“Intifada Studentesca”. Occupazione studentesca in corso a Ingegneria nel campus di Ravenna: si chiede l’interruzione di ogni accordo con Israele foto

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I collettivi studenteschi hanno presentato oggi in conferenza stampa presso il Dipartimento di Ingegneria di Ravenna, in via Tombesi dell’Ova, l’occupazione studentesca in corso da oggi 22 maggio nel campus di Ravenna e chiamata “Intifada Studentesca”. Gli obiettivi degli universitari in lotta sono gli stessi degli altri atenei italiani: sostanzialmente quelli di rompere ogni forma di collaborazione fra le università italiane e quelle israeliane per non essere complici della strage che sta avvenendo a Gaza.

IL COMUNICATO DEGLI STUDENTI

“In seguito alla delibera del senato accademico del 21 maggio e all’incontro pubblico con la governance del Campus di Ravenna, che ha sottoscritto la direzione dell’ateneo, come studenti UNIBO del campus di Ravenna, abbiamo deciso di occupare la sede di Ingegneria in Via Tombesi dall’Ova 55, sull’onda delle mobilitazioni di questi mesi e delle ultime settimane. A Bologna, l’Ateneo ha approvato soltanto parzialmente i punti della mozione presentata dagli studenti mantenendo una posizione vaga e soprattutto non prendendo in considerazione i punti più fondamentali, come la revisione degli accordi con la NATO, la Marina Militare e Leonardo Spa, gli ulteriori punti sono stati accorpati nell’impegno di rafforzare il regolamento dell’Ateneo riguardo gli eventuali rischi del dual use.si leggeNel campus di Ravenna ci stiamo mobilitando per fare pressione anche alla governance centrale di ateneo, per recidere ogni accordo con lo Stato di Israele e l’industria della guerra. A maggior ragione, dopo le risposte insufficienti dell’ultimo senato accademico, abbiamo ritenuto necessario rispondere con la mobilitazione. Il campus di Ravenna, poi, è direttamente coinvolto anche in accordi con ENI e SNAM, non solo industrie inquinanti ma anche responsabili del genocidio in corso. A Ravenna, il Presidente di Campus ha portato avanti la stessa politica, affermando di non potersi discostare dalla posizione dell’ateneo e suggerendo di presentare in consiglio una mozione a riguardo.”

“Da ormai un paio di mesi ci stiamo mobilitando nel Campus di Ravenna per chiedere l’interruzione di ogni accordo con Israele, le industrie ecocide e la guerra. Abbiamo deciso di occupare in supporto allx studentx di Bologna e ribadire le nostre richieste:

  • ⁠Una presa di posizione dell’università rispetto ad un cessate il fuoco immediato e contro il genocidio che sta subendo il popolo Palestinese
  • Cessazione di ogni accordo con entità Israeliane
  • Cessazione di ogni accordo con le industrie della guerra, a partire da Leonardo S.p.a e la fondazione Med-Or
  • Cessazione di ogni accordo con le industrie inquinanti a partire da Eni e Snam, che collaborano e supportano lo Stato di Israele e portano avanti da sempre progetti neocoloniali nel sud del mondo.

Abbiamo deciso di occupare la facoltà di Ingegneria in quanto presenta numerosi accordi specialmente con ENI. Da qualche anno infatti ha aperto il corso di Offshore Engineering in stretta collaborazione con l’azienda. Dalla mobilitazione di questi giorni vogliamo costruire la partecipazione di Ravenna alla manifestazione nazionale del primo giugno, consapevoli che bisogna attaccare alla radice la chiusura al dialogo e la repressione che nelle nostre università stiamo vedendo: questo non può che partire da un attacco alla CRUI e al nostro governo, insieme alla complicità che il nostro paese ha con Israele a tutti i livelli. Per questo sentiamo l’esigenza di costruire anche una rete nazionale di confronto e di prospettiva sulle mobilitazioni a partire dall’assemblea nazionale del 2-3 giugno” conclude la nota studentesca.

Resistenza Popolare di Ravenna sostiene gli studenti che stanno occupando la facoltà di ingegneria nel campus di Ravenna: “Ringraziamo gli studenti per essere una tra le poche voci in questa sonnolenta e apatica città ad aver espresso la propria indignazione per il genocidio perpetrato da troppi mesi dalle forze armate dello stato sionista ai danni della popolazione palestinese. Ringraziamo gli studenti per aver denunciato la complicità oggettiva delle istituzioni statali, dell’università e dell’industria italiani nel procurare tante sofferenze agli abitanti di Gaza. Chiediamo anche noi che cessi, a tutti i livelli, la collaborazione con le istituzioni e con le industrie israeliane. Non è accettabile che armi e munizioni costruite in Italia continuino ad essere consegnate allo stato sionista. Non è accettabile che navi cariche di armi partano dai porti di questo paese. Condanniamo con la massima forza il fatto che ENI abbia chiesto e ottenuto dallo stato israeliano la possibilità di effettuare ricerche di idrocarburi proprio nelle specchio di mare prospiciente la costa di Gaza. Quarantamila morti non sono bastati a smuovere le coscienze nelle istituzioni e nella società civile di questa città. A quali numeri dobbiamo arrivare in questo macabro conteggio per vedere alzarsi qualche voce indignata?”

 

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