Caritas di Ravenna: 120 famiglie aiutate grazie al progetto Adozione a vicinanza. Ma aumentano le solitudini involontarie

“Vorremmo aderire al progetto Adozione a vicinanza, per aiutare una famiglia in difficoltà”. E’ stata semplicemente questa la richiesta che una coppia di anziani ha rivolto alla Caritas Diocesana di Ravenna e nell’arco di poco tempo, dopo aver indicato il profilo della famiglia che volevano aiutare, l’adozione è stata attivata.
“Il progetto Adozione a vicinanza è stato avviato nel 2013, ed ha avuto una risposta molto positiva da parte dei ravennati” spiega Daniela Biondi, referente del Centro d’Ascolto della Caritas Diocesana -. Ad oggi sono 120 le adozioni attivate e solo nel 2019 sono stati donati 13mila euro“.
Il progetto permette di aiutare concretamente chi è in difficoltà: coppie che non arrivano a fine mese, anziani soli, famiglie con bambini, sostenendoli economicamente, con una quota fissa o un’offerta una tantum. Per motivi di privacy, non è previsto che l’adottante e l’adottato abbiano un contatto diretto ed è il Centro d’Ascolto a fare da intermediario.
“E’ un progetto importante e speriamo che negli anni vi sia un aumento del numero delle adesioni” sottolinea la Biondi.

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Domenica 17 novembre sarà celebrata la terza Giornata mondiale dei Poveri, occasione per fare il punto sulla “povertà” nel nostro territorio. Secondo i dati presentati dal Report della Caritas Diocesana, a Ravenna nel 2018 sono state più di 4500 le persone che si sono presentate alla Caritas (con un calo del 27% rispetto al 2014 anno di maggior afflusso al Centro d’ascolto). Sono stati 300 i nuovi nuclei: 131 di cittadinanza italiana, 169 di cittadinanza straniera.

Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che sono scivolate nella povertà negli ultimi anni. Persone che hanno perso il lavoro e la casa, non riuscendo a pagare la rata del mutuo, e tutto ciò li ha portati in uno stato di grave  precarietà – spiega la Biondi -. Seguiamo molte famiglie con bambini ma sono molti anche gli ultra 65enni”.

Dal Report si evince che negli ultimi anni sono aumentati gli italiani, mentre sono calati gli stranieri, che probabilmente sono tornati nei propri paesi d’origine, a causa della carenza di lavoro, o si sono spostati in altri Stati.

Principalmente le persone che vengono ai centri d’ascolto lo fanno per chiedere un aiuto alimentare – prosegue Daniela -. Nel 2018 abbiamo distribuito 6790 pacchi viveri, di cui 3252 al Centro di Ascolto, senza considerare il mese di agosto, quando la mensa di San Rocco chiude ed è la Caritas a distribuire i pasti presso la mensa del Seminario”.

“Spesso le persone, durante il momento di ascolto con i volontari, chiedono anche altri aiuti: chi per il pagamento della bolletta o per pagare il ticket per la visita medica, o per i farmaci. Per aiutare queste persone a rinserirsi nel mondo del lavoro stiamo valutando se provare a sviluppare in futuro un nuovo progetto, una sorta di tirocini formativi, per permettergli di imparare una professione- spiega Daniela. .

Ma il problema che abbiamo riscontrato in aumento è quello legato alle solitudini involontarie – sottolinea la coordinatrice -: le persone che si recano alla Caritas sono principalmente persone sole ed hanno bisogno di essere ascoltate: vivono una grave povertà di relazioni, non hanno reti amicali nè parentali. In molti casi si tratta di “ravennati”, persone nate e vissute qui”.

Alla Caritas diocesana di Piazza Duomo a Ravenna sono impegnati 30 volontari: alcuni si occupano della raccolta dei generi alimentari donati dalle attività commerciali della piccola e della grande distribuzione; altri selezionano la frutta e la verdura; altri ancora preparano le sportine. Infine c’è chi ha il compito dell’accoglienza e dell’ascolto dei bisogni delle persone che si recano al centro d’ascolto.

L’ascolto richiede grande vicinanza alla persona – conclude la Biondi -. Ascoltare le storie di solitudine profonda è impegnativo, anche per i volontari. E siamo convinti che l’ascolto sia un’aspetto di primaria importanza”.

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