I RAGAZZI DI UPPUNTO / Due chiacchiere con i rifugiati, che ringraziano Dio di essere vivi: “A Natale, non sappiamo perché, le persone sono più buone”

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Ospitiamo volentieri sul nostro quotidiano online – ogni lunedì – l’iniziativa patrocinata all’Associazione Amici di Enzo e portata avanti da un gruppo di studenti del Liceo Classico e del Liceo Scientifico di Ravenna, di Istituti Tecnici di Ravenna. LA REDAZIONE

“Il Natale è di chi sa accoglierlo”, due chiacchiere con i meno fortunati

Abituati alle nostre comodità, per noi ragazzi, come per molti adulti, il Natale è un momento di grande gioia, che passa dalle strade illuminate alle pattinate sul ghiaccio, dallo scambio dei doni al calore della famiglia. Ogni pretesto è buono per fare acquisti, per cucinare biscotti, per invitare amici a casa, per uscire a divertirsi o semplicemente in generale per spendere del tempo con le persone a cui vogliamo bene.

Guardandoci intorno ci siamo però resi conto che non è forse così scontato avere persone e mezzi grazie ai quali poter vivere con spensieratezza questo periodo di festività. Così, armati di cioccolata, siamo andati a trovare e conoscere qualcuno che non ha la nostra stessa fortuna e che, senza altre possibilità, trascorre di conseguenza le giornate alla ricerca di un contributo alle porte dei supermercati, cercando lo sguardo di tutti coloro che – ormai abituati a questa ‘scomoda’ presenza – avanzano con naturale indifferenza.

Ci siamo quindi recati presso alcuni punti vendita di Coop e Conad per incontrare alcuni ragazzi che trascorrono lì fuori le loro giornate e scambiare con loro qualche chiacchiera, con il primo scopo di capire quale fosse per loro il valore del Natale.

In primo luogo, abbiamo conosciuto la loro storia e le loro origini. Dal Senegal o dal Ghana, tutti hanno dovuto affrontare il famigerato viaggio nei barconi del Mediterraneo per raggiungere l’Italia dalla Libia, passando per l’hotspot di Lampedusa. Due di loro sono nel nostro Paese da oltre vent’anni mentre Kevin, il più giovane, maggiorenne da pochi anni, ha raggiunto le nostre coste solo due anni fa con i fratelli.

Tutti ci hanno parlato con occhi emozionati delle proprie famiglie, ancora nei loro Paesi di origine, delle quali ricordano con estrema allegria il fastoso pranzo del 25 dicembre. Kevin, con il quale siamo riusciti ad aprirci in maniera particolare, addirittura ci elencava con un’enfasi pazzesca tutte le pietanze che venivano servite in tavola, con tanto di pronuncia originale e breve descrizione, estremamente orgoglioso della propria identità culturale, per altro fortemente cristiana.

“Do you believe in God?” (Credi in Dio?) – abbiamo parlato in inglese con Kevin in maniera che potesse esprimersi meglio. “Yes, I do” ci ha subito risposto. E spontanea ci è venuta quindi la domanda “Which aspects about your life make you believing in God?” (Quali aspetti della tua vita ti fanno credere che Dio esista?). Allora Kevin ci ha detto sorridendo “Being alive”, “Essere vivo”. Non importa se viene chiamato solo ogni tanto a faticare nei campi e se deve trascorrere le sue giornate a salutare e a sorridere a chiunque passi per le porte automatiche davanti a lui, è sereno perché sa di non essere, in ultima istanza, solo, e riconosce ciò proprio da queste facoltà che nemmeno la povertà gli potrà sottrarre: il poter salutare e il poter continuare a sorridere, come quando oggi ci siamo scambiati i pugnetti per congedarci dopo la chiacchierata, che è sembrata essergli tanto piaciuta.

“A Natale, non sappiamo perché, le persone sono più buone” hanno sottolineato tutti e tre, aggiungendo come inoltre il 25 dicembre ci sia fortunatamente la possibilità di avere un pasto migliore in diversi punti della nostra città, come nei ristoranti, presso le associazioni o con nuove iniziative che sorgono. Allo stesso tempo hanno precisato che in questo periodo si distinguono le persone generose da quelle ignoranti, due termini contrapposti, forti, pieni di significato, che hanno voluto usare per evidenziare la differenza più grande del cuore delle persone.

Ci hanno detto che a Natale qualcosa cambia, non ci hanno saputo dare un concreto motivo, ma sono tutti convinti che ci sia un’aria diversa anche nelle loro vite oltre che in quella di chi ‘sta meglio’ di loro. O meglio, Kevin questa atmosfera se la spiega così: “Il Natale è speciale perché è nato Gesù”, e quando abbiamo approfondito chiedendogli perché fosse così speciale sulla sua pelle ha ribadito fieramente: “Perché è nato Gesù!”. E poi, dopo averci chiesto qualcosa di noi, è arrivato il momento dei saluti.

Ci siamo resi conto che esiste davvero qualcosa di più grande in virtù della quale Natale è proprio Natale, è quel periodo in cui anche se non hai nulla ti sembra di avere tanto. E forse allora è perché c’è qualcosa, o qualcuno, a riempirti. Possiamo dare tanti nomi a questa atmosfera che fa tremare ogni cuore tra dicembre e gennaio, quel che è certo è che quella cosa esiste. Fuoriusciva dai loro occhi, quando Kevin parlava del pranzo di famiglia come se lo stesse ancora assaporando.

É qui che ti accorgi che la ricchezza non sta nella materia, ma nel saper accogliere questo qualcosa di grande dentro di noi.

Non dobbiamo sentirci fortunati se abbiamo più di loro, dobbiamo sentirci fortunati se riusciamo ad essere felici come loro, con la differenza che noi siamo circondati da tutto, e possiamo condividerlo, mentre loro sono circondati dal nulla, ma con la consapevolezza di essere privilegiati in quanto vivi, in quanto sani, e in quanto ancora capaci di sorridere, fiduciosi nell’aiuto del prossimo che fortunatamente in qualche caso si accorge di loro.

É così che desideriamo augurarvi uno splendido Natale, dandovi appuntamento a lunedì prossimo con la rubrica ‘Cave Canem’ e con noi ragazzi dopo l’Epifania. Buone feste ai nostri lettori!

Uppunto

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