All'”Oriani” una mostra sulla Resistenza faentina

Coinvolte tutte le classi Quinte, in aula magna esposti scatti fotografici che raccontano l’epica della Resistenza faentina nella prospettiva dei suoi cittadini.

Nella mattina di sabato 15 gennaio, dopo i saluti introduttivi della professoressa Alessandra Erbacci, alla presenza del Presidente del Consiglio comunale di Faenza Niccolò Bosi e dell’assessore all’istruzione e allo sport Martina Laghi, è stata inaugurata la mostra “(S)conosciuta Resistenza”, un’originale narrazione fotografica non tanto degli eventi che hanno caratterizzato la Resistenza faentina, quanto degli individui, delle loro storie, della quotidianità rigata dalla ferocia della seconda guerra mondiale.

L’esposizione, curata dall’Associazione Gruppo Fotografia Aula 21, che ha voluto dedicare e condividere con gli studenti dell’Oriani questa esperienza culturale e artistica, per contribuire al recupero e alla salvaguardia della memoria storica nelle giovani generazioni, s’inserisce in realtà in un contesto più ampio, che è quello legato al bando regionale Viaggi della Memoria, nella ed. 2019, del quale l’Istituto tecnico faentino è risultato vincitore di un importante finanziamento per realizzarlo dopo lo stop per la pandemia.

Dedicata alla Resistenza, cioè al principale esempio di reazione civile allo stato di occupazione nazifascista in cui versava il nostro Paese in quegli anni, la mostra è stata già ospitata in altri punti importanti della città, non da ultimo la Biblioteca Manfrediana. Tuttavia, per via anche dell’emergenza sanitaria, l’attenzione del Gruppo Fotografia Aula 21 ha permesso di condividere nell’aula magna dell’Oriani il proprio progetto fotografico, in modo da consentire anche agli studenti di toccare con mano la realtà della guerra, immortalata negli scatti attenti e profondi di giovani amatori e professionisti che hanno fatto vibrare le loro emozioni in quelli che si possono indicare come i frammenti della nostra epica resistenziale, eventi storici che sembrano lontani nel tempo ma che ci interrogano sul presente e, nello stesso momento, indirizzano una sollecitazione sul futuro, e tracce che restano ancora nel nostro tempo e nelle strade della città, sui volti e nei racconti dei nonni, ormai ultimi testimoni di quegl’anni.

Le storie sono infatti il cardine del progetto e si è cercato di mettere in luce l’individualità di ciascuno mostrando il processo di scelta, lotta e liberazione che, anche se in modo diverso, accomuna tutti. È questo il motivo per cui si sono tralasciati i grandi personaggi della resistenza faentina, concentrandosi invece su persone comuni, attraverso il racconto principalmente orale. Soggetti la cui vita è stata sconvolta dalle barbarie nazifasciste a cui, però, non si sono sottomessi, lottando per ritrovare quella libertà che li era stata strappata.