Inaccessibilità e inadeguatezza della piscina di Ravenna: l’appello di Chiara e dei suoi genitori

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Da tempo la piscina comunale Gambi di Ravenna sale agli onori delle cronache e spesso non per buone ragioni. Quest’ultimo ne è un chiaro esempio. Parliamo della non accessibilità della piscina comunale di Ravenna, attraverso la vicenda di una minore disabile, ed è per questa ragione che useremo un nome di fantasia, chiamandola Chiara.

“Conseguentemente alla mia disabilità – inizia il suo racconto – ho bisogno di qualcuno che mi aiuti ad entrare ed uscire dalla vasca dei bambini che non è provvista però di elevatore, in quanto l’unico elevatore presente nella struttura è fisso ad una sola vasca, quella profonda che io ho difficoltà ad utilizzare. I miei genitori si sono quindi immediatamente rivolti al direttore della piscina, affinché si potesse dotare la piscina di sollevatori anche per le altre vasche presenti in struttura: questi si è reso disponibile a trovare insieme al Comune, una soluzione al problema, che costituisce un disagio per quelli come me”.

La legge prevede che nelle strutture destinate ad attività sociali come quelle scolastiche, sanitarie, assistenziali, culturali e sportive, debbano essere rispettate quelle prescrizioni atte a garantire il requisito di accessibilità. La madre della ragazza, lamenta anche l’inadeguatezza dei servizi igienici della struttura che, a suo parere, non rispettano oltretutto i parametri di sicurezza sanciti dalla legge.

Limitatamente ai servizi igienici, il requisito di accessibilità si intende soddisfatto, se almeno un servizio igienico per ogni livello utile dell’edificio è accessibile alle persone su sedia a rotelle. Qualora nell’edificio, per le dimensioni e per il tipo di afflusso e utilizzo, debbano essere previsti più nuclei di servizi igienici, anche quelli accessibili alle persone su sedia a ruote, precisa la normativa, devono essere incrementati in proporzione.

Considerato che per barriere architettoniche si intendono: a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea; b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti; c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi, per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.

Nel Decreto Ministeriale n. 236/89 è espressamente richiesto che gli ambienti destinati ad attività sportive siano accessibili. Dunque, per le piscine va garantito il requisito di accessibilità. In particolare, la progettazione deve essere attenta ai seguenti elementi: parcheggi, ingressi, percorsi, collegamenti verticali, servizi igienici, spogliatoi, accesso alla vasca; i sollevatori possono risultare utili per persone con disabilità motorie o funzionali rilevanti.

In commercio,  esistono diversi tipi di ausili che agevolano l’entrata in acqua delle persone con disabilità, adatti sia per piscine coperte che all’aperto. Tecnicamente questi mezzi possono essere costituiti da un seggiolino sul quale va trasferita la persona che scende nella vasca, ovvero da un dispositivo di sollevamento che consente lo spostamento in vasca della persona sulla carrozzina utilizzata per la doccia, in tal caso non vi è necessità di compiere la manovra del trasferimento.

I genitori di Chiara ci dicono che è fondamentale per la loro figlia svolgere attività fisica in acqua, chiedendo per tal motivo che il Comune provveda celermente all’adeguamento della piscina pubblica in conformità a quanto previsto dalla normativa nazionale vigente in tema di eliminazione di barriere architettoniche, mediante l’installazione di elevatori amovibili, auspicando che la stessa Amministrazione si adoperi per acquistare sedie “comode” che agevolino gli spostamenti delle persone con disabilità in sicurezza all’interno della struttura, chiedendo anche che si proceda alla selezione del personale, affinché gli operatori possano essere adeguatamente formati, per far fronte anche alle necessità di chi ha qualche difficoltà in più rispetto ad altri.

I genitori chiedono di dotare di sedili idonei (con braccioli) le docce interne. “Tutto ciò per rendere effettiva l’agevolazione riguardante l’ingresso gratuito in piscina dei disabili e dei loro accompagnatori, possibilità che verrebbe altrimenti vanificata, qualora non venisse garantita la reale fruibilità delle vasche ed dei relativi servizi della struttura comunale”.

L’appello finale di Chiara è invece quello di una ragazzina che vuole frequentare la piscina, come fanno tutte le sue coetanee, senza che le vengano posti dei limiti che gli altri non hanno.

A cura di Mirella Madeo

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