Tiziano Carradori (Asl Romagna): CAU utili per migliorare la medicina territoriale e decongestionare i Ps, i 166 di guardia medica non possono fare solo telefonate

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Tiziano Carradori è dall’estate 2020 alla guida dell’Ausl Romagna. Uno dei manager più quotati della sanità regionale è arrivato in Romagna nel momento più difficile per l’organizzazione delle strutture sanitarie, nel pieno della pandemia e mentre stava profilandosi in tutta la sua ampiezza la crisi della sanità pubblica italiana. Una crisi dettata da errate scelte strategiche (per esempio sulla programmazione del personale che adesso manca in modo drammatico), da uno scollamento della medicina di prossimità (carenza e difficoltà operativa dei medici di base) e da una cronica carenza di risorse per poter reggere il sistema universalistico (negli ultimi anni solo il Governo giallo-rosso di Conte ha portato il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale al 7% del Pil, un livello giudicato congruo, tutti gli altri governi sono rimasti al di sotto di quella soglia).

In particolare sono tornati a tagliare fondi alla sanità pubblica (non in termini assoluti ma in relazione all’aumento dei costi e dei bisogni) sia il Governo Draghi, sia il Governo Meloni, malgrado tutti avessero dichiarato a gran voce ai tempi del Covid che sulla sanità non bisognava più tagliare.

Nei mesi scorsi c’è stata una mobilitazione per la difesa del Servizio Sanitario Nazionale con una petizione lanciata proprio in Romagna che ha avuto larga eco, con iniziative sindacali importanti (Cgil, Cisl e Uil hanno messo la sanità al centro) sia di settore sia generali, e anche con iniziative istituzionali come quella della Regione Emilia-Romagna e di altre Regioni che chiedono di portare il finanziamento del SSN al 7,5% del Pil. Ma tutte queste iniziative non sembrano avere sortito finora gli effetti desiderati.

La sanità pubblica italiana appare come una grande malata che non è più in grado di rispondere adeguatamente al bisogno di salute dei cittadini. Intanto le strutture sanitarie cercano di riorganizzarsi per garantire le prestazioni, facendo i conti con le carenze croniche di personale e risorse di cui abbiamo già detto. Un bel rompicapo. Ne parliamo e facciamo il punto a fine 2023 proprio con Tiziano Carradori alla tolda di comando di Ausl Romagna.

Tiziano Carradori

L’INTERVISTA

Dottor Carradori, partiamo da una buona notizia. Lunedì 18 dicembre avete di fatto inaugurato i primi due CAU della Romagna, quelli di Cervia e Cattolica. Ne aprirete fino a 21 in totale entro la fine del 2025. Ci riassume che cosa sono esattamente questi CAU, che potremmo definire come strutture che stanno a metà strada fra i medici di base e il Pronto soccorso?

“I CAU sono Centri di Assistenza e Urgenza, a questo fa riferimento l’acronimo CAU che incontrano i cittadini. I CAU sono un potenziamento dell’assistenza territoriale. L’obiettivo è facilitare l’accesso diretto della popolazione a prestazioni sanitarie erogate in tempi rapidi, a fronte di bisogni che vengono percepiti urgenti ma di entità e di severità medio bassa. Come sappiamo, oggi il 70% degli accessi che caratterizzano e congestionano i nostri Pronto soccorso sono dettati proprio da bisogni di entità e di severità medio bassa che non dovrebbero passare dal Pronto soccorso, ma possono trovare una risposta in ambito territoriale, una risposta più prossima al paziente e più rapida. Con i CAU si dà questa risposta. Essa dovrebbe consentire quindi al Pronto soccorso di tornare a fare fronte soprattutto ai bisogni più importanti. Oggi si va al Pronto soccorso per molte cose anche lievi perché il cittadino non ha un’alternativa, cioè non trova un accesso tempestivo e diretto ai servizi territoriali. Il CAU Centro di Assistenza e Urgenza è la nostra scelta per potenziare il servizio del territorio come prevede il decreto ministeriale 77, che dà attuazione alla riorganizzazione delle cure fuori dall’ospedale prevista dal PNRR.”

CAU Cervia

Ci dica meglio del CAU di Cervia.

“Il CAU di Cervia si trova nella Casa di Comunità di Via Ospedale 17 ed è attivo sette giorni su sette, 24 ore su 24: un Medico di Continuità Assistenziale e/o Medico di Medicina Generale opera in collaborazione con l’infermiere esperto nella gestione di problemi sanitari urgenti. Nel periodo estivo in relazione all’afflusso dei turisti il personale sanitario e i tecnici di radiologia saranno potenziati. Dal 18 dicembre la struttura si chiama CAU ma a Cervia è operativa già da due anni. I risultati confermano che qui sono stati recuperati gli accessi del 2019 che era stato anno boom per gli accessi ovunque. Nel 2022, con la piena ripresa dei flussi turistici e il consolidamento del modello a gestione territoriale, gli accessi sono stati pari a 12.252. Nel 2023 la media dei pazienti inviati in Pronto Soccorso a Ravenna, per l’alta complessità dei casi, è stata dell’11% come nel 2022. Complessivamente nei primi sette mesi di attività del 2023, gli accessi sono stati 7.550, 565 in più rispetto ai primi 7 mesi del 2022. La media dei pazienti visitati nei 3 mesi estivi del 2023 è stata di 85 al giorno, che nei mesi invernali si attesta a circa 30 al giorno.”

I CAU che prestazioni erogano e per quali sintomi un cittadino dovrebbe recarsi al CAU invece di andare direttamente al Pronto Soccorso?

“I CAU erogano visite mediche, certificazioni, trattamenti farmacologici al bisogno, prescrizioni di terapia per patologie di nuova insorgenza o terapie essenziali, procedure chirurgiche minori (per esempio, suture, medicazioni). Accedendo al CAU, i cittadini vengono accolti dall’infermiere che procede con l’intervista di inquadramento del bisogno, a cui seguono la visita medica ed eventuali ulteriori approfondimenti diagnostici come l’elettrocardiogramma, la radiografia e alcuni esami di laboratorio. Il medico del CAU può poi valutare, e se necessario prescrivere, prestazioni specialistiche a completamento diagnostico. In questo caso l’esito della prestazione di approfondimento deve essere valutato dal Medico di Medicina Generale o dal Pediatra di Libera scelta, che sono i riferimenti per ogni cittadino assistito, senza tornare al CAU. L’esito del percorso clinico-assistenziale eseguito presso il CAU viene reso disponibile sul Fascicolo Sanitario Elettronico. La visita e alcuni accertamenti diagnostici offerti presso i CAU (per esempio ECG ed alcuni esami ematici) sono gratuiti per tutti i cittadini residenti e/o assistiti della Regione, mentre per tutti gli altri (i turisti fuori regione, ndr) la visita prevede una partecipazione alla spesa pari a 20 euro da corrispondere al Medico che provvederà a rilasciare apposita ricevuta di riscossione. Le ulteriori prestazioni specialistiche, prescritte dal medico del CAU per il completamento diagnostico, sono a carico del cittadino con il relativo ticket, se previsto. Per l’elenco dei sintomi rimando alla lettura della tabella che come Ausl Romagna abbiamo fornito nei giorni scorsi, è piuttosto lunga ma chiara (è riproposta in coda all’intervista, ndr)”.

Ma quali sono i tempi medi dei trattamenti al CAU, in modo che il cittadino capisca che è preferibile andare al CAU invece di recarsi direttamente al Pronto Soccorso dove rischia di attendere ore e ore?

“La velocità di trattamento dei casi è molto molto superiore a quella che avviene in un normale Pronto soccorso che so di Ravenna o di Faenza o di Lugo o degli altri ospedali della nostra azienda. Nei CAU l’attesa non va oltre le due ore. Anzi, la media è di circa un’ora. Ma lei consideri che dentro questa permanenza ci stanno anche degli esami diagnostici, perché come le dicevo noi abbiamo tutte le attrezzature radiologiche incluse le tomografie computerizzate. I tempi di permanenza sono almeno di tre quattro volte ridotti rispetto ai tempi medi di un Pronto soccorso. Naturalmente per sintomi seri, il paziente deve continuare a rivolgersi al Pronto soccorso. Tutti i dati che abbiamo finora ci parlano del buon funzionamento dei CAU e sono certo che saranno servizi molto utili, che la gente potrà utilizzare efficacemente, in alternativa all’accesso al Pronto soccorso quando questo non è strettamente necessario.”

Lei in parte ha già risposto, però le faccio lo stesso la domanda. Secondo lei perché c’è una polemica politica così feroce contro i CAU da settimane. L’opposizione di centrodestra dice che i CAU non funzionano e che rappresenterebbero il fallimento della sanità emiliano-romagnola?

“Intanto mi lasci dire che parlare sotto il profilo dell’efficacia di un fallimento della sanità emiliano romagnola ce ne vuole, perché è da vent’anni che la sanità emiliano romagnola è la prima in assoluto nell’erogazione dei servizi secondo i criteri sanciti dallo stesso Ministero della Salute. Semmai la sanità emiliano romagnola è sempre stata una sanità che ha anticipato i tempi. Io non sono abituato ad enfatizzare troppo certi dati e cambiamenti. Ma anche con i CAU si propone un cambiamento che va verso il miglioramento dei servizi. Mi sfuggono le ragioni per le quali la politica si oppone, in questo caso il centrodestra. Ma io non ne faccio una questione politica di schieramento, centrodestra o centrosinistra. La salute dovrebbe sempre essere al centro dell’attenzione di tutte le politiche, perché questo dice l’OMS e questo dicono le evidenze. La salute non dovrebbe essere uno strumento di lotta politica e i partiti o gli schieramenti non dovrebbero buttarla in politica.”

Ma succede regolarmente.

“Vede, anche nei mesi scorsi qualcuno si è scagliato contro la riforma dei mezzi di soccorso avanzato e noi abbiamo brutalmente smentito le falsità e l’uso strumentale dei dati che veniva fatto, abbiamo consegnato ai 75 sindaci di questo territorio i dati veri e abbiamo motivato la bontà della nostra azione. Io provo una sostanziale nausea del modo con il quale la politica affronta temi così delicati come la salute della propria popolazione. Noi abbiamo un carico di malattia che sta crescendo anche per l’aggravarsi di certi problemi sociali, abbiamo la popolazione che invecchia, abbiamo l’anticipazione della malattia nell’ambito delle fasce di popolazione giovanile. Bisogna essere seri quando si parla di salute e di problemi così gravi. Se vado invece a vedere le ragioni avanzate da chi si oppone ai cambiamenti, per esempio i CAU, noto che non sono mai motivate. Ci sono solo delle dichiarazioni catastrofiste, ma ci fosse mai una volta che motivano le loro dichiarazioni con dati o fatti. Mai! Andate a vedere che cosa succede a Cervia e andate a vedere che cosa è successo anche a Cattolica: chiedete pure alla popolazione, chiedete agli amministratori quali sono i ritorni della sperimentazione dei CAU.”

A proposito di prestazioni sanitarie, di statistiche e classifiche, anche tutte le rilevazioni indipendenti dicono che quella emiliano romagnola è la migliore sanità pubblica d’Italia. Eppure gli emiliani e i romagnoli hanno la sensazione che le cose stiano peggiorando di giorno in giorno… dunque?

“Non è solo una sensazione. È così. Perché qualcuno praticamente soffoca finanziariamente il Sistema Sanitario Nazionale. Mancano le risorse più preziose – il personale – e non è che ci possiamo aspettare dei risultati diversi da quelli che abbiamo. Noi siamo bravi, perché abbiamo una sanità uguale se non migliore per prestazioni a quella della Germania, anche se la Germania spende per ogni cittadino il doppio di quello che spendiamo noi. Ma noi abbiamo meno medici e una quantità di infermieri infinitamente inferiore a quella della Germania, della Francia, dell’Inghilterra, e potrei continuare. È ovvio che è difficile mantenere lo stesso livello di servizi di prima quando medici e risorse calano.”

Malgrado ciò siamo i migliori in Italia?

“Malgrado questo siamo ancora la regione più attrattiva d’Italia, la gente viene qua a curarsi. Ma cosa sono tutti pazzi che vengono qua?! La nostra sanità comunque sta peggiorando perché senza risorse i tempi di attesa si allungano, senza medici certe prestazioni sono più difficili da garantire, un intervento chirurgico non lo fa il primo che passa per strada. Ci vogliono i medici. Ma non ci sono medici sul mercato. E per di più, nel pubblico non possiamo assumere stabilmente quel personale che il privato accreditato può assumere. È un sistema francamente assurdo. Sono decenni che si parla delle riforme necessarie. Riforme che non si fanno. Hanno ragione i miei concittadini: la nostra sanità soffre, soffre, soffre. Continua ad essere la migliore, ma io vengo rimproverato dai miei datori di lavoro perché sostengo che non siamo i migliori, siamo i meno peggio. Suona diversamente ma è la stessa cosa. Però vuol dire che abbiamo la consapevolezza che dobbiamo migliorare. Perché i bisogni aumentano ma se le risorse e il modo di lavorare rimangono quelli di un tempo, allora è evidente che abbiamo e avremo delle difficoltà. Quindi sì, la nostra sanità è una delle migliori d’Italia ed è una delle migliori d’Europa, però non può funzionare come vorremmo. Non si fanno le nozze coi fichi secchi.”

A proposito di carenza di personale, la sua proposta di fare fronte a questa carenza con la pronta disponibilità ha incontrato la totale contrarietà dei sindacati. Quindi che si fa?

“È una narrazione che non corrisponde al vero, perché la pronta disponibilità del personale del comparto serve a rispettare i miei colleghi infermieri e a garantire il servizio. Adesso succede che quando per una ragione o per l’altra abbiamo delle assenze, non perché non assumiamo, ma perché la gente si ammala – e non è che in Ausl possiamo programmare le malattie – succede che i nostri chiamano al telefono coloro che sono di riposo e coloro che sono in ferie. Così se chi è a riposo o in ferie è educato e risponde al telefono, viene costretto a presentarsi al lavoro per sostituire il collega ammalato. Ma questo non è un modo di rispettare i colleghi. Il contratto prevede la pronta disponibilità, pertanto noi facciamo in modo tale da creare un pool di soggetti che siano pronto disponibili, cioè sanno che nel caso in cui si verifichi una necessità estemporanea possono essere chiamati. Loro lo sanno prima, perché devono essere disponibili e per questa disponibilità il contratto prevede una remunerazione.”

Su base volontaria?

“Su base volontaria se l’azienda è in grado di garantire le necessità. Ma se l’adesione volontaria non basta, chiaramente Ausl Romagna deve usare tutti gli strumenti che il contratto rende disponibili per fare fronte alle necessità di servizio alla popolazione. La pronta disponibilità non è per far fronte alle carenze di personale. Questa è la realtà dell’Emilia-Romagna che ha più infermieri rispetto ai medici di ogni altra azienda, qui ci sono tre infermieri per ogni medico. Il personale è carente certo, ma non è carente per volontà dell’azienda.”

Quindi lei va avanti su questi ipotesi?

“Non è che mi è consentito decidere se dare o no le prestazioni ai pazienti. Io lo devo fare come Ausl Romagna, e basta.”

sanità ticket medico ricetta

A proposito di cambiamenti, è di oggi la denuncia dei medici del servizio di continuità assistenziale – ex guardia medica della Romagna – che dicono che l’Ausl della Romagna intende andare alla soppressione delle centrali provinciali telefoniche di risposta medica.

“Intanto c’è un falso documentale. Non è vero che loro non sono stati informati. Abbiamo presentato a luglio alle loro rappresentanze le proposte di modifica indotte da un decreto ministeriale, il decreto 77. Il decreto dice che la continuità assistenziale viene riposizionata nell’ambito delle case della comunità. Quindi viene riorganizzata. Noi abbiamo presentato il progetto. Adesso Forlì-Cesena sta funzionando come una centrale. E tanto per essere chiari, abbiamo individuato alcune magagne che c’erano nel precedente sistema, perché c’era gente che non rispondeva al telefono. Non so se mi spiego! Io ho segnalato questo alla Procura e all’Ordine dei medici. Capisco che alcuni preferiscano continuare così, però non è che possono perseguire il loro obiettivo raccontando delle cose che non sono corrispondenti alla realtà dei fatti.”

Siamo nell’ordine di quella cosa che diceva prima: si cambia per migliorare?

“Sì. Sa quanti sono i medici di continuità assistenziale in tutta l’Ausl Romagna: sono 166 tempi pieni equivalenti. E sa quanti sono i miei medici di Pronto soccorso che fanno 500.000 accessi l’anno: sono 145. Sa che cosa fanno i medici di continuità assistenziale: l’83% delle loro attività è rispondere al telefono, lo dicono i dati. Ma stiamo scherzando?! 166 medici che per l’83% del loro tempo rispondono al telefono. La collettività spende 15 milioni di euro per remunerare una risorsa rara e preziosa come quella del medico, che però presenta in questo modo una capacità di risposta ai bisogni indiscutibilmente limitata. E io non devo fare niente per cambiare e migliorare?”

I punti di sofferenza sono molti e dipendono in gran parte dalla carenza di risorse che vanno a finanziare il Servizio Sanitario Nazionale, che rischia il collasso. Lo stanno dicendo in molti e da tempo, lo dice anche lei da anni. C’è una battaglia ingaggiata, fra l’altro dai sindacati ma anche dalla Regione Emilia-Romagna per finanziare di più il Servizio Sanitario Nazionale. Ma è una battaglia che si sta perdendo?

“Le battaglie vanno condotte cercando di fare quanto più possibile e quanto di meglio per raggiungere l’obiettivo. Questa è una battaglia che non può essere delegata solo ed esclusivamente alle istituzioni e ai medici. Questa è una battaglia di una comunità intera: la gente si deve accorgere dell’importanza del Servizio Sanitario diversamente dalla salute. Noi ci accorgiamo dell’importanza della salute quando ci ammaliamo, quando la salute è perduta. Con la sanità pubblica universale non possiamo accorgercene quando non ce l’abbiamo più, perché dopo è troppo tardi. Bisogna averne cura prima e anche correggere le cose quando non funzionano. Ci sono le proposte di legge della nostra Regione, della Toscana, del Piemonte per portare al 7 e mezzo per cento del prodotto interno lordo il finanziamento della sanità, oggi sotto finanziata. Ma non servono solo i soldi. Bisogna anche cambiare il modo in cui noi forniamo i servizi. Dire che bisogna trovare i soldi attraverso la lotta all’evasione fiscale è un po’ come buttare la palla in tribuna. Lo si dice da troppo tempo. L’evasione è un problema, ma se c’è della gente che non paga le tasse che cosa facciamo? Non possiamo ridurre i servizi che vanno a colpire sostanzialmente proprio chi ne ha più bisogno. Ci sono persone come me che potrebbero essere tassate di più, sarebbe giusto tassarle per non penalizzare la sanità o l’istruzione. Per esempio l’INPS, al cui bilancio lo Stato concorre per circa il 30%, eroga qualcosa come circa 14 miliardi di euro in assegni di accompagnamento che vengono dati indistintamente a tutti, a prescindere dalla condizione economica di bisogno o meno. In altri termini l’assegno lo prenderebbe uno come me se fosse non autosufficiente, come lo prendeva la mia povera mamma che aveva la pensione minima. Non è una cosa normale. Oppure per quale ragione uno della mia fascia di reddito che vuol farsi un’assicurazione integrativa dovrebbe avere una detrazione fiscale? Questo è un costo fiscale per le casse dello Stato di circa 4 miliardi di euro l’anno. Perché?”

E poi ci sono sempre le spese militari…

“Che normalmente non portano una gran salute. Credo cioè ci siano tante modalità per tagliare i costi dello Stato e finanziare di più il Sistema Sanitario Nazionale. Naturalmente serve la determinazione politica, quella determinazione politica che nel 1978 ci ha regalato una delle più importanti riforme di questo paese, una riforma che ora è a rischio.”

medico

 

AUSL ROMAGNA: elenco dei principali sintomi per cui presentarsi al CAU 

  • Mal di testa/cefalea/emicrania (con dolore lieve-moderato)
  • Ustioni minori/Solari
  • Disturbi della vista
  • Contrattura muscolare
  • Dolore all’occhio
  • Dolore alle articolazioni
  • Irritazione da lenti a contatto
  • Diarrea (senza sangue)
  • Occhio rosso con secrezioni/Congiuntivite
  • Disturbi anali
  • Trauma occhio senza disturbi della vista
  • Dolore addominale (con dolore lieve-moderato)
  • Corpo estraneo orecchio
  • Dolore fianco (tipo coliche renali)
  • Dolore orecchio
  • Nausea e/o vomito ripetuto
  • Riduzione dell’udito/Tappo di cerume
  • Mal di schiena/Lombalgia
  • Sangue al naso
  • Bruciore/Difficoltà a urinare
  • Mal di denti
  • Ostruzione o sostituzione di catetere vescicale
  • Problemi post-estrazione dentaria
  • Agitazione in stato ansioso già conosciuto
  • Torcicollo
  • Febbre
  • Tosse/Raffreddore/Mal di gola
  • Medicazioni e rimozioni punti
  • Traumi lievi (Piede, Caviglia, Ginocchia, Gomito, Polso, Mano)
  • Piccole ferite
  • Prurito, arrossamento/Tumefazione della cute
  • Variazione glicemia
  • Punture di insetto, morso di animale
  • Variazione pressione arteriosa

NOTA BENE: l’Ausl Romagna ricorda che per patologie gravi quali dolori toracici, difficoltà respiratorie, cefalee inusuali, dolori addominali di grado elevato, risulta necessario continuare a chiamare il 118 ricorrendo alle cure del Pronto Soccorso.

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