Ravenna e quell’enclave presso la stazione dove i cittadini si sentono abbandonati dallo Stato

Dopo l'esposto dell'altro giorno, intervista a due cittadini, Residente Alfa e Residente Beta, che denunciano una situazione insostenibile e hanno paura

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Degrado, spaccio e prostituzione nella zona della stazione e dei Giardini Speyer, 74 residenti firmano un esposto. La notizia è del 20 luglio scorso. Ma potrebbe essere anche del 20 luglio di 5, 10 o 15 anni fa. Perchè questa storia viene da lontano. Dagli inizi degli anni Duemila. Dopo l’esposto – presentato alla Procura della Repubblica di Ravenna, al Prefetto, all’Ausl e al Presidente del Consiglio Territoriale Darsena – abbiamo cercato alcuni dei firmatari per una video-intervista. Ma, cortesemente, hanno risposto no. Hanno paura di ritorsioni. Si sentono minacciati. Quasi ostaggio del degrado e della delinquenza dei dintorni.

 

La video-intervista no. Non si sa mai. Però due di loro accettano di farsi intervistare senza immagini e senza voce. Li chiameremo il Residente Alfa e la Residente Beta. Questo è il clima in cui vivono. Non si sentono sicuri a casa loro, per usare un linguaggio semplice, da social, si potrebbe dire.

Assembramenti di persone davanti a pubblici esercizi della zona, a tutte le ore del giorno e della notte, tanto consumo di alcolici, persone che imbrattano i giardini e i portoni dei palazzi della zona orinando o con i propri escrementi, e poi spaccio ma anche prostituzione e giovani che bivaccano ovunque. Questi sono alcuni degli episodi che i residenti hanno denunciato nell’esposto e che si ripetono da anni. Come un disco rotto. Loro hanno fatto proteste e proposte. Hanno fatto incontri ed esposti. Nulla. Non è ancora cambiato nulla di sostanziale, denunciano. Come se la zona della stazione e dei Giardini Speyer fosse una terra di nessuno e lo Stato avesse abbandonato questi cittadini al loro destino, dicendo loro papale papale: “Ci dispiace, non siamo in grado di garantirvi sicurezza e decoro“. 

Ma come è potuto accadere? Come può essere? È possibile per un cittadino normale, che paga le tasse e cerca di vivere in pace la propria vita, trovarsi da 10-15 anni in una sorta di inferno quotidiano fatto di piccole o grandi vessazioni e di perenne inquietudine? Dov’è lo Stato che ha stipulato idealmente con quel cittadino un patto? Dov’è la politica che poi a quel cittadino chiede fiducia e voto? Queste e tante altre le domande e le risposte che tentiamo in questo colloquio con Residente Alfa e Residente Beta.

 

RESIDENTE ALFA

Conosco Residente Alfa da tanti anni. È una persona colta, aperta, civilmente impegnata, politicamente “corretta” e informata, con simpatie di sinistra, ma ormai senza partito. Lo si potrebbe definire un cittadino modello. Una persona perbene. Negli anni, però, il cittadino Residente Alfa ha maturato un grande senso di scetticismo verso le promesse dei politici e verso il modo in cui lo Stato fa lo Stato. E anche seri dubbi sul fatto che la politica dell’accoglienza che l’Italia e Ravenna stanno portando avanti sia quella giusta. 

Quando è cominciato tutto?

“Io abito qui da una vita. Mi occupo di questa cosa da circa 12 anni. Ma tutto era già cominciato prima.”

Quindi dall’inizio degli anni Duemila all’incirca.

“Sì. Prima avevamo avuto una fase con problemi a causa dei tossicodipendenti. Poi c’è stata una lunga parentesi felice, di tranquillità. Dopo, dai primi anni Duemila, questa zona è diventata luogo di ritrovo e assembramento di immigrati, soprattutto nord africani, e di sfaccendati, che trafficano e bivaccano qui. Qualcuno spaccia. Spesso litigano. Molti importunano i residenti, soprattutto le donne.”

La posizione centrale, aperta, e la vicinanza della Stazione ferroviaria attirano questo genere di persone, probabilmente.

“Sì. Indubbiamente. La posizione è bella, invitante. Una volta era di pregio. Poi le cose sono precipitate. Piano piano certe attività hanno chiuso. Alcuni hanno preferito trasferirsi. E quelli furono i primi segnali di allarme, segnali di qualcosa che stava cambiando.”

C’è stata alcuni anni fa anche l’ondata di immigrati dopo le cosiddette primavere arabe; in particolare a Ravenna si è parlato dell’arrivo di molti tunisini, parecchi dei quali stazionavano proprio qui, è il caso di dirlo…

“Sì. Ne abbiamo avuti qui tanti di questi, tunisini, magrebini, nord africani… E ci sono ancora, dopo tanti anni. Sempre loro. Continuano a fare i loro traffici e a stazionare qui. Alcuni spacciano da anni indisturbati.”

Quante proteste ed esposti avete fatto? E quanti incontri?

“Un’infinità. Ho dei contenitori pieni. Incontri con il Sindaco. Con il Prefetto. Con l’Assessore. Con le Autorità. Lettere su lettere. Ho scritto molte volte anche al vostro giornale. Ho un corposo dossier.”

Malgrado tutto ciò, non è mai cambiato nulla in questi anni, nel senso che non è ancora stata data una risposta a questa situazione che si possa definire risolutiva?

“No.”

Lei cosa pensa oggi dello Stato e degli uomini che oggi lo incarnano?

“La domanda è molto impegnativa. Perchè ci sono tante e diverse sfere di competenza. Parliamo con la Municipale e ci dicono, questo non ci compete. Parliamo con gli amministratori locali e ci dicono, questo non spetta a noi, non possiamo farlo. Parliamo con le Forze dell’Ordine e ci dicono, questo non siamo in grado di garantirlo perchè non abbiamo abbastanza uomini e mezzi. Oppure, dicono che se li mandano via di qui, poi vanno da un’altra parte, quindi il problema non viene risolto ma solo spostato. Per cui è difficile rispondere alla sua domanda. È una questione complessa di politiche, di leggi, di strumenti. Anche di leggi. Perchè vedo qui dei magrebini, sotto casa mia, che spacciano da anni. Quindi, evidentemente non siamo in grado di esercitare la giustizia come si deve o le leggi non sono adeguate a colpire il fenomeno. Se la politica apre le porte all’immigrazione e poi non appronta gli strumenti per gestire i flussi migratori, diventa un grosso problema.”

Altri in Europa chiudono frontiere o alzano muri. Noi abbiamo scelto di non farlo e di restare umani. Però bisognerebbe perlomeno essere in grado di gestire le conseguenze, è così?

“Assolutamente sì. Il punto è questo. Perchè se non riesci a gestirle, alla fine le conseguenze si scaricano sui cittadini. Il terminale del disagio diventa il cittadino nel luogo in cui vive o lavora.”

Mentre il cittadino ha diritto di essere tutelato.

“Direi proprio di sì. Se tu Stato non tuteli il cittadino che paga le tasse, che lavora e che fa una vita normale nel rispetto delle leggi, non capisco chi debba essere tutelato.”

Diciamo che è la base del contratto sociale e del patto fra Stato e cittadino…

“Appunto.”

Qui in zona chi svolge funzioni di prevenzione, controllo e tutela dell’ordine pubblico?

“La Polizia Municipale non si vede quasi mai. E diciamo anche che queste persone non si curano della Municipale. Loro temono le Forze dell’Ordine, Carabinieri e Polizia di Stato. Che ogni tanto intervengono ma – a quanto ci dicono – non hanno i mezzi sufficienti per intervenire tutte le volte che ci sarebbe bisogno a tutela dei residenti.”

Ha ancora fiducia nello Stato?

“Diciamo che sono un pessimista che ha fede. Cioè spero che prima o poi s’inneschi un circuito non perverso ma virtuoso. Ho ancora fiducia che qualcosa venga fatto. Ma è una fiducia che avrebbe bisogno di fatti concreti.”

Cosa pensa delle proposte di Eugenio Fusignani, il nuovo Vice Sindaco con delega alla sicurezza, che ha parlato di un presidio permanente della Municipale in zona?

“Con tutto il rispetto, sono sempre le stesse cose trite e ritrite che sentiamo da anni. Staremo a vedere. Noi abbiamo chiesto già nel 2006 un presidio permanente delle Forze dell’Ordine e allora si parlò anche di mettere delle cancellate ai Giardini Speyer. Quest’ultima ipotesi non era praticabile. Mentre il presidio non fu fatto perché, si disse, di presidi in zona ce ne erano già diversi. Abbiamo tratto qualche reale beneficio nel periodo in cui è stato in servizio stabile un cellulare dei carabinieri, che oggi non c’è più. Era un grosso deterrente.”

Qualcuno si è fatto vivo o si è fatto sentire dopo il vostro esposto, intendo dire a livello di Autorità?

“No. Che io sappia, no.”

Lei è diventato razzista? Una vox populi ricorrente a Ravenna è questa: io non ero razzista ma mi hanno fatto diventare razzista…

“Io prendo atto del fatto che le persone che stazionano qui sotto sono dei poco di buono. Poi l’attitudine a delinquere non dipende dal colore della pelle. Certo, a me fa specie che noi in Italia accogliamo migliaia di disperati che fuggono da guerre, fame, violenze e poi una parte di queste persone, quando sono qui, si comportano in maniera inqualificabile, in modo contrario alle nostre leggi.“

Lei ha incontrato alcuni dei politici che hanno guidato Ravenna e che conosceva anche personalmente. L’hanno delusa?

“Non saprei. Qualcosa hanno anche provato a fare. Quando Matteucci fece l’ordinanza contro gli alcolici fu accusato di essere un sindaco sceriffo e quando disse di togliere le panchine fu dileggiato. È un quadro complessivo, non è legato alle persone.”

Incontrerete i nuovi amministratori comunali?

“Ne abbiamo fatto tanti. C’è fra noi una grande sfiducia in questo genere di incontri. In altri ancora più che in me. Comunque credo che ne faremo altri sempre con una buona dose di scetticismo.”

Lei è ancora di sinistra?

“Direi che tutta questa vicenda personale mi ha fatto diventare soprattutto cauto su molte cose. Forse perchè sono anche invecchiato, nel frattempo. Cauto rispetto alla politica di apertura e di accoglienza e rispetto a leggi come quella sullo Ius Soli. Aggiungo che bisogna tenere conto di tanti fattori e, in particolare, del bisogno di sicurezza dei cittadini.”

Lei è anche molto amareggiato…

“Sì. Il cittadino va tutelato. Ogni democrazia si fonda su un patto fra Stato e cittadini, come si diceva prima, e lo Stato non può lasciarmi solo. Io pago le tasse, faccio il mio dovere, e ho il diritto di avere in cambio qualcosa dallo Stato, qualcosa che si chiama sicurezza di poter vivere tranquillo a casa mia. Di non sentirmi minacciato o insultato quando entro in casa mia. Noi abbiamo paura. Soprattutto le donne. E questa storia ci sta costando troppo.”

 

RESIDENTE BETA

Incontro per la prima volta Residente Beta. È una signora facoltosa, abita in un bell’appartamento presso la stazione, che però a causa della posizione e del degrado circostante ora si è svalutato del 20-25%. Nemmeno le amiche e i parenti vogliono più venire a trovarla. Preferiscono girare alla larga. Una situazione da depressione, commenta. La signora non si occupa di politica e negli anni, però, ha maturato tutti i dubbi e le perplessità di Alfa. Se non di più.

 

Lei ha firmato l’esposto?

“No. Non ho fatto in tempo ancora. Ma ho saputo che molti l’hanno firmato. E che anche Eraldo Baldini, lo scrittore, ci ha dato il suo sostegno. Abbiamo avuto tanta pazienza in questi anni. Ne abbiamo viste di tutti i colori.”

Mi diceva che ha paura.

“Negli ultimi tempi io mi sono sempre più preoccupata. Perché tutte le volte che rientro a casa trovo un gruppetto davanti alla mia porta e devo quasi farmi largo e chiedere il permesso per entrare. L’altro giorno c’era uno sdraiato proprio lì davanti. Io ho protestato, allora mi hanno detto che sono una razzista. Non ci ho visto più e sono sbottata, ho sfogato la mia rabbia. Pensi che uno ha cercato anche di entrare a forza nel portone di casa. Ho dovuto urlare e cacciarlo a forza.”

È stata portata all’esasperazione.

“Sì. È così. Fra l’altro abbiamo fatto delle spese, tirando fuori soldi di tasca nostra per mettere dei cancelli di protezione, ma vediamo che non conta nulla. L’altro giorno quando c’è stato il temporale era una cosa da non credere: il portico era pieno, sembrava di essere allo stadio, si erano rifugiati tutti qui sotto.”

Lei ha ancora fiducia nello Stato?

“Poca. Perchè non mi sento tutelata.”

Ha fiducia che la proposta del Vice Sindaco di un presidio permanente vada in porto?

“L’ho letto. Vedremo. Lo spero.”

E della politica che cosa pensa? Che risposte vi ha dato?

“Oddio, le risposte sono sempre state insufficienti.”

La politica delle porte aperte dell’Italia le va bene?

“Troppo aperte no. Più aperte di così, oramai non sappiamo più dove metterli. La cosa è semplice: l’Africa non ci può stare in Italia. È 45 volte più grande.”

Lei è razzista?

“Non sono razzista. Non sopporto chi si comporta così. Direi le stesse cose se fossero italiani. Sono poco educati. Sporcano. Usano modi e linguaggi offensivi con le donne. Amore mio. Gesti volgari, mimando atti sessuali. È una situazione insostenibile.”

 

A cura di P. G. C. 

 

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