Fusignano. Roberto e il cane Giotto ai mondiali di agility FISC in Olanda

Roberto Andalo’ è un abitante di Fusignano ed è grande appassionato di cani. L’agility è un’attività che ha scoperto per caso quando prese il suo amico a 4 zampe Giotto da un’allevatrice.

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Grazie all’amicizia con un allenatore molto in gamba Roberto è entrato in una vera e propria squadra sino ad arrivare oggigiorno alla nazionale italiana. Lo abbiamo contattato per saperne di più.

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L’INTERVISTA

Roberto, com’è nata la passione per la dog agility?

“Ho iniziato a Fare agility per caso, come molti all’inizio non sapevo cosa fosse (ride). Si tratta di una parola che ho sentito per la prima volta quando presi il cane dall’allevatrice Arielle’s demon (cercavo un cane da compagnia all’epoca) dove mi dissero che, un altro loro esemplare, faceva agility in un campo vicino con un cugino del mio cane Giotto. Preso dalla curiosità andai a vedere e la cosa mi piacque fin da subito. Lì, poi, ho conosciuto il mio attuale coach ed all’epoca amico Angelo Mainetti con Pif (il suo Zwergpinscher) dove da prima eravamo compagni di campo mentre ora lui ha il suo campo, il centro cinofilo “La Gang” ed io ho la fortuna di farne parte nel consiglio direttivo”.

Dagli esordi alla nazionale è stato un percorso difficile? 

“Dopo circa 3 anni il binomio tra il sottoscritto e il cane ha incontrato una serie di problemi di comunicazione dovuti anche ad alcuni misunderstanding in gara che causarono stress nel binomio. Confesso che stavo pensando di smettere di fare agility. Poi, fortunatamente, grazie al mio amico di campo che aveva fatto i corsi da tecnico di agility, e diventando il mio attuale coach siamo riusciti a recuperare il nostro rapporto e sistemare i problemi quasi del tutto. Il percorso fatto è stato lungo e molto duro sia a livello fisico che mentale sia per me che per Giotto, ma la voglia di recuperare il rapporto era troppo, tanto da promettere quasi tre anni fa a Giotto che se fossimo riusciti ad uscire dal tunnel avrei fatto di tutto per portarlo in alto”.

Che cane è Giotto?

“Un animale dannatamente in gamba! (ride). Ci siamo fatti le quattro selettive con buoni risultati, tanto da essere chiamati in nazionale prima come riserva, poi per una serie di eventi siamo passati titolari e con grande gioia il mio amico e coach è entrato come riserva. Questo è un altro nostro sogno che si realizza perché quando abbiamo iniziato il percorso delle selettive ci siamo detti scherzando che avremmo lavorato sodo per entrare tutti e due, e così quasi per scherzo è stato”.

Come prosegue la preparazione per l’appuntamento in Olanda?

“Ci stiamo tutti preparando al meglio grazie allo staff FISC della nostra squadra che ci segue passo dopo passo. Considerando che per noi è il primo mondiale a cui partecipiamo e piacendoci le sfide perché facciamo questo meraviglioso sport non con i classici cani tipo border collie, shetland o parson, ma con dei swergpinscher le aspettative sono alte”.

Progetti per il futuro?

“Una nuova sfida con una razza quasi sconosciuta in Italia che è il mudi, un cane da pastore ungherese. Volevo restare nella categoria attuale ed ovviamente con un cane non convenzionale (come diciamo noi “la gang è diversa e gli piacciono le sfide, non le cose semplici) e non potrà mai mancare un altro zwerg”.