Marina di Ravenna, tartaruga di 57 cm spiaggiata davanti al bagno Donna Rosa

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È stata ritrovata lunedì mattina, ormai senza vita, proprio nel pezzo di spiaggia davanti al noto stabilimento balneare. Si tratta di un esemplare di Caretta caretta di 57cm.  

 

Sul posto si sono presentati i volontari della Fondazione cetacea. Il corpo dell’animale è stato quindi recuperato dagli Amici degli animali.

 

Perché le tartarughe marine di spiaggiano nell’Adriatico?

 

Il mare Adriatico presenta condizioni ottimali per le tartarughe marine poiché le sue acque sono molto basse e ricche di cibo. Nel mar Adriatico non ci sono siti di deposizione noti: in Italia questi sono concentrati soltanto nel sud e quindi le tartarughe che si trovano da noi, e anche in maniera molto numerosa, non lo fanno per deporre le uova.

Principalmente l’Adriatico è un sito di alimentazione per le tartarughe marine e negli ultimi anni si è avuta la conferma che si tratta di una zona di svernamento. Questa zona va osservata con grande attenzione quando si parla di conservazione poiché l’Adriatico contribuisce a rifornire la popolazione che poi abita tutto il Mediterraneo.

 

In un recente lavoro pubblicato, nonostante la copertura del territorio italiano non sia completa e uniforme, sono stati raccolti dei dati molto numerosi riguardanti gli spiaggiamenti di tartarughe: mentre a livello nazionale si rilevano circa 0,5 tartarughe spiaggiate per ogni chilometro di costa, in Emilia-Romagna siamo a 7,9 e nelle Marche 1,5 dimostrando come nella nostra zona di tartarughe ce ne siano veramente tante.

Bisogna anche considerare che in questa zona ci sono enti che lavorano da molto tempo come la Fondazione Cetacea e come ARCHÈ quindi è molto più facile che le segnalazioni non vengano perse rispetto a zone dove non c’è un lavoro continuo.

 

Che tipo di tartarughe vengono nel nostro mare?

Tutte le classi di appartenenza sono abbastanza rappresentate e in base ai lavori pubblicati negli ultimi anni la più rappresentata è una categoria di animali attorno a 40-50 cm di carapace. Ci sono anche gli adulti, 70-75 cm, e in qualche caso ci sono anche animali molto piccoli, ad esempio nella grande “invasione” registrata nel 2009. La classe di lunghezza pari a 40-50 cm si colloca nella fase di pre–adulti, o meglio sub–adulti, animali giovani che non hanno ancora raggiunto la maturità sessuale. La distribuzione stagionale è interessante perché in base ai primi dati pubblicati dalla Croazia si nota come in giugno e luglio ci sia un calo di questi animali che poi riprendono un po’ in agosto ma in particolare quello che si nota è che la maggior concentrazione nelle coste croate che si verifica in febbraio e marzo. Questi dati sono esattamente speculari a quelli che si riscontrano sul lato italiano dove invece la maggior concentrazione è nei mesi estivi a partire proprio da luglio mentre i ritrovamenti di tartarughe in gennaio o febbraio sono veramente occasionali.

Dai dati raccolti in Croazia è evidente come questi animali rimangano in inverno nella nostra area, seppure con una preferenza per il lato orientale. Dai dati rilevati risulta inoltre, dal 2006 in poi, un significativo aumento di ritrovamenti di tartarughe negli ultimi mesi dell’anno: ottobre-novembre-dicembre.

 

I problemi legati alle attività di pesca

I problemi che riguardano le tartarughe marine e legati alla pesca in Adriatico sono tre. Lo strascico è il problema principale: dai dati risulta che vengono pescate dalle 7.000 alle 10.000 tartarughe all’anno. A queste si aggiungono le reti da posta che pur avendo un impatto minore permettono di catturare da 600 a 4.000 individui l’anno ma con una mortalità molto maggiore per cui l’impatto vero potrebbe essere diverso, non certo a livello dello strascico ma comunque maggiore di quello che possiamo considerare guardando soltanto il numero delle catture. Poi ci sono le volanti che invece hanno un impatto molto minore perché le tartarughe nel nostro mare sono animali che hanno un comportamento bentonico e quindi si alimentano sul fondo, cercano appunto prede di fondale come molluschi e crostacei. In questo modo, dato che la volante pesca aperte negli strati superiori di acqua e non va a contatto con il fondo, i numeri si abbassano notevolmente e siamo sull’ordine di poche centinaia all’anno.

 

(Fonte fondazionecetacea.org)

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