Esce la 2^ edizione de “I mosaici ravennati nella Divina Commedia” di Ivan Simonini, riveduta, ampliata e capovolta, quasi una guida turistica

Più informazioni su

Ivan Simonini ha ridato alle stampe il suo lavoro “I mosaici ravennati nella Divina Commedia – dagli ultimi canti del Paradiso ai primi dell’Inferno”. Il volume è fresco di stampa per le Edizioni del Girasole (collana Fuori dalla selva, pagine 264 con 150 illustrazioni a colori, 18 Euro). Autore ed editore, che in questo caso coincidono, suggeriscono il volume a chi ama Dante e ne ricerca le fonti. Ma va benissimo anche per chi ama Ravenna, l’arte e il mosaico, e non è necessariamente studioso o appassionato di Dante. È sufficiente che ne sia curioso. Infatti, la seconda edizione dell’opera “riveduta, accresciuta e capovolta” può essere consultata anche come una guida turistica della città che accosta, monumento per monumento, i mosaici e Dante, ovvero i due numi tutelari dell’arte, della cultura e del turismo nostrano.

La seconda edizione è riveduta perché Simonini ha corretto alcune cose della prima edizione (“oltre agli errata corrige, ho eliminato un paio di accostamenti che non mi convincevano”, dice). Accresciuta: perché le visioni o accostamenti sono passati da 80 a 111. Infine capovolta perché l’opera è ripensata nella sua struttura compositiva: la 2^ edizione non segue i versi di Dante ma i monumenti e il percorso spirituale reale del cristiano che da sempre nasce (battisteri), prega (basiliche) e muore (mausolei) come ogni altro uomo credente o no che sia. Ai cicli musivi dei Battisteri Neoniano e Ariano, della Cappella Arcivescovile, di S. Apollinare Nuovo, S. Vitale, S. Apollinare in Classe, S. Giovanni Evangelista e Mausoleo di Galla Placidia, sono qui aggiunte ulteriori suggestioni (S. Francesco, S. Michele in Africisco, Mausoleo di Teodorico).

“Il corpo del volume raccoglie così 111 capitoletti in cui l’immagine musiva proposta è seguita dai versi di Dante che quell’immagine suggerisce e da un breve testo esplicativo di ognuno dei 111 accostamenti, nei quali l’abbinamento scatta solo quando, secondo un criterio che esclude analogie generiche, quanto è figurato nei versi di carta corrisponde a quanto è scritto nei dipinti di pietra” si legge nella presentazione. Di 111 accostamenti, precisa l’autore, “due terzi sono di conio mio” mentre gli altri sono rielaborazioni di accostamenti già fatti da altri: da Corrado Ricci a Federico Olivero, da André Frossard a Emilio Pasquini, Da Raffaella Farioli a Laura Pasquini. I versi di Danti proposti sono quasi 600, precisa con puntiglio Ivan Simonini, che corrispondono al 4% circa dei versi complessivi della Divina Commedia.

Certo, non è questo lavoro che fa scoprire il capolavoro di Dante, ma ne suggerisce una rilettura inedita per gli studiosi, almeno per quelli che vogliono mettere in discussione le loro certezze. Simonini è perfino caustico con i dantisti che non vogliono vedere quello che lui ha visto: e cioè che Dante ha tratto ispirazione dai mosaici ravennati per tutta la Commedia, partendo dall’Inferno per arrivare al Paradiso. A forza di studiare Dante a quelli è scappato l’occhio, non hanno visto ciò che era assolutamente evidente. Ci voleva lo sguardo di un anti-dantista per vedere questa cosa, sembra suggerire Simonini. Quindi il libro è una tessera nel mosaico della ricerca dantesca, un invito a rileggere Dante, ma soprattutto un inno alla città musa ispiratrice di Dante. Con le sue basiliche, i suoi battisteri, i suoi mausolei. Con i suoi straordinari mosaici. Con l’opera mirabile degli artigiani, degli architetti e degli artisti che si specchia nella grandiosa architettura della Commedia e nei suoi versi.

Ma lasciamo spiegare di più all’autore.

Leone

Simonini, gli episodi in questa seconda edizione passano da 80 a 111, quindi stiamo parlando di 31 mosaici e accostamenti in più?

“No, trentuno in più sono gli accostamenti. Magari uno stesso mosaico può suggerire più accostamenti fra l’opera di Dante e l’arte musiva ravennate.”

Perchè invece il ribaltamento?

“La sequenza adottata nella 1^ edizione era funzionale a facilitare la comprensione delle due novità fondamentali introdotte dal libro negli studi sulle ispirazioni che Dante trasse dai mosaici ravennati anche per l’Inferno (e non solo nel Purgatorio e nel Paradiso come si riteneva prima) e che trovò non solo nei mosaici bizantini del V e del VI secolo ma anche nei più poveri e non meno significativi (per quanto ignorati dai dantisti) mosaici veneziano-ravennati del XIII secolo in S. Giovanni Evangelista. La prima novità fondamentale dunque è questa: Dante si ispira ai mosaici ravennati a partire dall’Inferno. E da lì fino alla fine della Commedia. Cosa respinta da tutti i dantisti, perché non l’hanno vista.”

Cioè, non hanno visto questa ispirazione che parte dall’Inferno?

“Sì. Non l’hanno vista, e quando uno non la vede non la vede. Io invece l’ho vista, per primo. Ripeto, per primo.”

Questo naturalmente fa presumere che Dante sia giunto a Ravenna e abbia ammirato i mosaici anche prima dell’ultimo periodo del suo esilio, oppure che Dante abbia messo mano a tutta la sua opera quando si trovava a Ravenna?

“Qui entriamo in un discorso molto più ampio. Perché in questo momento si tende a dire che l’Inferno è stato pubblicato intorno al 1313. Disgraziatamente per tutti gli idioti dantisti, idioti sono quelli che ci credono, ai dantisti, disgraziatamente per loro, Dante vivo, nessuno fra i contemporanei di Dante ha potuto dire ho letto la cantica dell’Inferno, oppure ho letto la cantica del Purgatorio. Nessuno dei contemporanei di Dante ha potuto dire di avere letto separatamente le cantiche della Commedia. Nessuno. C’è qualche documento notarile dove si riporta un qualche verso di Dante, che era un grande comunicatore e perciò faceva avere alla ristretta cerchia dei suoi amici questi versi. Sono versi che comunque non lo mettevano nei guai. Perché lui se ne guardava bene di diffondere, da vivo, i canti dove mette all’Inferno i Papi, se no si metteva in guai grossi. Quindi parliamo solo di alcune sporadiche citazioni. La conclusione logica è che per l’Inferno, che ha rimuginato fin da Firenze – perché il viaggio ultramondano lui se lo immagina fin da giovane, per Beatrice – Dante raccoglie per anni dei materiali, scrive, manda in giro dei brani perché deve mantenere vivo l’interesse su se stesso, perché lui è uno dei primi a costruirsi un personaggio. Ma la stesura definitiva è tutta a Ravenna. La redazione definitiva, attenzione, non certo l’idea di scriverlo.”

La seconda tesi è quella dei mosaici di San Giovanni Evangelista.

“Sì, non solo i mosaici bizantini sono fonte d’ispirazione per Dante ma anche quelli medievali di San Giovanni Evangelista, di 6 secoli posteriori e più poveri, che dal punto di vista biografico per Dante forse sono ancora più importanti. Queste erano le due novità della prima edizione. Una volta dimostrato tutto ciò non avevo più bisogno di seguire lo schema della Commedia come nel 2017, perché allora la sequenza degli episodi l’aveva dettata appunto l’opera dantesca: partii dal Canto I dell’Inferno e finii con il Canto XXXIII del Paradiso. Qui mi sono messo in un’altra ottica: non è più la Commedia che detta la sequenza, ma sono i monumenti e i singoli mosaici.”

È un ribaltamento nel percorso, nella sequenza logica, quindi?

“Sì, al punto che questa seconda edizione del libro può essere consultata anche come guida turistica. Proprio perché parte dai monumenti e per ogni monumento trova gli accostamenti con la Commedia di Dante. E la sequenza logica del percorso è quella che va dalla nascita alla morte. Cioè uno nasce, uno vive, impreca e prega e poi muore. Quindi la sequenza è battisteri, poi basiliche, infine mausolei. È la sequenza logica non solo di ogni cristiano ma anche di ogni essere umano. Ecco, questo è il capovolgimento, i versi seguono i mosaici e non viceversa. Dentro questo capovolgimento ho tolto qualche cosa e, soprattutto, ho aggiunto degli episodi di cui non mi ero accorto prima.”

Qualcosa di interessante o eclatante fra i nuovi accostamenti?

“Prendiamo la visione 39. Dante parla di un falcone, di quelli addomesticati per la caccia, la testa coperta con un cappuccio. Quando gli tolgono il cappuccio, il falcone muove la testa, si plaude con le ali, dice Dante, mostrando voglia e facendosi bello: c’è un mosaico in San Vitale che è proprio questo falcone (l’episodio è intitolato “Quando il falcone si sente pavone”, pagina 115, ndr). È sputato. Poco prima c’è la visione 38, il verso di Dante parla di un Papa che ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia (“Con la Chiesa in braccio”, pagina 112, ndr): se uno va a San Vitale vicino al Cristo Pantocratore trova il Vescovo Ecclesio che tiene il modellino della chiesa tra le sue braccia. Questi sono solo due banali accostamenti. Quelli più belli sono più difficili da spiegare e richiederebbero molto più tempo.”

Mosaico

Facciamone uno difficile.

“Va bene. Allora andiamo in Sant’Apollinare Nuovo. Qui c’è il famoso mosaico del porto con le tre barche, di cui una sola ha le vele spiegate, quella più in alto, le altre due sono ferme in porto, ormeggiate (visione 28, “Ulisse sulle orme di Colombo”, pagina 91, ndr). Nel canto di Ulisse, il Canto XXVI dell’Inferno, il viaggiatore racconta e dice “ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno” proprio come nel mosaico.”

Mosaico barche

Una precisazione che poteva essere innescata dalla vista del mosaico, altrimenti sarebbe stata inutile forse.

“Non mi permetterei mai di dire che cosa è passato per la testa di Dante. Sono visioni mie. Mi è estranea l’idea di attribuire intenzioni a Dante. Mi limito ad elencare dei fatti, a fare accostamenti, poi sarà il lettore a trarre le sue conclusioni. Per esempio la visione 14 nella Cappella Arcivescovile (“La linguaccia dell’usuraio”, pagina 61, ndr) c’è una delle figure che rappresentano gli Evangelisti, il bue, che ha la lingua rossa, che sembra gli esca dalla bocca a vada a leccare il naso. Nel Canto XVII dell’Inferno leggiamo “qui distorse la bocca e di fuor trasse la lingua come bue che il naso lecchi”. Quindi, adesso pensate ciò che volete.”

Simonini

 

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di RavennaNotizie, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

  1. Scritto da Mauro Premate

    Vero o falso che sia sarà comunque una lettura intrigante ed originale!