Ouidad Bakkali incontra gli studenti del Classico per parlare delle stragi di Parigi

La giovane assessora alla Cultura di Ravenna ha portato agli studenti la dolorosa testimonianza personale degli attacchi terroristici dello scorso 13 novembre, ed ha dichiarato: "No all'odio e alla paura, è necessaria la comprensione". Il resoconto della giornata a cura di due giovani cronisti

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“Alcune classi del Liceo Dante Alighieri”, scrivono Emanuele D’Eliseo (4A) e Francesca Sartori (3B) “hanno avuto modo di partecipare a scuola ad un incontro con l’assessore comunale alla cultura di Ravenna, Ouidad Bakkali, che ha raccontato dell’esperienza vissuta la sera del 13 novembre a Parigi, quando si è ritrovata coinvolta in uno dei diversi attentati che quella notte hanno avuto luogo nella capitale.”

“Le abbiamo chiesto perché”, continua l’articolo dei giovani giornalisti, “secondo lei, è stata colpita proprio Parigi e soprattutto perché quegli attentati ci hanno sconvolto così tanto. L’assessore ha subito cominciato ad elencare le possibili spiegazioni partendo dall’oggi ha sottolineato come il Medio Oriente sia una zona ‘calda’, teatro di innumerevoli conflitti, e la Siria abbia visto il proprio territorio bombardato dai francesi.”

 

“È poi andata a ritroso nella storia aiutando gli studenti a non dimenticare che la Francia è stata un Paese colonialista e attualmente presenta un alto tasso immigratorio, a maggioranza di popolazione araba. Parigi, in quanto capitale, non è solo un simbolo, ma anche un punto d’incontro di decine, centinaia di nazionalità diverse: attaccarla significa colpire tutte quelle diverse identità. Abbiamo continuato chiedendo: ‘Il conflitto si lega più ad un fattore politico o religioso secondo lei?’ e la risposta, chiara, decisa, è stata che la religione è solo un pretesto, una scusa per reclutare seguaci.”

 

“In questo caso la religione estremizzata non è più tale, ma diventa un semplice strumento di controllo che porta i suoi adepti a trasformarsi in kamikaze; la vita della persona – valore occidentale per eccellenza – è declassato per lasciare il posto a un obiettivo che la rende facilmente sacrificabile. Rotto il ghiaccio ci siamo permessi di rivolgerle anche una domanda più personale: ‘In seguito agli atti terroristici che hanno colpito Parigi, è circolata su Internet una lettera scritta da un uomo che aveva perso la moglie in uno degli attentati e che, nonostante tutto, sosteneva di non provare odio nei confronti degli attentatori’. Le abbiamo domandato perciò cosa provasse lei: odio, rabbia?”

 

“L’assessore guardandoci ha pronunciato un sonoro No, ma ci ha parlato di una forte necessità di comprendere che ‘non è un sentimento, ma è quello che provo’. Infatti non si può ridurre tutto ad un forte desiderio di vendetta reagendo alla violenza con ulteriore violenza, perchè non risolverebbe le cose. Neanche mostrare timore è una buona risposta, perchè è esattamente quello che vogliono: ‘Almeno questa non voglio dargliela vinta’, assicura.”

 

“Ormai esaurito il tempo a nostra disposizione, abbiamo chiesto a Bakkali il suo parere riguardo al disegno che è diventato l’emblema del sostegno di tutto il mondo nei confronti della Francia e delle sue vittime: la Tour Eiffel unita al simbolo della pace. Sostiene che è un messaggio positivo, e che i social-network oggi non sono solo mezzi di diffusione, ma anche strumenti tramite cui protestare. Ricorda che, quando lei era una studentessa, i giovani scendevano in piazza per fare manifestazioni pacifiste contro la guerra in Iraq. Sostanzialmente sono cambiati i metodi, ma il fine rimane sempre lo stesso: esprimere il proprio dissenso e la propria solidarietà con mezzi non violenti”, concludono Emanuele D’Eliseo e Francesca Sartori.

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