Acqua su Marte? Quasi. Intervista a Marco Garoni

A seguito della notizia che ha fatto il giro del mondo, abbiamo intervistato Marco Garoni, astronomo amatoriale e presidente dell'associazione ARAR, per capirci qualcosa di più

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Lo scorso 28 settembre la Nasa ha diramato una notizia che, in poche ore, ha fatto il giro del mondo, imponendosi su tutti i più importanti media e social network, fino ad arrivare sulla homepage di Google: si sarebbe trovata evidenza scientifica dell’esistenza di acqua allo stato liquido sulla superficie di Marte.

 

Le immagini dei rigagnoli scuri che, con l’avvicendarsi delle stagioni marziane, si formano e si allungano come i loro cugini terrestri durante il disgelo sono davvero impressionanti. In inglese sono stati battezzati “recurring slope lineae” (RSL): si tratta di piccoli rivoletti scuri di sali minerali che, fino a alla scoperta dello scorso lunedì, costituivano ancora un mistero per gli scienziati.

Ne abbiamo parlato con Marco Garoni, astronomo amatoriale presidente dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta (ARAR) nonché uno degli animatori del Planetario di Ravenna, tra i più antichi d’Italia, che quest’anno festeggia i 30 anni di attività.

 

 

 

Sig. Garoni, dal punto di vista scientifico, che cosa significa la scoperta della Nasa?

“Atteniamoci ai fatti, prima di tutto. Dire che su Marte si è scoperta l’esistenza di acqua allo stato liquido non è del tutto esatto. Quello che si è osservato è la presenza di affioramenti salini sulla sua superficie: colature di sali che erano già stati rilevati dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), che dal 2008 gravita attorno al pianeta rosso e ci fornisce immagini ad alta risoluzione.”

“Allo stesso modo, bisogna dire che la presenza di acqua su Marte non è affatto una novità: la stessa Nasa lo ha annunciato più volte. Si tratta di acquaantica”, per così dire, che rilievi radar hanno scoperto sotto la superficie del pianeta, allo stato solido. La vera novità sta appunto in quei rivoli scuri, che, per capire meglio, sono simili alla sabbia bagnata sulla Terra. La variazione di colore stagionale di questi piccoli canali indica senza dubbio un cambiamento in atto sulla superficie di Marte. La loro forma sembrerebbe effettivamente indicare una colata, probabilmente dovuta a qualcosa di liquido, e quindi, si tende a ipotizzare, di acqua salata. Sia ben chiaro, però, che non abbiamo affatto osservato fiumi su Marte.”

 

Ma come mai allora questa scoperta ha avuto così tanta rilevanza?

“Perché conferma delle ipotesi e dei modelli già formulati in precedenza: la superficie di Marte, per così dire, subisce dei cambiamenti stagionali, è in evoluzione, è soggetta ad una sorta di ciclo dell’acqua. Inoltre, queste osservazioni affermano la possibilità dell’esistenza di acqua salata allo stato liquido. Come tutti sanno, l’acqua salata possiede proprietà molto importanti: come quella dei nostri mari, ha la capacità di rimanere liquida anche a temperature molto basse, come sono appunto quelle marziane. I sali che formano i rivoli osservati si trovano lungo le pareti dei crateri marziani. Ci stiamo avvicinando all’estate marziana – anche Marte, infatti, ha un ciclo stagionale, che dura circa il doppio del nostro – e, con l’aumento della temperatura, l’acqua presente nel sottosuolo potrebbe affiorare e modificare lo stato di questi sali, ovvero liquefarli, fino a formare quelle colature che abbiamo visto tutti. È questa l’ipotesi più accreditata al momento. Ma dettagli maggiori arriveranno col tempo: per adesso quello abbiamo è solo il comunicato dell’agenzia di stampa della Nasa, rimbalzato in tutto il mondo, e spesso travisato per le esigenze della comunicazione giornalistica.”

 

Dopo questa scoperta, su molti siti internet, si è parlato della possibilità sempre più plausibile dell’esistenza di vita allo stato semplice sul suolo marziano. Lei che ne pensa?

“Penso che è possibile che ci sia stata vita su Marte. Ma prima di sbilanciarsi bisogna sempre cercare a fondo. Ed è quello che stiamo facendo: le missioni che si stanno portando avanti riguardano infatti lo studio della composizione chimica del suolo marziano, per scovare le tracce di composti organici. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ad esempio, ha previsto entro il 2018 il lancio verso Marte di un robottino, ExoMars, dotato di tutti gli strumenti che serviranno a misurare eventuali attività biologiche. Si potrebbe dire che l’ambiente marziano somiglia a certe zone della superficie terrestre, nelle quali, seppur in condizioni di grande siccità e temperature estreme, esiste la vita. Ma si tratta pur sempre della nostra Terra. Eppure, la presenza di ghiacciai e la possibilità che esista acqua liquida salata su Marte è una delle condizioni necessarie per favorire lo sviluppo della vita così come la conosciamo.”

 

È realizzabile un progetto di colonizzazione del pianeta rosso?

“Forse la colonizzazione è un’ipotesi un po’ lontana. Ma l’esplorazione di Marte è certamente alla nostra portata. È da quando siamo andati sulla Luna che si parla di Marte come prossima tappa del nostro viaggio spaziale. Qualche anno fa si era prevista una missione con umani entro il 2020; adesso si parla del 2030. Com’è ovvio, ci sono problematiche tecnologiche da risolvere. Senza parlare della durata di queste missioni, che vanno dai 2 ai 4 anni: si tratta di tempi impegnativi per chiunque.”

 

In attesa della partenza, quali sono i prossimi appuntamenti del planetario di Ravenna?

“Noi siamo sempre aperti il martedì sera, con conferenze a tema che riguardano le scoperte dell’astronomia contemporanea ma anche, più ampiamente, l’astronomia dal punto di vista filosofico e storico.”

 

A cura di Iacopo Gardelli

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