in questo momento stiamo tornando a svolgere tante attività e a ri-affollare tanti luoghi da cui il Covid ci teneva lontani. Tra queste riaperture c’è stata anche quella delle discoteche che, come teatri e aree concerto, rappresentano per molti uno degli ambienti in cui la musica penetra e coinvolge maggiormente. Partendo proprio dalla musica, abbiamo scelto di intervistare Eleonora Casadio, direttrice artistica dell’Officina della Musica di Ravenna, che ci ha gentilmente dedicato del tempo per condividere la sua esperienza tra le arti dello spettacolo e tra gli allievi, permettendoci di comprendere ancor meglio quanto sia inarrestabile la musica, quanto sia benefica e quanto sia essenziale nella nostra esistenza.

Per coloro che non conoscono questo ambiente, di che cosa si occupa l’Officina della Musica? 

“Si occupa di corsi di musica e non solo: proponiamo lezioni di strumenti musicali, sia per lo stile moderno che per quello classico grazie a validi collaboratori. Proponiamo anche corsi di musical, teatro, cinema e tecnico del suono, in generale quindi lavoriamo sulle arti dello spettacolo. Purtroppo, ultimamente la realtà cerca sempre un po’ di omologarci, dalla scuola al lavoro, non solo per quanto riguarda i ragazzi. Spesso ci viene tolta la possibilità di scoprire il nostro talento. Il nostro obiettivo è invece quello di farlo emergere.”

Di cosa si occupa lei all’interno della scuola?

“Io non insegno, dirigo e basta. Il mio ruolo è quello di conoscere i ragazzi e parlarci in un contesto più libero rispetto a quello della lezione, inoltre li seguo nella preparazione dei vari spettacoli benefici che proponiamo.”

Officina della Musica

Qual è l’aspetto più appassionante del suo lavoro?

“L’aspetto che più mi appassiona e per il quale cerco di dare sempre il massimo è quello di poter essere un riferimento per chiunque entri qui. Anch’io, a mia volta, quando frequentavo il Centro educativo Polaris degli Amici di Enzo, ho avuto necessità di riferimenti, ed ero certa di poter contare su una presenza. A volte capita che alcuni studenti oppure gli stessi genitori arrivino venti minuti prima per fare una chiacchierata con me e con Marco, mio compagno e socio. Ciò che mi appassiona di più è sicuramente il lato umano.”

Questo mestiere sottolinea una propensione per il mondo delle discipline artistiche, da dove nasce? 

“In primis, dal fatto che anch’io sono musicista. Per me la musica ha veramente un potere sacro e profondo, è in grado di unire le diversità, partendo da quelle interne ed emotive che risiedono in ogni persona. La musica, per me, è sempre stata un grande aiuto, già da quando ho iniziato a suonare la batteria. Per l’epoca non era usuale per una ragazza, soprattutto, per le mie sembianze dolci o ‘da violinista’, come molti sostenevano. Ho sempre vissuto una lotta, dovendo convivere anche intimamente con tante caratteristiche diverse di me. La musica mi ha aiutato soprattutto da adolescente, quando tutti siamo un po’ più in difficoltà a capire chi siamo. Mi ha sempre dato una risposta, e questo lo vedo anche nelle persone che mi circondano, dagli insegnanti agli allievi. La musica e, in generale l’arte, ha appunto questa capacità di unire persone diverse e tenere insieme aspetti differenti all’interno della persona stessa.”

Secondo lei in che modo la musica può aiutare i giovani nel momento molto delicato dell’adolescenza?

“Stiamo preparando un progetto da mandare ad una casa famiglia. Questo progetto prevede la scrittura di una canzone in gruppo – in questo caso in una casa famiglia, ma potrebbe essere proposto anche ad una classe oppure ad un’azienda – dove l’insegnante guida alla scrittura del testo e della musica. Questo lascia una libertà comunicativa importante, perché permette di comporre qualcosa di non autobiografico, ma collettivo, e aiuta a far emergere le proprie idee, in modo più “tutelato”, creando comunque arte. Credo che questo sia di aiuto a qualsiasi età, non solo nell’adolescenza, perché le difficoltà si incontrano sempre; infatti, la musica dà modo di esorcizzare e di riordinare ciò che ci accade. È così anche il teatro, perché permette di indossare panni non propri, andando oltre la propria comfort zone, alla scoperta di nuovi mondi.”

Durante il periodo di quarantena siete riusciti a restare in contatto con i ragazzi che già frequentavano la scuola e in che modo? 

“Siamo riusciti a stare in contatto quasi con tutti. Durante il primo lockdown nessuno ovviamente era preparato, non c’era mai capitato di organizzare qualcosa online, proprio perché crediamo tantissimo nel contatto umano. Avremmo avuto 20 insegnanti che non avrebbero lavorato e oltre 300 allievi che sarebbero stati soli, è stato perciò necessario muoverci con nuove modalità. Se prima la passione era tanta, in quel momento aveva raggiunto livelli esponenziali. Oltre a moltiplicare le offerte, abbiamo infatti introdotto incontri e stage collettivi, abbiamo creato stanze virtuali dove chi voleva, entrava e chiacchierava con me e Marco, dall’allievo senza lezione, al genitore che aspettava il figlio. In realtà c’è stato quindi un vero e proprio miracolo, perché la musica non ha potuto fermarsi. Naturalmente il dolore c’era, ma davanti al dolore c’è stato il miracolo di centinaia di rapporti, non solo mantenuti, ma anche approfonditi, persino nel più profondo. Quando ci siamo rivisti dal vivo, abbiamo persino notato una progressione, anche a livello didattico. Infatti in questo periodo è addirittura tornato l’amore per l’ascolto della musica, per chi è più adulto l’apertura dei propri orizzonti anche verso la trap e per chi è più giovane, la riscoperta del vinile.”

Dove trova la forza di rilanciare sempre, senza farsi abbattere dalle circostanze avverse?

“Traggo energia da chi mi circonda, da sola sarei il nulla. C’è sempre stato un lavoro di squadra: la prima squadra siamo io e Marco, poi c’è quella degli insegnanti, che sono proprio amici. Questo lavoro di squadra vale sia tra colleghi che con gli allievi, soprattutto in questo momento in cui alcuni non potranno più frequentare le lezioni, perché non possiedono il super green pass.”

La quarantena vi ha permesso di scoprire nuovi metodi di insegnamento che state continuando ad utilizzare oggi?

“Abbiamo mantenuto la modalità online per alcune lezioni, come quelle di ascolto, altre invece, come gli stage o le visite di esperti, sono in presenza per necessità. Il professore di pianoforte, Cesare Pezzi, sta proponendo percorsi di ascolti online e di storia della musica, mentre le altre lezioni si svolgono in presenza quando si possono fare e quando sono più pratiche.”

Officina della Musica

Ripensando al periodo precedente alla quarantena, ha notato cambiamenti dei giovani nei confronti della musica?

“Noi abbiamo una sala prove e di registrazione che affittiamo e ho notato un ritorno di persone che suonano insieme, le band. Prima del Covid molti si accompagnavano da soli con lo strumento, e questo rischiava di finire in un approccio individualistico, mentre proprio recentemente una band è venuta a registrare un suo nuovo brano. Tutto questo mi mancava molto, ed evidentemente anche ai giovani.”

Parlando in generale del mondo della musica, che cosa cambierà e cosa sta già cambiando, a causa della situazione eccezionale di pandemia che stiamo vivendo?

“Secondo me si andrà ad avere più cura nei progetti anche a livello professionale, perché ultimamente ci si era concentrati troppo sulla quantità delle date e non c’era quasi il tempo di fare le prove o di ritrovare il valore della scelta di ciò che si va a fare. Penso anche che si andrà a lavorare con più spontaneità, onestà e sincerità, proprio ritrovandosi per suonare insieme. Mancava un po’ questo aspetto concreto, perché molti strumenti, come la batteria, stanno rischiando di essere sostituiti da un computer.”

Pensa che la quarantena abbia in qualche modo incentivato una maggior produzione musicale e un maggiore ascolto, nonostante l’impossibilità del live?

“Secondo me l’ascolto è aumentato, perché eravamo sempre a casa, mentre prima non avevamo mai tempo. Lo dico proprio personalmente. Abbiamo ritrovato il gusto di ascoltare e vedere un concerto in DVD, o un CD. L’ascolto inoltre è essenziale a livello didattico, per poter comporre e scrivere.”

La riapertura delle discoteche ha generato molte discussioni. Lei ritiene opportune e necessarie le riaperture dei luoghi in cui si vive la musica, dagli spazi per i concerti alle discoteche? 

“Ritengo assolutamente necessaria la riapertura di luoghi che in generale coinvolgono le persone. Nel caso della discoteca, a prescindere dal fatto che non  mi entusiasmi, riconosco abbia una certa importanza soprattutto per i giovani. Con il rispetto delle regole penso sia necessario riaprire questi ambienti. Soprattutto i ragazzi hanno bisogno di condivisione, hanno bisogno di conoscersi. La conoscenza e l’amicizia sono bagagli importanti, ed è giusto avere i mezzi per riempirli.”

Uppunto